Diossina e Ilva. Gli allevatori a Taranto chiedono giustizia



Questo e' il comunicato stampa della famiglia Fornaro a cui sono state abbattute tutte le pecore e le capre a Taranto perche' contaminate da diossina.
L'Ilva emetteva diossina in quantita' a pochi chilometri dalla masseria tarantina della famiglia Formaro.

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Costretti da anni a convivere con l'annientamento delle nostre attività lavorative, vogliamo 
esprimere la nostra piena solidarietà , innanzitutto, a chi oggi si trova nella necessità di difendere il proprio posto di lavoro. Noi da anni, subiamo la sorte che gli operai ILVA temono oggi di dover affrontare, siamo disoccupati. Noi come gli operai paghiamo per colpe non nostre. Comprendiamo, quindi, la rabbia, la disperazione, la smisurata voglia di cercare il colpevole. Purché sia il vero colpevole! Questo, per non dimenticare che, se la magistratura si è ritrovata a dover prendere delle decisioni così gravose, evidentemente , proprio non ha potuto evitarlo. Evidentemente quanto riportato nelle perizie, ha prospettato uno scenario tale da non lasciare alternative ai giudici. Nelle perizie, peraltro mai contestate sui dati in sede di incidente probatorio dagli stessi esperti nominati dall’ILVA, si parla di danni ai bambini, distruzione del territorio, contaminazione di derrate alimentari destinate al consumo, esito di politiche aziendali perpetrate negli anni, e non solo in passato,  frutto di un inquinamento attuale come risulta dalle perizie stesse. Abbiamo, tra l'altro, sentito esimii esponenti delle istituzioni esortare la politica, senz’altro finora assente, ad intervenire per risolvere ogni questione in modo da " far riposare gli avvocati ". Ci sembra un modo di tacitare la giustizia. Ma se noi vittime dell’inquinamento nell'ultimo, recentissimo concordato sottoscritto, non siamo neanche nominati, ci chiediamo chi mai se non gli organi della giustizia possono tutelarci per il danno subito, e per quello che ancora può verificarsi? E le vittime sono tutti i cittadini di Taranto, perché è dell’aria di Taranto che parliamo. 

E allora, se è vero che il lavoro è un diritto sacrosanto, e come tale va difeso e tutelato, è pur vero che se la moneta di scambio diventa la salute nostra e, soprattutto, dei nostri figli, bisogna necessariamente correggere il tiro. Non possono chiederci ancora il sacrificio della vita contro la miseria, ma ci devono consentire una vita dignitosa, che è fatta di salute e di lavoro. Bisogna cercare alternative, andare oltre quei cancelli dietro cui una intera classe politica, si è trincerata per decenni sentendosi al riparo dallo spauracchio della fame e impedendo lo sviluppo di ogni altra attività. Attività che ci avrebbe consentito di salvarci molto prima, scongiurando probabilmente i tragici accadimenti di oggi che ben conosciamo. La nostra è una terra ricca di potenzialità. Violentata per anni ma ancora certamente recuperabile. Se solo noi tarantini prendessimo realmente coscienza di questo  e, sorvegliando molto da vicino i nostri rappresentanti, li spingessimo a decidere nell'interesse nostro, scopriremmo quanto ancora si potrebbe fare. Si possono migliorare le attività esistenti e si possono creare nuove attività. E’ possibile conservare i posti di lavoro, ed è possibile vivere in un ambiente sano. Si tratta di speranze, ma poiché tutti hanno il diritto di pensare a un futuro migliore, auspichiamo che innanzitutto si rispettino le inevitabili decisioni prese senz'altro a fatica ma con coscienza e che chi di dovere, in clima di vera concertazione crei le basi per ripartire e consentire finalmente a noi e all'intera città di rinascere.

Famiglia Fornaro
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