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[News] Tom Benetollo, dieci anni dopo il lampadiere illumina ancora il nostro cammino
- Subject: [News] Tom Benetollo, dieci anni dopo il lampadiere illumina ancora il nostro cammino
- From: Alessio Di Florio <ahimsashalom at yahoo.it>
- Date: Thu, 19 Jun 2014 07:45:08 +0100
- Reply-to: Alessio Di Florio <ahimsashalom at yahoo.it>
Tom
Benetollo, dieci anni dopo il lampadiere illumina ancora il nostro cammino
Il 2014 è l’anno di una
ricorrenza storica tra le più importanti: esattamente cent’anni scoppiava la
Prima Guerra Mondiale, la “Grande Guerra” che diede l’avvio alle disumanità e
alle atrocità del Novecento. L’inutile strage avviò la stagione perenne delle
“guerre moderne”, quelle dove oltre il 90% delle vittime sono civili, dove
intere città vengono bombardate e i massacri sono continui. Iniziò una scia di
sangue, morte, devastazione che non è mai più finita. Apparentemente
inarrestabile. Ma proprio dalle trincee di quella Guerra, dalle atrocità di
quegli anni, nacque la consapevolezza – crescente sempre più nei decenni – che
o l’umanità prima o poi porrà fine alle guerre o le guerre porranno fine prima
o poi all’umanità. Mentre gli eserciti continuavano a marciare e bombardare e
la teoria bellica di Von Clauzewitz ad essere costantemente applicata, gli
animi più nobili e appassionati si sono incontrati e hanno cominciato a lavorare
costantemente perché il giorno in cui la guerrà sarà tabù possa giungere.
Mentre la disumanità si spingeva sempre più oltre nelle sue atrocità, l’umanità
tentava di riannodare i suoi fili.
Scrisse alcuni anni fa
Marco Revelli che “decine, forse centinaia di migliaia di donne e di uomini
sono al lavoro, negli interstizi del disordine globale, per riannodare i nodi,
ricucire le lacerazioni, elaborare il male” ed ovunque nel mondo “nel cuore di Kabul
come nelle banlieux di Parigi, o negli slum di New York o di Londra, tra le
macerie di Grozny e la polvere di Mogadiscio” sono essi “l'unico embrione, fragile, esposto, di uno spazio
pubblico non avvelenato o devastato nella città planetaria”. Dieci anni fa
uno di questi “embrioni”, tra i più attivi, appassionati, lungimiranti, ebbe un
malore durante un incontro a Roma convocato da Il Manifesto: il 20 Giugno 2004
lasciava prematuramente questa terra il Presidente Nazionale dell’Arci Tom
Benetollo. Lo ricordo ancora, durante quella che è tragicamente diventata la
sua ultima Marcia Perugia-Assisi, quando apparve davanti alle telecamere del
tg3, bandiera della Pace sulle spalle. La giornalista sembrava scomparire
davanti alla mole di quel gigante apparso improvvisamente all’orizzonte. Ma la
vera mole di Tom Benetollo non era quella fisica, era quella morale, era quella
dell’impegno. Quella bandiera caricata sulle spalle è la plastica
rappresentazione di tutta una vita dedicata alla politica e all’impegno
civile. Senza mai cercare inutili
riflettori e passerelle, senza chiasso e rumore. “Il tempo del cambiamento è
ora” e lui quel tempo lo costruiva quotidianamente. Le parole di Revelli descrivono perfettamente
la sua storia. Una storia che lo ha portato ad essere punto di riferimento
dell’arcipelago pacifista e della sinistra, da Comiso alla ex Jugoslavia, da
Genova ai Social Forum e al “popolo della bandiere della Pace” contro la guerra
in Iraq, passando per la nascita del Forum del Terzo Settore, di Banca Etica e
di tantissime altre reti, realtà, comunità, iniziative culturali e sociali
nelle quali ancora oggi l’Arci è in prima linea. Scrisse ad un’amico dell’Arci
in una lettera “In questa notte
scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri” che,
camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla
spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma
consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per
eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita…” Quella
notte scura lui la visse nella ex Jugoslavia martoriata dalla guerra civile,
costruendo dal basso quel che le grandi cancellerie europee e di tutto
l’Occidente non sapevano (o non volevano) fare. Soccorrendo la popolazione
civile, facendo da scudi umani alla popolazione inerme (son quelli gli anni del
sacrificio di Gabriele Moreno Locatelli, della Marcia dei 500 a Sarajevo),
costruendo ponti di pace, solidarietà ed umanità. Subito prima di dire “scusate compagni, non mi sento bene…” e
di subire il malore che si stava preparando a strapparcelo via stava ricordando
proprio quegli anni, gli Anni Ottanta di Comiso e gli Anni Novanta del
pacifismo impegnato della ex Jugoslavia, rivendicando il valore di
quell’impegno che coinvolse una generazione che poi si ritrovò sulle strade di
Genova e di tutto il mondo contro il capitalismo, le guerre, sui percorsi di
“un altro mondo possibile”. E Tom Benetollo fu uno dei “lampadieri” più
importanti da presidente dell’Arci, orgoglioso degli oltre 5000 circoli e
almeno 1 milione e 100mila soci impegnati in mille vertenze, iniziative,
movimenti, reti.
I giorni precedenti il
decimo anniversario della scomparsa di Tom Benetollo sono iniziati con
l’elezione della nuova Presidenza Nazionale dell’Arci. E’ l’omaggio più
appassionato e intenso, più vero che gli si possa fare: proseguire il cammino e l’impegno civile,
sociale, politico sul quale lui ci ha preceduto. La sua morte, le sue parole
mai finite, sono forse, chissà, un segno del destino. Un cammino interrotto
improvvisamente, come a indicarci a tutti che tocca a noi continuarlo. E' una
sfida importante per la sinistra come per il pacifismo, per gli amici della
nonviolenza come per il popolo della solidarietà.
Alessio
Di Florio
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