[News] In Ucraina sta venendo meno la solidarietà sociale. La testimonianza di una donna che chiede il ritorno dei soldati che combattono al fronte



"Ci sostengono solo i familiari dei militari. Nessuno dei civili, i cui familiari non sono coinvolti nella guerra, partecipa ai nostri picchetti. Passano oltre, non si interessano, non chiedono, vanno per i fatti loro, non rendendosi conto che tutto questo è possibile solo grazie ai nostri soldati che ci difendono".

Questo è il commento di una ragazza ucraina che promuove i sit-in in piazza con altre donne che chiedono il ritorno a casa dei loro uomini al fronte dall'inizio della guerra. Lo scrive su uno dei tanti canali Telegram che sono stati creati, città per città, per organizzare questi presidi in piazza che in genere si svolgono ogni sabato, alla presenza dei familiari dei soldati, bambini compresi, con striscioni, cartelli e megafono.

Lo sfogo di questa donna è documentato su Sociale.network 
https://sociale.network/@peacelink/112047386583134576 

PeaceLink sta documentando da mesi questo fenomeno connesso alla guerrain Ucraina, seguendo una quindicina di questi canali Telegram che condividono video, foto e commenti. Con l'Intelligenza Artificiale è possibile anche tradurre in italiano le scritte in ucraino che appaiono sui cartelli fotografati nelle piazze.

Ma che sta succedendo in Ucraina? Perché queste lamentele sull'indifferenza sociale?

Sta venendo meno la solidarietà sociale verso le donne che hanno mariti, padri, fratelli e figli al fronte. Sta venendo meno anche quella coesione patriottica e quello slancio che aveva portato nel primo anno di guerra a un arruolamento volontario di massa. Ora quei volontari sono in trappola, colpiti incessantemente dall'artiglieria russa, sotto le bombe plananti, le terribili Fab bombs da 500 chili, 1000 chili e anche 1500 chili di esplosivo. Costretti a contrattacco e ritirate fra i campi minati. Con i piedi semicongelati nelle trincee, feriti e con problemi di resistenza psicologica per lo stress post-traumatico.
 
Dallo scorso anno si è formato un movimento di donne che chiede una legge per far tornare a casa questi uomini che combattono al fronte da almeno 18 mesi. Tale legge si è impantanata in parlamento. Perché? Perché presuppone una nuova mobilitazione di 500 mila persone che potrebbero essere anche cinquantenni o sessantenni. Tale mobilitazione spaventa la società perché questi nuovi soldati vengono raccolti con retate per le strade o sui bus mentre vanno al lavoro. Si stanno moltiplicando i casi di renitenza alla leva. In migliaia si nascondono per non farsi arruolare. Migliaia rischiano la vita per fuggire all'estero tentando di attraversare fiumi dalle acque gelate e tumultuose. 

Un'intera società non sa come uscire dal tunnel della guerra.


Alessandro Marescotti