[News] Fwd: Proliferazione cinghiali “colpa” delle Aree Protette? Nossignori, è responsabilità vostra
- Subject: [News] Fwd: Proliferazione cinghiali “colpa” delle Aree Protette? Nossignori, è responsabilità vostra
- From: Alessio Di Florio <abruzzo at ritaatria.it>
- Date: Tue, 9 Aug 2016 09:42:06 +0200
Proliferazione cinghiali “colpa” delle Aree Protette? Nossignori, è responsabilità vostra
La proliferazione
incontrollata dei cinghiali, con i danni e pericoli che il loro passaggio può
rappresentare per agricoltura, trasporti e cittadini, sono cronaca incessante
da svariati anni. Le notizie di questi ultimi giorni sono solo le ultime di una
rassegna che potrebbe essere più che chilometrica. Anche negli ultimi giorni
abbiamo purtroppo dovuto leggere gli stessi annunci e discorsi che, da
cittadini, ci amareggiano e deludono. In un recente incontro pubblico, così
come in ripetuti comunicati pubblicati dalla stampa, rappresentanti della
massima istituzione regionale e il più alto rappresentante di una
organizzazione di categoria (nonché ex capogruppo del maggior partito allora
all’opposizione nell’ultimo consiglio provinciale eletto) hanno ancora una
volta pesantemente attaccato le aree protette della nostra Regione. Ancora una
volta hanno cercato di far passare il messaggio che il problema sia nella
tutela e valorizzazione delle più importanti ricchezze del territorio.
Colpiscono immediatamente l’attenzione i toni e le
accuse, tra l’altro da parte di chi ha importantissimi compiti sul tema
all’interno della Regione Abruzzo, nei confronti di altri enti. Può un
funzionario, in un incontro pubblico, attaccare così fortemente altre
istituzioni locali e nazionali? Le parole sentite e lette in questi giorni sono
le stesse della maggioranza in consiglio
provinciale (casualmente anche allora anche dal consigliere delegato alla
materia…) di ben 3 anni fa. Per la serie, passano gli anni, cambiano le
maggioranze politiche ma, che siano PD o destra, sempre là rimaniamo.
Innanzitutto vorremmo sapere, considerato anche il plauso che fece già anni fa
quando era ancora capogruppo in Provincia, dal maggior rappresentante
dell’organizzazione di categoria su quali dati basa l’attacco alle aree
protette e i risultati in questi anni del “piano”
di “caccia di selezione” che lui
sostenne convintamente. Premesso questo, oltre l’attacco alle aree protette
continuiamo a sentire e leggere sostenitori di una caccia prolungata e non
selettiva. Su questo punto ci permettiamo di citare un sito non soltanto non
ambientalista ma addirittura di riferimento del mondo venatorio, Big Hunter: “La forma di caccia attualmente più utilizzata, la braccata con i cani
da seguito, ha dimostrato di causare una destrutturazione delle popolazioni,
caratterizzate da una innaturale prevalenza delle classi giovanili, cha ha come
conseguenza anche un sensibile aumento dei danni alle colture”.
La gestione della fauna selvatica (tra cui i
cinghiali) è normata con precisione e dettaglio. La normativa non
soltanto stabilisce quali sono le responsabilità dei vari Enti, ma individua
anche ben precise direzioni. A partire dalla consultazione obbligatoria del
manuale ISPRA (Istituto Superiore per la
Protezione e Ricerca Ambientale ). Tale manuale è disponibile su
internet al link: http://www.isprambiente.gov.it
E' questo un manuale che, come è facilissimo accertare tramite una rapida verifica presso tantissime province di tutta Italia, è stato consultato e adottato per piani di gestione del cinghiale in tutta Italia.
Per quanto riguarda le Aree Protette, che
accusano di essere le "colpevoli" della proliferazione del cinghiale,
sul sito dell'Istituto scientifico è disponibile anche un manuale specifico.
Tale manuale è anch'esso consultabile e scaricabile al link: http://www.isprambiente.gov.it
Sul manuale ISPRA dedicato alle Aree Protette si legge a pagina 49 "In linea generale, sono numerose le tecniche di prevenzione diretta (olfattiva, acustica, meccanica, elettrica) sperimentate al fine di prevenire i danni procurati dal Cinghiale alle coltivazioni agricole e forestali [...] i sistemi che hanno evidenziato i risultati migliori in termini di efficienza sono quelli che prevedono la recinzione meccanica o elettrica di porzioni di territorio in modo da rendere impossibile l’accesso ai cinghiali".
A pagina 57 si legge: "La norma di riferimento per le aree naturali protette nazionali è la
Legge 6 dicembre 1991, n. 394” che prevede anche per le aree naturali
protette regionali la possibilità di ricorrere ad “[…] eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari
per ricomporre squilibri ecologici" e che il Ministero dell’Ambiente
(sentito il Ministero per le politiche agricole e l’Istituto Nazionale per la
Fauna Selvatica), può autorizzare
deroghe, tra le cui finalità viene citata la necessità di prevenire danni gravi, specificatamente alle
colture, all’allevamento, ai boschi, al patrimonio ittico”. Anche in questo
caso per chi volesse verificare è disponibile questo link www.isprambiente.gov.it/conten
Sono queste le dimostrazioni che la politica degli annunci, degli attacchi ad altri enti, dell’individuazione nell’ambiente come un freno e un problema da limitare, ha corto respiro. In questo, come in tantissimi altri campi (dal dissesto idrogeologico al consumo di suolo, dalla qualità dell’aria alla gestione del diritto all’acqua, tanto per fare alcuni esempi, su cui tantissime volte ci siamo soffermati in questi anni) non ci si può lasciar andare a soluzioni che non siano realmente efficaci e di lungo respiro. La stagione del “poi paga pantalone” (ovvero i cittadini) non è più sostenibile. La gestione del cinghiale, a nostro avviso, mostra quanto questo territorio ha bisogno di una maggiore e più efficiente pianificazione del territorio e dell’ambiente. Documentato che la “colpa” non è delle aree protette (e vorremmo anche chiedere, ma le aree protette – considerato che molte sono addirittura regionali – sono mai state convocate ad una tavolo comune? O vengono solo attaccate e basta?) ma che la responsabilità è interamente della “politica” e delle istituzioni rappresentativa, rilanciamo con una proposta diametralmente opposta: si battano tutte le strade che la scienza e la legislazione mette a disposizione per risolvere questo, e altri gravi problemi, e si punti su una pianificazione e politica del territorio e di tutela delle sue ricchezze ed eccellenze. A partire, in Provincia di Chieti, dal Parco Nazionale della Costa Teatina. Incredibilmente ancora fermo, sospeso su una firma che tarda ad arrivare per motivi non conosciuti alla cittadinanza, dopo un’attesa di 15 anni da record (negativo!) mondiale.
Associazione Antimafie Rita Atria
PeaceLink Abruzzo
Sinistra Anticapitalista Abruzzo
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