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[News] Oggi al TAR Lazio si decide il fermo della più grande batteria della cokeria ILVA. PeaceLink interviene
- Subject: [News] Oggi al TAR Lazio si decide il fermo della più grande batteria della cokeria ILVA. PeaceLink interviene
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.org>
- Date: Tue, 20 Jul 2021 09:30:19 +0200
PeaceLink al TAR Lazio perché a Taranto venga fermata la più grande batteria della cokeria ILVA
Oggi PeaceLink interviene al TAR del Lazio in opposizione ad Acciaierie d'Italia che chiede la prosecuzione della produzione della batteria 12 della cokeria ILVA.
Proprio in queste ore PeaceLink si batte perché a Taranto venga reso operativo il fermo produttivo della più grande batteria della cokeria ILVA. L'azienda non ha infatti rispettato il piano ambientale e l'impianto non è stato messa a norma. Tale impianto inquinante per decreto ministeriale doveva essere già fermato da dieci giorni ma l'azienda prosegue la produzione incurante del decreto ministeriale.
Questo impianto va fermato perché non ha adottato nuove tecnologie a protezione dell'ambiente e della salute.
Questa batteria della cokeria (la numero 12) ha emissioni superiori a quelle autorizzate. Quando il carbon coke viene sfornato non c'è un efficace sistema di aspirazione dei fumi. Non sono state installate le valvole PROVEN per limitare le emissioni non convogliate. Il suo inquinamento cancerogeno non è compatibile con la salute pubblica. L'area a caldo dell'ILVA, di cui la cokeria è parte integrante, è stata analizzata con due valutazioni sanitarie (la VDS a 6 milioni di tonn/anno e la VIIAS a 4,7 milioni di tonn/anno di acciaio) che hanno certificato un rischio inaccettabile per la salute della popolazione circostante. Nei quartieri adiacenti all'area industriale la mortalità è in eccesso, come ha potuto constatare il sindaco di Taranto, sulla base dell'anagrafe comunale.
Oggi PeaceLink interviene al TAR del Lazio in opposizione ad Acciaierie d'Italia che chiede la prosecuzione della produzione della batteria 12 della cokeria ILVA.
Proprio in queste ore PeaceLink si batte perché a Taranto venga reso operativo il fermo produttivo della più grande batteria della cokeria ILVA. L'azienda non ha infatti rispettato il piano ambientale e l'impianto non è stato messa a norma. Tale impianto inquinante per decreto ministeriale doveva essere già fermato da dieci giorni ma l'azienda prosegue la produzione incurante del decreto ministeriale.
Questo impianto va fermato perché non ha adottato nuove tecnologie a protezione dell'ambiente e della salute.
Questa batteria della cokeria (la numero 12) ha emissioni superiori a quelle autorizzate. Quando il carbon coke viene sfornato non c'è un efficace sistema di aspirazione dei fumi. Non sono state installate le valvole PROVEN per limitare le emissioni non convogliate. Il suo inquinamento cancerogeno non è compatibile con la salute pubblica. L'area a caldo dell'ILVA, di cui la cokeria è parte integrante, è stata analizzata con due valutazioni sanitarie (la VDS a 6 milioni di tonn/anno e la VIIAS a 4,7 milioni di tonn/anno di acciaio) che hanno certificato un rischio inaccettabile per la salute della popolazione circostante. Nei quartieri adiacenti all'area industriale la mortalità è in eccesso, come ha potuto constatare il sindaco di Taranto, sulla base dell'anagrafe comunale.
E' pertanto giunto il momento per decretare uno stop dell'area a caldo dell'ILVA a partire dagli impianti che non rispettano le prescrizioni ambientali.
E' giunto il momento di togliere all'ILVA il carbone per ridare alla città l'ossigeno.
La cokeria "cuoce" il carbone in assenza di ossigeno e lo trasforma in carbon coke. In questo processo si liberano nell'atmosfera sostanze cancerogene, vapore e polveri attraverso emissioni non convogliate, diffuse e fuggitive. E' un processo produttivo inventato nel Settecento in Inghilterra e oggi, dopo tre secoli, ha fatto il suo tempo. Vi sono processi siderurgici che non hanno più bisogno della cokeria. Voler tenere attiva la cokeria (chiusa a Genova e a Trieste) significa rimanere legati al carbone e negare a Taranto il diritto alla salute riconosciuto altrove. L'abolizione del carbone si rende necessaria, è il fine del green deal europeo. Pertanto le cokerie andranno chiuse e occorre cominciare con quelle che non sono a norma. A Taranto non si può parlare di nessun futuro green mantenendo in produzione impianti inquinanti basati sul carbone che hanno un enorme impatto sul clima. La strategia per abolire il carbone e contrastare i cambiamenti climatici deve cominciare da Taranto dove l'area a caldo dell'impianto siderurgico emette ogni anno in atmosfera milioni e milioni di gas serra climalteranti.
Alessandro Marescotti
Presidente PeaceLink
Sulla batteria 12 e l'intervento di PeaceLink al TAR Lazio cliccare qui
https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/48616.html
La cokeria "cuoce" il carbone in assenza di ossigeno e lo trasforma in carbon coke. In questo processo si liberano nell'atmosfera sostanze cancerogene, vapore e polveri attraverso emissioni non convogliate, diffuse e fuggitive. E' un processo produttivo inventato nel Settecento in Inghilterra e oggi, dopo tre secoli, ha fatto il suo tempo. Vi sono processi siderurgici che non hanno più bisogno della cokeria. Voler tenere attiva la cokeria (chiusa a Genova e a Trieste) significa rimanere legati al carbone e negare a Taranto il diritto alla salute riconosciuto altrove. L'abolizione del carbone si rende necessaria, è il fine del green deal europeo. Pertanto le cokerie andranno chiuse e occorre cominciare con quelle che non sono a norma. A Taranto non si può parlare di nessun futuro green mantenendo in produzione impianti inquinanti basati sul carbone che hanno un enorme impatto sul clima. La strategia per abolire il carbone e contrastare i cambiamenti climatici deve cominciare da Taranto dove l'area a caldo dell'impianto siderurgico emette ogni anno in atmosfera milioni e milioni di gas serra climalteranti.
Alessandro Marescotti
Presidente PeaceLink
Sulla batteria 12 e l'intervento di PeaceLink al TAR Lazio cliccare qui
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