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Guerra alla Siria. Le associazioni "no-profit" che mettono l'elmetto
- Subject: Guerra alla Siria. Le associazioni "no-profit" che mettono l'elmetto
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 25 Nov 2011 08:52:21 +0000
- Importance: Normal
- Sensitivity: Normal
LIBIA E SIRIA STESSO COPIONE MEDIATICO. I NON GOVERNATIVI BELLICOSI Marinella Correggia Dopo la Libia si ripete in Siria la bellicosa collaborazione fra sedicenti “centri per i diritti umani” e media internazionali, nella diffusione di notizie a effetto non verificabili fatte per accreditare la versione “un intero popolo disarmato contro un dittatore” (o più di recente un intero popolo armato solo per difendersi) e giustificare anzi chiedere ingerenze esterne anche militari. Per esempio, sul sito del Syrian Observatory for Human Rights (Sohr) è precisato: “Tutte le nostre ultime notizie sono disponibili su Reuters e su Afp” (in diverse lingue): un’ottima cassa di risonanza, e gratuita. Il Sohr in agosto ha denunciato al mondo via Cnn che nella città di Hama diversi neonati erano morti nelle incubatrici perché “Assad aveva ordinato di togliere la corrente”. Chi non ricorda l’effetto-bomba di un’analoga notizia falsa nel 1991, colpevoli allora i soldati iracheni in Kuwait? Anche nel caso siriano la notizia e la relativa foto si sono poi rivelate una bufala, come diverse altre. Non essendo sul terreno, le stesse organizzazioni internazionali per i diritti umani tendono ad affidarsi – come i media – a questi gruppi ben poco imparziali (di recente un avvocato statunitense in visita in ospedali siriani ha smentito la denuncia di Amnesty, non corroborata da fatti ma solo da voci provenienti da fonti non rese note, secondo la quale medici e infermiere avrebbero torturato pazienti oppositori del regime. Copione simile in Libia: medici di Zawya sarebbero stati imprigionati da Gheddafi perché non accettavano di far morire i ribelli feriti; è venuto poi fuori che alcuni medici erano stati per qualche giorno in prigione per aver introdotto armi nel paese). Certi attori “non governativi” del fronte libico si ritrovano in Siria. Fra le organizzazioni che il 23 febbraio scorso firmarono una petizione a Obama, all’Ue e a Ban Ki Moon chiedendo di fermare la repressione in Libia con ogni mezzo, c’era (in veste di promotrice) la Lega libica per i diritti umani (Llhr) che aderisce alla Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh) la quale è finanziata dalla National Endowment for Democracy (Ned), sedicente Ong statunitense - creata da Reagan nel 1982 e pagata dal Congress - definita dai critici un’agenzia che facilita il lavoro dei servizi segreti di Washington nella rimozione di governi sgraditi. Nell’aprile 2002 ebbe un ruolo anche nell’appoggiare il golpe fallito a Caracas contro il governo di Hugo Chavez. Altra promotrice della lettera libica ìera la ginevrina UN Watch, nel cui board siedono membri della destra statunitense. In Siria, il principale referente del Ned è il Damascus Center for Human Rights Studies, anch’esso partner della Fidh di cui sopra. Radwan Ziadeh, direttore del Damascus Center, è fra l’altro direttore del Syrian Center for Political and Strategic Studies a Washington. Tempo fa era presente, come i rappresentanti del Ned in Libia, alla cerimonia di premiazione degli “attivisti per I diritti umani” condotta dal Ned stesso. Quanto allo UN Watch, ha già lanciato diverse petizioni contro il governo siriano. E nessuna per invocare una mediazione di pace. Chissà perché i media internazionali non danno voce a quelle figure dell’opposizione che si oppongono a ingerenze esterne e agli scontri armati fra siriani. Marinella Correggia www.peacelink.it
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