Amen Bask. Progetto di scolarizzazione dei bambini rom di Pisa



Si chiama Amen Bask Da il progetto di scolarizzazione dei bambini rom di Pisa e in lingua romanes significa “andiamo avanti insieme”.
Nato nel 2003 e gestito dalla cooperativa sociale Il Progetto insieme alla Cooperativa Il Simbolo, all’interno del più ampio programma Città Sottili (che riguardava l’inserimento abitativo dei Rom), il servizio si propone di fornire sostegno scolastico e di promuovere il diritto al gioco a favore dei bambini dei campi nomadi.

Le famiglie seguite sono quelle del villaggio di Coltano, costituito per lo più da unità abitative autorizzate dal Comune e da qualche baracca, quelle dell’ex centro ittiogenico di Marina di Pisa, in cui risiedono cinque famiglie in case regolari, e quelle dell’insediamento più numeroso di Oratoio, abusivo e in attesa di sgombero. Con loro la cooperativa segue un programma che prevede l’inserimento dei minori nella scuola, da quella dell’infanzia alla scuola superiore di secondo grado, anche se, a detta della responsabile del progetto, non sono in molti che proseguono dopo la terza media, c’è ancora tanta dispersione scolastica.

Il progetto mette a disposizione un’equipe educativa composta da due operatori che si occupano del recupero scolastico e dell’attuazione di attività ludiche, trascorrendo quattro pomeriggi a settimana presso gli insediamenti rom. Prima del 2010 l’equipe lavorava anche a scuola, ma poi è stato ritenuto più efficace l’intervento pomeridiano. Fondamentale, all’interno di questo quadro, è il coinvolgimento delle famiglie, per renderle consapevoli di quanto sia importante il diritto allo studio per i loro figli. “La collaborazione è indispensabile, e per questa si intende anche mediazione tra scuola e famiglia o assistenza nella compilazione dei moduli” afferma la responsabile del progetto, che prosegue “l’ospitalità è molto sentita da questo popolo, non c’è mai stato problema di accoglienza all’interno dei campi perché hanno ben chiaro il ruolo degli operatori”.

Altra parte del progetto riguarda il trasporto. La cooperativa lo gestisce insieme all’autoparco comunale, attraverso i veicoli per i servizi scuolabus. Ogni mattina i tre pulmini (uno per le scuole medie e gli altri due per le scuole primarie e dell’infanzia) passano da Coltano e Oratoio a prendere i piccoli rom, e lo stesso fanno all’uscita di scuola. È previsto poi l’inserimento di accompagnatori sui mezzi: sul pulmino delle medie ci sono i volontari dell’associazione Auser, mentre sugli altri due gli accompagnatori sono rom. Diverso è il discorso per l’ittiogenico: da lì passa uno scuolabus per tutti i bambini di asilo ed elementari, italiani e stranieri, mentre ai Rom che frequentano le medie la cooperativa paga l’abbonamento del pullman. Il servizio di trasporto si paga in base alla fascia di reddito; per usufruirne è necessaria la presentazione della richiesta entro il termine previsto, con allegazione dell’Isee e del documento di identità dei genitori.

Un passo importante è stato fatto dall’Assessorato all’istruzione, che ha distribuito i Rom nei vari istituti comprensivi del territorio; spinto dalla volontà di non gravare troppo su una determinata zona (in particolare quella di Oratoio, dove c’è la massima concentrazione di nomadi), ha favorito al contempo una maggiore integrazione con i bambini italiani.

Un ruolo fondamentale è ricoperto dalla responsabile del progetto, quando assume la veste di intermediaria fra tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti: famiglie, scuole, servizi educativi comunali, autoparco e Società della Salute; quest’ultima è la committente del progetto e, insieme alla Regione Toscana e all’Articolazione Zonale Pisana della Conferenza dei Sindaci, provvede ai finanziamenti.

La scolarizzazione dei figli, inoltre, è uno dei requisiti essenziali per l’assegnazione delle case ai Rom, insieme al permesso di soggiorno di almeno uno dei genitori, al casellario giudiziale e all’assenza di carichi pendenti; la concessione viene rinnovata ogni anno.

Parlare di integrazione nel senso più ampio del termine, forse, è ancora prematuro; le difficoltà di inserimento per i bambini rom si presentano quotidianamente, considerando anche che all’interno del loro stesso clan convivono etnie diverse e che tradizionalmente l’immagine sociale di questo popolo è oscurata dai pregiudizi di un’opinione pubblica ostile. Ma la città sta facendo molto, intervenendo su quelli che domani saranno i “nuovi gitani”. E saranno andati a scuola.
Allegato Rimosso