[News] "Fecero un passo in più". Perché è importante ricordare oggi Peppino Impastato assieme ad Aldo Moro



"C’era convergenza tra gli obiettivi della P2 e delle Brigate Rosse".

Lo dice Gero Grassi, il deputato che è stato promotore della commissione parlamentare di inchiesta con l’obiettivo di ristabilire la verità storica sui dramma­tici 55 giorni che nel 1978 culminarono il 9 maggio nell'uccisione di Aldo Moro.

Allora di quel delitto non fu detta la verità ma fu confezionata una versione della verità che non dispiaceva al governo di allora (Cossiga, Andreotti, ecc.) e alle stesse BR.

Il 9 maggio, mentre a Roma veniva aperto il bagagliaio della Renault 4 rossa con il corpo senza vita di Aldo Moro sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo, Peppino Impastato era a brandelli a Cinisi, un comune di Palermo. Dilaniato dal tritolo. Sui binari della ferrovia ne era stata messa in scena il finto suicidio.

Come del delitto Moro non fu detta la verità, anche per il delitto Impastato non venne detta la verità.

Se l'inchiesta sul delitto Moro porta alla convergenza fra P2 e Brigate Rosse, l'inchiesta sul depistaggio Impastato porta a Gladio, ossia a quella organizzazione paramilitare segreta che Moro rivelò alle BR durante la prigionia, senza che le BR lo comunicassero al mondo, nonostante il rapimento nella versione brigatista, fosse dovuto servire a rivelare i segreti di Stato mai raccontati

P2 e Gladio erano l'asse di un potere politico-militare segreto che governava e decideva senza essere eletto e che reagiva con durezza estrema quando si sentiva minacciato.

Le intimidazioni di Kissinger verso Moro sono ormai un dato storico acquisito. Moro sapeva che l'operazione di dialogo con i comunisti metteva a rischio la sua vita. Probabilmente Kissinger non sapeva che i comunisti erano in buona parte morbidi come Napolitato, ma la narrazione e l'immagine che i comunisti italiani avevano generato nel tempo sopravviveva alla sostanza del loro gruppo dirigente.

Cosa diversa per Peppino Impastato, vero erede di una stagione di entusiasmo, di speranza e impegno nel cambiamento, e anche di utopia. La sua figura è ben ricordata nel film "I cento passi".

Il pericolo in quel periodo era Peppino, i vari Peppino. Giovani che avevano ancora negli occhi la visione di un coraggioso cambiamento. Giovani che - a differenza delle BR - erano completamente "fuori controllo". Giovani nutriti di vera speranza e perciò da far apparire come "visionari" e "pazzi".

Quella che fu raccontata ai media quaranta anni fa "doveva essere solo la storia di un pazzo, uno dei tanti, un terrorista saltato in aria mentre cercava di fare esplodere la ferrovia", scrive Giuseppe Pipitone sul Fatto Quotidiano. Che aggiunge: "Ma quella di Peppino Impastato è soprattutto la storia di un depistaggio. Un caso insabbiato perché legato a una pervicace e inconfessabile convivenza, sempre la stessa: mafiosi protetti da pezzi dello Stato".

Peppino Impastato, lo racconta oggi il fratello Giovanni, stava indagando su una pista che avrebbe portato a Gladio. Aveva preparato un dossier, una cartellina, con documenti sulla morte di due carabinieri che, durante un posto di blocco, avevano fermato un furgone con a bordo armi destinate a una base di Gladio nelle vicinanze. "Quella cartellina fu sequestrata e mai più restituita", racconta oggi il fratello Giovanni Impastato.

Gladio fu resa nota nel 1990, dopo il crollo del muro di Berlino, ma al tempo di Aldo Moro e Peppino Impastato era segreta. Aldo Moro, che rivelò alle BR Gladio, venne ucciso. A Peppino Impastato, che cercava quella verità, accadde la stessa cosa.

Sarebbe già stato sufficiente a Peppino quello che faceva contro la mafia per farlo fuori. Ma ma sua intelligenza, il suo fiuto, la sua voglia di fare controinformazione, spaziavano ovunque. 

Peppino Impastato seguiva le orme di un altro giovane, Giovanni Spampinato, che fu assassinato dalla mafia mentre stava indagando anche lui su una pista che avrebbe portato a Gladio.   

Dopo quaranta anni possiamo dire qualcosa di ragionevolmente sensato.

Prima cosa: Peppino era andato troppo in là per la mafia. E fu ucciso.

Seconda cosa: Peppino era andato troppo in là per i poteri segreti. E fu diffamato.

Terza cosa: oggi il dovere di ricordare non può che accomunare Peppino Impastato e Aldo Moro, due persone che - in modo completamente diverso - avevano fatto un "passo in più". Un passo in più fatale.

Quarta cosa: la controinformazione di Peppino fa parte delle idee che cambiano il mondo. Fa parte di quello in cui noi di PeaceLink ancora crediamo. E' l'arma vincente, la vera arma vincente

Alessandro Marescotti


Per approfondimenti

Perché ricordare Aldo Moro

PeaceLink ha dedicato uno spazio ad Aldo Moro. Esplorate questo spazio di informazione e scoprirete che ciò che vi hanno detto per tanti anni non è tutta la verità e in certi casi non è la verità.

https://www.peacelink.it/moro/a/47630.html