Le armi vanno tenute d'occhio: in Parlamento la modifica alla legge sull'export



Rete Italiana per il Disarmo e Tavola della Pace: mantenere alto il controllo sull'export di armi

Le armi vanno tenute d'occhio: in Parlamento la modifica alla legge sulle armi passa dalla "legge comunitaria" e senza discussione, una strada inaccettabile

La Rete Italiana Disarmo (rete che raggruppa oltre trenta organismi) denuncia il rischio che l'Italia, con l'approvazione del disegno di legge "comunitaria" (AS 2322-B) attualmente all'esame della Commissione politiche comunitarie del Senato, diminuisca i controlli sui trasferimenti di armi e che la trasparenza su questo ambito delicato faccia un passo indietro. Insieme alla Tavola della Pace la Rete è da tempo attiva affinché il controllo e la trasparenza su un commercio così problematico non siano indeboliti ed anzi si rafforzino.

"In questo periodo di crisi economica i poteri e le lobby armiere scalpitano per avere le mani libere da vicoli di controllo sul business delle armi, ed il governo con le modifiche alla legge 185 si appresta a sostenere questi mercanti di morte - sostiene Riccardo Troisi di Rete Italiana per il Disarmo - Al contrario sarebbe importante attivarsi con normative e risorse che taglino le spese militari e redistribuiscano i miliardi sottratti a queste spese inutili verso politiche di miglioramento dello stato sociale e per favorire nuove economie che mettano al centro la sostenibilità sociale ed ambientale".

La modifica della legge 185 del 1990, che è considerata un modello a livello internazionale per i divieti che contiene, per i controlli e le misure di trasparenza, non può avvenire senza un adeguato dibattito parlamentare. Infatti, il governo, per la prima volta, su una materia così delicata che riguarda la politica estera e di sicurezza del Paese, ha deciso di fare approvare al Parlamento una legge delega. Sarà poi l'esecutivo a scrivere le norme sul commercio di armi sulla base delle poche indicazioni contenute nella proposta di legge "comunitaria" attraverso un decreto legislativo. Senza alcuna trasparenza e senza nessun confronto in Parlamento. Inoltre, i sei commi dell'art. 12 che contengono la delega non definiscono in modo definito e rigoroso i principi e criteri direttivi (come prevede la Costituzione) che dovrebbero improntare la redazione del decreto legislativo conseguente, lasciando mano libera all'esecutivo di modificare, senza troppi paletti, la legge 185/90 sul commercio di armi.

Le organizzazioni della Rete Italiana per il Disarmo e della Tavola della Pace si mobiliteranno - come avvenuto continuamente in tutti questi anni - affinché sia garantita l'osservanza dei principi fondamentali di controllo e di trasparenza che sono alla base della legge 185/90
"La legge 185/1990 ha, tra l'altro, il grande merito di aver introdotto controlli bancari rigorosi e trasparenti per evitare transazioni finanziarie occulte connesse all'export di armi - evidenzia Giorgio Beretta, analista della Rete Disarmo. Appare singolare che questo governo intenda riscriverla col chiaro intento di ridurre fortemente la trasparenza sui controlli bancari proprio nei giorni in cui i vertici (gli ex Amministratori delegati) sia della maggiore industria militare nazionale (Finmeccanica) sia del principale istituto di credito italiano (UniCredit) sono oggetto di specifiche indagini da parte della magistratura per attività illecite"

Il pericolo insito nella riduzione e depotenziamento degli strumenti di controllo sui trasferimenti di armi è ben dimostrato dai dati diffusi proprio ieri dal rapporto di Amnesty International dal titolo "Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: le lezioni per un efficace Trattato sul commercio di armi" in cui si evidenzia come in alcune delle aree geopolitiche più problematiche del mondo le armi siano affluite copiose. Anche dal nostro paese e nonostante i controlli già attivi.

La Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace si dicono quindi contrarie a questa proposta che consegna una delega in bianco al governo. Il fatto che le norme sui controlli delle esportazioni di armi siano approvate senza un vero confronto nelle competenti sedi istituzionali è un rischio per la democrazia e la sicurezza. 
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