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Ocalan: confermata la sentenza di morte
Date: Thu, 25 Nov 1999 19:38:27 +0100
From: "Luisa Morgantini" <lmorgantini@europarl.eu.int>
INASCOLTATO IL MESSAGGIO DI PACE
DI OCALAN.
Ormai siamo alla nausea : tutti indignati per la conferma della sentenza di
morte per tradimento e separatismo del Presidente del Pkk, Abdullah Ocalan,
da parte della Corte di Cassazione turca. Destre, sinistre, centro : tutti
uniti nel deplorare, nel meravigliarsi che in vista del Consiglio Europeo
di Helsinki e delle aperture europee alla candidatura della Turchia per
l'Unione Europea, le autorità turche continuano in quella che è la loro
politica di repressione e chiusura ad ogni istanza di democrazia e libertà,
soprattutto delle minoranze, siano esse etniche o politiche. Eppure, quelli
che nel nostro Paese o in Europa oggi si indignano e hanno potere
decisionale avrebbero potuto agire ben diversamente quando Ocalan venne in
Italia, concedendogli quel minimo -lo status di rifugiato politico- che
invece gli hanno rifiutato, trasformando in parole vuote quelle loro
altisonanti affermazioni sui diritti umani che avrebbero invece dovuto
guidare la loro pratica di governo. La concessione dell'asilo politico,
contro il parere del governo italiano, è arrivata solo quando ormai
Abdullah Ocalan era stato sequestrato e condannato a morte. E' stupefacente
come di fronte ad un evento straordinario e ad azioni unilaterali di pace,
come la scelta del Pkk di abbandonare la lotta armata o di dichiarare e
praticare fin dal settembre 1998 il cessate il fuoco, come di fronte alla
decisione di numerosi dirigenti del Pkk che combattevano in Turchia od
erano esuli in Europa di consegnarsi alle autorità turche per ribadire la
loro scelta di voler negoziare la pace, i paesi europei non si siano
attivati, i media non abbiano riempito le pagine sul coraggio e
l'abnegazione di persone che volontariamente scelgono di andare in carcere.
Anzi, a Bruxelles la Commissione Europea di Romano Prodi ha autorizzato
importanti aiuti economici alla Turchia, certamente necessari dopo i
tragici eventi legati al terremoto in quel Paese, cercando però di
utilizzare il disastro naturale quale « chiave di volta » per ottenere un
cambiamento radicale nella politica europea verso la Turchia, sin qui
attenta -anche se con molti limiti- alla promozione dei diritti umani e
dello stato di diritto ad Ankara e dintorni. Infatti, dietro agli aiuti
economici si muovono le forze che vogliono l'adesione della Turchia
all'Unione Europea. Oltre ai socialisti europei, persino i Verdi del
Parlamento Europeo non nascondono più la loro posizione favorevole
all'adesione della Turchia all'Unione : Daniel Cohn-Bendit, attuale
Presidente dell'eurocommissione parlamentare UE/Turchia, si limita a
chiedere una moratoria sull'esecuzione di Ocalan quale contropartita
politica per accettare l'entrata della Turchia in Europa. Del resto anche
la Grecia, dopo il terremoto, sta modificando la sua opinione, e persino il
Pkk, nella sua sfida di pace, non chiede più all'Unione Europea di
rifiutare la Turchia. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo,
organo della Convenzione Europea sui Diritti Umani di cui la Turchia fa
parte, discuterà nelle prossime settimane della richiesta di sospensione
della pena di morte presentata dai legali di Ocalan : ci vorrà molto tempo
prima che venga presa una decisione, ed il Premier turco Bulet Ecevit ha
già dichiarato che non porterà la vicenda nel Parlamento turco prima della
decisione della Corte Europea per i diritti dell'uomo. Ad Helsinki
probabilmente
la Turchia non guadagnerà l'adesione perchè troppo plateale sarebbe
l'incoerenza europea che bombarda per 78 giorni Serbia, Kosovo, Montenegro
e lascia più di 15 milioni di kurdi in Turchia alla mercè di un governo
all'apparenza democratico ma ancora governato dai militari. Ma non tornerà
a mani vuote : verosimilmente, la sua domanda di adesione verrà considerata
legittima ; un nuovo, decisivo passo per l'adesione di Ankara all'Europa,
la cui legittimità era stata sin qui negata dai quindici Stati Membri
dell'Unione Europea. E noi - ci hanno chiesto 40 giovani kurde e kurdi
profughi in Europa in visita al Parlamento Europeo - quando pensate che
potremo tornare, e chi ricostruirà le nostre case distrutte dall'esercito
Turco ?
LUISA MORGANTINI
PARLAMENTARE EUROPEA