Cassiopea: quando una sentenza fa pił danni del reato che intende punire
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- Date: Wed, 5 Oct 2011 10:50:37 -0400
Da qualche giorno, insieme ai rifiuti tossici sparsi
per
l’intero territorio regionale, è stata intombata anche l’inchiesta
Cassiopea.
Avviata nel 1999 dal Pubblico Ministero Donato Ceglie
della procura di Santa Maria Capua Vetere, l’inchiesta ha visto coinvolti
numerosi industriali che, grazie alla complicità della malavita locale,
sversavano nelle campagne del napoletano e del casertano migliaia di
tonnellate
di materiale tossico, scarto delle lavorazioni delle industrie siderurgiche,
metallurgiche, cartarie e conciarie del nord Italia.
Le clamorose
lungaggini del processo, dovute ad un
indecente e non casuale “palleggio” di carte e ben 120 faldoni tra la
Procura
di S. Maria Capua Vetere e
quella di
Napoli per stabilire la relativa competenza territoriale, ha determinato uno
slittamento della prima udienza preliminare di oltre 6 anni, consentendo che
alcuni dei reati minori, di cui erano accusati i 95 imputati, finissero in
prescrizione.
Ma, fatto ancora più grave, il Giudice dell’udienza
preliminare, Giovanni Caparco, ha stabilito il non luogo a procedere per
capi
di imputazione gravissimi, quali
l’associazione a delinquere, il disastro ambientale e l'inquinamento
delle falde acquifere.
Un vero e proprio squasso giudiziario che, al di
là
dell’assoluzione dei 95 imputati, ha l’infausto effetto di minimizzare, se
non
annientare, la portata delle gravissime ed incalcolabili ferite inferte al
territorio campano ed alla salute dei suoi cittadini, con un’ipoteca
incalcolabile sulla salute delle future generazioni che ha il sapore di un
crimine contro l’umanità.
Di fronte ad un simile scempio, parte della stampa
locale
ha assunto atteggiamenti provocatori verso il Dott. Ceglie, pubblico
ministero
che ha avuto il grande merito di scoperchiare la pentola delle più oscure
nefandezze ambientali che si compivano sul nostro territorio; compito della
stampa dovrebbe essere, a nostro avviso, piuttosto quello di domandarsi per
quale motivo alle conclamate devastazioni del territorio, ormai saturo fino
all’evidenza di rifiuti tossici, non ne sia conseguita, nella vicenda
Cassiopea, l’individuazione dei colpevoli, pur in presenza di filmati,
intercettazioni telefoniche e altri innumerevoli elementi probatori.
A
simili vicende si sommano, come ulteriore elemento di
indebolimento dell’azione di contrasto alle ecomafie, le recenti improvvide
intenzioni manifestate dal legislatore, tra le quali registriamo il
tentativo
di abolizione dei certificati antimafia e l’ipotesi di abbandono del sia pur
inadeguato sistema di controllo satellitare denominato Sistri.
Come comitati ed associazioni ambientaliste che da anni si occupano della tutela del territorio campano, pretendiamo che la Procura proponga appello avverso la sentenza di proscioglimento intervenuta nella vicenda cd. Cassiopea, al fine chiarire una storia che scandalizza le nostre coscienze e mina la credibilità delle istituzioni.
Chiediamo conseguentemente che la più alta carica dello Stato ed il Consiglio Superiore della Magistratura osservino con attenzione l’evolversi della vicenda Cassiopea, per la sua importanza e per l’innegabile rilievo che essa ricopre nell’ambito delle necessarie azioni di contrasto al sistema delle ecomafie.
Napoli 5/10/2011
CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale rifiuti CampaniaFederazione Assocampaniafelix
Cittadini campani per un piano alternativo dei rifiuti
Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia
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