Comunicato Stampa su Terzigno
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- Date: Fri, 22 Oct 2010 11:27:33 -0400
Comunicato Stampa su Terzigno
L'emergenza di questi
giorni potrebbe
essere fronteggiata immediatamente senza l'apertura di nuove discariche:
quella che pare una provocazione è in realtà il frutto di un
ragionamento cha parte dalle cause dell'emergenza e termina con un nuovo
piano dei rifiuti, incentrato sulla tutela della salute pubblica e
della dignità dei cittadini.
Per incominciare questo ragionamento
bisogna anzitutto premettere che quanto sta accadendo in queste ore a
Terzigno è la conseguenza del modo dissennato con cui la classe politica
nazionale e locale ha gestito i 16 anni di emergenza rifiuti in
Campania: durante questi anni infatti non solo non si è rispettata la
legislazione europea sulla gerarchia dei rifiuti, che parte dalla
riduzione a monte e dalla raccolta differenziata finalizzata al riciclo
dei materiali, ma si sono anche approvate leggi criminali che hanno
incentrato il piano rifiuti sulla costruzione di enormi discariche da
riempire di rifiuti indifferenziati e tossici, nell'attesa della
costruzione di grandi inceneritori; In essi la legge emergenziale
n.123/08 autorizza a bruciare anche i rifiuti indifferenziati,
consentendo ai gestori di tali impianti di intascare i soldi dei
contribuenti italiani derivanti dai CIP6, soldi pubblici destinati alle
energie rinnovabili che in Campania vengono impropriamente dirottati
verso l'incenerimento dei rifiuti.
Questo piano scellerato viene
portato avanti senza tenere in alcun conto la devastazione ambientale,
sanitaria, civile e morale dei territori campani, già sottoposti ad una
lunga e selvaggia pressione ambientale causata da decenni di sversamenti
illegali di rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia e dall'Europa.
Questi rifiuti tossici sono stati disseminati nei più fertili terreni
agricoli della Campania, nelle migliaia di cave del casertano e lungo le
coste, pregiudicando in modo criminale le preziose risorse idriche e
agronomiche regionali, al solo scopo di arricchire il blocco sociale
costituito da ecomafie, amministrazioni compiacenti ed industriali
corrotti.
Tali interessi criminali, che si contrappongono alla salute
pubblica, hanno sfruttato un'interminabile catena di ordinanze e leggi
emergenziali "in deroga" ad interi settori della normativa italiana ed
europea, calpestando anche i diritti fondamentali dei cittadini campani,
come il diritto alla salute e ad un ambiente salubre che consenta una
vita dignitosa senza la continua e fondata paura di vedere i propri cari
ammalarsi gravemente.
La gestione commissariale ha imposto per anni
l'apertura di nuove discariche di tal-quale, quasi sempre fuori norma e
quasi sempre realizzate in luoghi inadeguati per le loro caratteristiche
idrogeologiche, spesso servite al duplice scopo di "risolvere" in modo
grossolano una "emergenza rifiuti" creata ad arte (anche grazie
all'appoggio di media compiacenti o superficiali) e di coprire con una
montagna di rifiuti urbani indifferenziati ogni tipo di sversamento
illecito, sovrapponendo ad uno strato di rifiuti tossici uno strato di
"monnezza" ordinaria.
La scelleratezza della politica commissariale è
emersa anche dal modo in cui si è affrontata la questione della
frazione umida dei rifiuti: mentre si lamentava l'emergenza, come se si
trattasse di un'inaspettata catastrofe naturale, si lasciavano chiusi e
abbandonati in uno stato di degrado desolante decine di impianti di
compostaggio che avrebbero potuto trattare adeguatamente la frazione
umida dei rifiuti trasformandola in compost, sostanza fertilizzante da
utilizzare per le coltivazioni o per combattere la desertificazione dei
territori. In alcuni casi gli impianti di compostaggio sono stati
addirittura utilizzati dal commissariato come deposito di ecoballe non a
norma, impedendone quindi l'entrata in funzione e prolungando
l'emergenza dei rifiuti organici abbandonati nelle strade, con la
conseguenza dei miasmi e del pericolo di un'emergenza sanitaria.
La
raccolta differenziata, come ha anche rilevato già nel 2005 la Corte dei
Conti, non è mai stata organizzata adeguatamente, mentre si è
continuato ad insistere sull'emergenza dei rifiuti e delle discariche
sature senza che fosse adottata alcuna politica in grado di evitare che
tonnellate di rifiuti indifferenziati fossero abbandonati per le strade.
Ad esempio la raccolta differenziata porta a porta non è stata estesa
all'intera città di Napoli, tra le principali produttrici di rifiuti
della Campania, privilegiando la raccolta stradale e dunque vanificando
di fatto tutti i vantaggi derivanti dalla differenziazione a monte dei
rifiuti.
I sette impianti di vagliatura campana (i famosi CDR), il
cui malfunzionamento è stato causato non da errori di progettazione ma
dalla volontà di produrre una quantità smisurata di ecoballe
indifferenziate in modo da bruciarle ed ottenere finanziamenti pubblici,
non sono stati riprogettati ma continuano a triturare il rifiuto
indifferenziato, rendendo in questo modo impossibile la separazione
meccanica e il recupero di materali riciclabili contenuti nella massa
dei rifiuti indifferenziati. Una grave conseguenza di questo
malfunzionamento è la produzione, da parte di questi impianti, di una
falsa frazione organica stabilizzata da smaltire nelle discariche;
infatti la frazione organica non è affatto stabilizzata ma produce
percolato letale per le falde acquifere, in cui sono spesso mischiati
anche inquinanti che provengono dai rifiuti tossici.
Il CO.RE.ri,, ha smascherato questa gestione criminale con una certosina attività di indagine e documentazione dei fatti, avanzando proposte concrete per la soluzione definitiva della finta emergenza campana, avviando per di più innumerevoli azioni legali a tutela dei cittadini, dalla Corte dei Conti al Consiglio di Stato, alla Procura delle Repubblica ed inoltrando infine circostanziate petizioni alla Commissione Europea.
Grazie all'impegno profuso dai comitati nello studio del problema dei rifiuti, il CO.RE.ri. ha compreso i limiti del cosiddetto "ciclo integrato", che, anche secondo la normativa europea, termina con impianti di incenerimento e discariche. Questo limite europeo in Italia si trasforma in un business a causa della distrazione del mercato rappresentata dai fondi pubblici per l'incenerimento, che spingono gli imprenditori a premere sulle amministrazioni per bloccare la raccolta differenziata e costruire enormi inceneritori. In Campania questa sciagura raggiunge una forma paradossale, dato che le leggi straordinarie emanate dal governo centrale consentono non solo la costruzione continua di questi enormi forni, ma autorizzano anche a sversarne le ceneri e le scorie, contenenti sostanze pericolose e cancerogene, nelle discariche per i rifiuti urbani.
A questa gestione folle
il CO.RE.ri. ha
contrapposto concetti innovativi e una nuova visione dei rifiuti
orientata alla sostenibilità ambientale e al recupero dei territori
compromessi: raccolta differenziata finalizzata al riciclo totale della
materia, un'economia basata sul recupero delle materie prime seconde
senza impianti inquinanti e dannosi per la popolazione.
L'emergenza
di questi giorni potrebbe essere fronteggiata immediatamente con una
separazione della frazione umida dei rifiuti (scarti alimentari e
vegetali) da quella secca (carta, plastiche, vetro...): la frazione
umida, recuperata attraverso una raccolta differenziata porta a porta,
potrebbe essere subito trasformata in sostanza nutriente per i suoli,
evitando in tal modo il pericolo sanitario delle sostanze organiche in
putrefazione per strada o del percolato prodotto nelle discariche di
tal-quale. A tal fine sarebbe importante coinvolgere le aziende agricole
esistenti in Campania, che potrebbero dare un prezioso contributo
accorciando la filiera del riciclo del materiale organico.
Inoltre
gli impianti di CDR potrebbero essere riadeguati in modo tale da
separare le diverse frazioni secche e recuperare i flussi di materiali
dai rifiuti per avviarli al riciclo, evitando la costruzione di
inceneritori e discariche. In una sola parola: "riciclo totale
della materia",
da contrapporre al business della combustione, che guadagna fondi
pubblici distruggendo la materia e mettendo a rischio la salute dei
cittadini.
E' per questi motivi che
il CO.RE.ri.,
nel denunciare la continua azione di sabotaggio di qualsiasi percorso
virtuoso che possa risolvere in maniera seria e definitiva il problema
dei rifiuti in Campania, non può che esprimere piena solidarietà ai
cittadini dei comuni vesuviani ai quali, come già accaduto per quelli di
Chiaiano, Savignano, Sant'Arcangelo Trimonte, Serre e Santa Maria La
Fossa, viene negato il diritto alla salute, alla partecipazione
democratica ed alla sovranità popolare, militarizzando i territori ed
utilizzando le forze pubbliche contro i cittadini, con azioni militari
degne dei peggiori regimi dittatoriali.
Il business dei rifiuti
dev'essere superato rilanciando un'economia sana basata sul riciclo dei
materiali, in grado di garantire un futuro dignitoso alle popolazioni
campane ed offrire un modello virtuoso al resto dell'Italia e
dell'Europa.
http://www.rifiuticampania.org – contatti at rifiuticampania.org
Tel: 334-6224313
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