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[TESTIMONIANZE] - Torture della polizia



Questo il racconto:

Ero a Genova sabato 21 Luglio, sfilavo pacificamente con amici e la mia 
fidanzata.
Ci siamo trovati al fondo di corso Italia quando il corteo è stato spezzato 
in due dal lancio di lacrimogeni.
Nel panico generale , con la mia fidanzata sempre per mano, ci siamo 
trovati assolutamente scoperti, fra gas lacrimogeno, col timore di colpi 
vaganti e che la polizia potesse caricare senza alcuna distinzione.
Abbiamo riparato, insieme ad altre manifestanti del corteo pacifico,in una 
piccola via laterale infilandoci in un garage sotterraneo. Di lì a poco è 
arrivata la polizia in tenuta da guerriglia: due dei poliziotti puntandoci 
in faccia le armi ci hanno ordinato di indietreggiare all'interno del garage.
Ancora qualche attimo ed è sopraggiunto un commando armato di manganelli 
che ha fatto irruzione picchiando.
Io con le mani alzate in segno di resa urlavo "lei no" ripetutamente e 
questo ci ha salvati dalle botte.
Siamo stati fatti inginocchiare fuori dal garage sul marciapiede con le 
mani dietro la testa: il gruppo al quel punto era costituito da noi due, 
due giovani ragazzine, un fotografo accreditato anch'egli trattenuto, 
alcune altre persone, tutti evidentemente senza alcun segno od elemento che 
potesse farci ritenere "facinorosi".
Siamo stati tutti caricati sulle camionette e portati al presidio di forze 
dell'ordine lì vicino.
Dopo un breve controllo la mia fidanzata è stata rilasciata con le altre 
donne.
Noi uomini invece siamo stati perquisiti sul marciapiede, stretti i polsi 
con lacci di plastica strettissimi, caricati su pulmann e portati a quello 
che è poi sembrato un centro di reclusione temporanea a Bolzaneto.
In tutto questo lasso di tempo siamo stati insultati e derisi in vario modo.
Giunti alla caserma di Bolzaneto siamo stati uno ad uno scaraventati giù 
dal pulmann in mezzo ad un gruppo di poliziotti che ci infierivano colpi di 
vario genere. Io personalmente, precipitando giù, sono finito contro un 
manganello che una guardia tendeva nella mia direzione all'altezza della 
pancia.
All'interno della caserma siamo stati tutti messi in grandi stanzoni in 
piedi con la faccia contro il muro e le mani alzate e ci hanno costretto in 
questa posizione per quasi tutto il tempo in cui siamo rimasti lì (circa 15 
ore). Tolto tutto dalle tasche e i lacci dalle scarpe.
A turno entravano militari a usarci violenze di vario genere: sbatterci la 
testa contro il muro, calci sui testicoli, schiaffi, colpi al torace, gas 
orticante in faccia. E insulti continui: "comunisti di merda froci" oppure 
"perchè non chiamate Bertinotti o Manu Chao? Adesso, per cinque anni sono 
cazzi vostri". Ci facevano sentire con le suonerie dei cellulari "Faccetta 
nera", ci hanno cantato una litania che ho memorizzato: uno due tre viva 
Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto nove, il 
negretto non commuove, sieg-heil apartheid.
All'interno dello stanzone diverse volte, dalla finestra che dava 
sull'esterno veniva buttato gas lacrimogeno in piccoli quantitativi.
Alle procedure di identificazione siamo stati messi in attesa all'esterno, 
notte già fonda, inginocchiati faccia al muro su un piccolo marciapiede 
mentre alle nostre spalle i militari parlavano della necessità di forni 
crematori.
In ogni ufficio nel quale sono stato, di fronte alle mie rimostranze per 
l'insensatezza dell'arresto, mi veniva detto che dovevo stare a a casa che 
avrei dovuto saperlo che c'erano dei pericoli. In uno di questi uffici mi 
hanno ordinato di fare delle flessioni, nudo e poi raccogliere l'immondizia 
che c'era per terra.
Al rientro nello stanzone di nuovo contro il muro braccia alzate, qualcuno 
in ginocchio faccia a terra, altri semplicemente in mezzo alla stanza 
faccia a terra e braccia alzate. Ho sofferto molto il freddo, ho tremato 
per molte ore anche nel corso della giornata successiva. Per tutte quelle 
ore non abbiamo avuto nè acqua, nè cibo, nè potuto dormire.
Per tutto il tempo sono continuati anche se con minore intensità, gli 
insulti e gli scherni. Chi andava al bagno lì veniva picchiato (e per molte 
ore dal nostro arrivo non è stato concesso comunque di andarci).
Al mattino. credo verso le otto siamo stati portati, ammanettati due a due, 
al carcere di Alessandria.
All'arrivo siamo stati tutti picchiati e manganellati come "di prassi" 
dicendoci "se fate i bravi non vi tocchiamo più".
In tarda serata io ed altri siamo stati rilasciati per mancata convalida 
dell'arresto.
Non mi sono stati restituiti praticamente tutti gli effetti personali ad 
eccezione della carta d'identità ed una collanina.
Mi è stata "sottratta" così la macchina fotografica e 30.000 lire.
Ho 39 anni, sono un cittadino comune, un impiegato, quello che i più 
chiamerebbero onesto lavoratore, senza alcun precedente penale.
Grazie ciao.



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