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lettera aperta di Vito Locicero





LETTERA APERTA IN DIFESA DELL OSSERVATORIO REGIONALE ANTIMAFIA E A 
TESTIMONIANZA DEI VALORI UMANI E PROFESSIONALI DI ADRIANA MUSELLA

di Vito Locicero in qualità di vittima della mafia.

Ho la strana sensazione che i nostri politici ritengano di potere 
continuare a turlupinare i cittadini calabresi.

Cittadini tuttora considerati e trattati come "straccioni".

Straccioni senza diritti; a cui tocca plaudire il potente di turno, pietire 
dai boss locali un qualche favore da restituire a brevissimo rinunciando 
alla libertà, tacere sui soprusi, non disturbare gli interessi consolidati.

E così si spera che passino inosservate talune notiziole, cose di poco 
conto quale la nuova rivoluzionaria strategia di contributo alla lotta 
contro la criminalità mafiosa che sembra essere stata elaborata dalle 
autorità politiche della Regione Calabria.

Ma la notizia non è passata inosservata, troppa gente, in questa 
disgraziata terra, ha sulla propria pelle ferite non rimarginabili, troppa 
gente ha sofferto.

La notizia è apparentemente banale: un Ufficio regionale, "l Osservatorio 
regionale antimafia" verrà trasferito da Reggio Calabria al centro 
capoluogo di Catanzaro.

Certo vi sarà disagio tra i dipendenti regionali, preoccupati per un 
eventuale loro trasferimento di sede, ma in fin dei conti è un semplice 
problema organizzativo della Regione che ha tutto il potere di strutturarsi 
come meglio crede; e per i dipendenti si può sempre trovare qualche 
soluzione di comodo.

Ma nascosto nella banalità della deliberazione regionale dell 11-06-2001, 
n. 527, vi è un tumore maligno.

Non è mera burocrazia, è altro, ben altro!

Chi patisce quotidianamente la violenza della criminalità organizzata 
avverte puzza di bruciato, ha paura (esisterà mai un limite alla paura?), 
teme di perdere un patrimonio di solidarietà, di comune condivisione del 
dolore, di azione propositiva e fattiva, di resistenza.

Chi subisce quotidianamente l interessata passività dei propri organi di 
rappresentanza (professionali e politici) si ritrova di nuovo solo.

Chi aveva recuperato la voce, la rabbia di parlare, di urlare il dolore, di 
piangere ad alta voce i propri morti, il diritto di ragionare, di 
sospettare che la mafia non è solo mafia ma è anche altro, è di nuovo zittito.

Chi ingenuamente credeva che il nostro Stato fosse retto dalla Costituzione 
e dalle leggi ed ingenuamente vi conformava la propria esistenza, personale 
e professionale, torna ad essere "straccione" e non più cittadino.

Gli studenti, estrema ed amorevole cura dell Osservatorio regionale 
antimafia, smetteranno di credere alla possibilità di potere divenire 
impiegati, avvocati, ingegneri, imprenditori, buoni cittadini e si 
prostituiranno alla criminalità.

Vilipendio? Fumisterie? Vanità? Personalismi?

Da un lato si avverte un bla bla di protesta, di risentimenti, di stupori 
che sarebbe facile affossare richiamando il diritto della vittima alla 
difesa dall oltraggio criminale o elencando gli imprenditori "morti 
ammazzati" o richiamando la solitudine di chi è aggredito (come non 
apprezzare anche in questa occasione il fragoroso silenzio della 
Assindustria reggina, ulteriore manifestazione di disinteresse totale verso 
gli iscritti che, ci si permette di ricordare, costituiscono la vittima 
privilegiata della delinquenza organizzata, o forse è meglio non dirlo? 
Meglio dimenticarlo?); ma perché? Non c è risposta né logica, né 
inverosimile, fosse anche la più disgustosa.

Da un lato si registrano i tentativi di mediazione dei "buonisti": in fin 
dei conti si tratta di un processo riorganizzativo di Uffici regionali; non 
si può cadere nel provincialismo della sede di lavoro (Reggio o Catanzaro) 
o della titolarità dell Ufficio (se la Musella o altri validi funzionari).

I farisei di biblica memoria impallidiscono al confronto.

L Osservatorio non tratta pratiche di contributi, di finanziamenti, di appalti.

Non è un ufficio normale; l Osservatorio ha una sua valenza simbolica ed è 
istituzione di alta politica in quanto sovvertitore dell ordine consolidato.

Non lavora con i soldi; lavora con le coscienze, lavora con l intelligenza, 
è momento di resistenza alla violenza mafiosa (mafia è termine che diviene 
sempre più vago ed insufficiente).

Ben venga l apertura di sedi dell Osservatorio nelle altre città capoluogo 
calabresi; ben vengano i finanziamenti necessari alla meritoria opera; ben 
vengano gli indirizzi politici ed il sostegno delle autorità amministrative 
della Regione Calabria; ben vengano funzionari solerti e partecipi che 
sostituiscano Adriana Musella (ha avuto solo il fastidio di raccogliere i 
pezzi del cadavere di Suo Padre, roba da fanciulle, certamente poca cosa 
con le difficoltà del politico nell amministrare la cosa pubblica, ma 
Adriana è una semplice funzionaria regionale, mica proprietaria dell 
Osservatorio o il Sig. Assessore regionale all istruzione; Ella sa dove 
operare per il bene comune); ben vengano attività fattive e positive; ben 
venga una Regione Calabria limpidamente e fortemente schierata contro la 
criminalità organizzata.

Ma, banalizzare il tutto a fatto burocratico, distruggere, forse 
involontariamente, questo patrimonio di civiltà, sporcarlo con tentativi 
turpi di dare coloriture politiche a valide professionalità e a sentimenti 
umani teneri e profondi, o ancora peggio recare offesa alla dignità della 
persona, non è sopportabile! È scandalo.

La speranza e la preghiera corre "alla pietra da macina per chi turba gli 
innocenti".

(P.S.: si ricorda alle rappresentanze politiche e professionali, qualora 
fosse loro sfuggito, che la Calabria, oltre che villaggio turistico e oltre 
che "Calabria da scoprire", è territorio dello Stato italiano in cui per 
lassismo e complicità diffuse alligna la mala erba della delinquenza 
organizzata).

Vito Locicero









La redazione di ANTIMAFIA Duemila si unisce all appello di Vito Locicero, 
in difesa del lavoro svolto dall Osservatorio antimafia della Regione Calabria.