Napolitano respinge il ricorso straordinario dei Comitati campani sull'inceneritore di Acerra
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- Date: Tue, 12 Oct 2010 07:35:09 -0400
Napolitano respinge il ricorso straordinario dei Comitati campani sull'inceneritore di Acerra
Il Presidente della
Repubblica ha
respinto il ricorso contro l’apertura dell’inceneritore di Acerra
presentato nel giugno 2009 da comitati e associazioni ambientaliste
aderenti al CO.RE.Ri, il Coordinamento Regionale
Rifiuti della Campania,
e da alcune aziende agricole acerrane ubicate nelle vicinanze
dell’impianto. E’ di certo paradossale che la notifica del decreto
arrivi proprio oggi, ad una settimana dal fermo di tutte e tre le linee
dell’inceneritore; tale fermo, stando alle dichiarazioni di un
rappresentante della società Partenope Ambiente, che gestisce
l’impianto, è dovuto alla rottura delle pareti di materiale refrattario
all’interno dei forni causata dai fumi acidi prodotti dalla combustione
di rifiuti diversi da quelli per cui l’impianto era stato progettato
e
costruito. Tutto questo capita a pochi giorni di distanza
dall’audizione, in Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei
rifiuti, del Procuratore della Repubblica di Nola Paolo Mancuso, che sta
indagando sulle emissioni dell’inceneritore, il quale ha confermato,
ove mai ve ne fosse bisogno, tutti i limiti e difetti dell’impianto.
Cosicché,
mentre vengono alla luce in tutta la loro drammaticità i problemi che
il CO.RE.Ri. aveva già denunciato a suo tempo, il Presidente della
Repubblica, fondandosi su un parere del Consiglio di Stato del maggio
2010, ci manda a dire che tutto va bene. Secondo il Consiglio di
Stato, infatti, il nostro ricorso del 2009 sarebbe un processo alle
intenzioni.
Sostiene infatti il supremo organo della magistratura amministrativa,
nel respingere uno dei motivi del ricorso, che l’autorizzazione, in
deroga al già anomalo parere di compatibilità ambientale del 2005, alla
combustione di rifiuti diversi dall’ormai fantomatico (e inesistente)
CDR campano, sarebbe “ininfluente sulle emissioni” dell’impianto giacché
l’Ordinanza del Presidente del Consiglio, quella che prevede tale
deroga, avrebbe confermato i limiti di emissione precedentemente
previsti: come se bastasse una legge o un’ordinanza per fermare gli
inquinanti al camino. Che tali “intenzioni” però non fossero delle
migliori lo prova il fatto che, a distanza di poco più di un anno da
quel ricorso, le centraline collocate nei dintorni dell’impianto hanno
fatto già registrare oltre 250 giorni di sforamento dei limiti di
emissione degli inquinanti in atmosfera (su poco più di 500 giorni di
funzionamento parziale dell’inceneritore) rispetto ai 35 annui previsti
dalla normativa.
Il medesimo orientamento lo ha espresso il Consiglio
di Stato su un altro dei motivi di ricorso, adducendo incredibilmente
il fatto che la lamentata assenza dell’Autorizzazione Integrata
Ambientale (obbligatoria, sia per la legge italiana che per quelle
europea, per consentire la messa in esercizio di un impianto come quello
di Acerra) sarebbe stata superata dalla sua concessione ex lege e
dall’approvazione da parte della struttura commissariale di un documento
sostitutivo che non solo ha negato la prevista partecipazione dei
cittadini al
procedimento autorizzatorio, ma ha addirittura previsto l’effettuazione
della maggior parte delle complesse attività tecniche necessarie per il
collaudo dell’impianto in appena una giorno.
Scopriamo
oggi, a distanza di un anno e mezzo dalla sua inaugurazione in pompa
magna che, non solo l’inceneritore non sarebbe ancora stato collaudato
(per legge avrebbe dovuto esserlo entro il 28 febbraio 2010), ma,
secondo i tecnici della provincia di Napoli, non rispetterebbe neppure
le prescrizioni del documento sostitutivo dell’AIA.
Se a questo si
aggiunge il fatto che, nonostante il funzionamento a singhiozzo, è stato
necessario sostituire dapprima le pompe, poi gli impianti di estrazione
delle scorie e oggi si rende necessario spendere dai 10 a 20 milioni di
euro per riparare ai danni conseguenti alla improvvida decisione di
bruciare qualsiasi cosa
in un impianto già obsoleto prima ancora di essere costruito, è
evidente che la decisione del Presidente della Repubblica si scontra con
una realtà dei fatti del tutto diversa e seriamente preoccupante per la
salute dei cittadini.
Ci si chiederà, quindi, come mai si insista
tanto su quell’impianto. E la risposta ce la dà indirettamente il
Consiglio di Stato rigettando l’ultimo motivo di ricorso contro
l’inceneritore. Il collegio giudicante, presieduto da Alessando
Pajno,
ha ritenuto i cittadini campani ricorrenti non legittimati a
proporre ricorso contro la concessione degli incentivi CIP6 per la
produzione di energia elettrica all’impianto di Acerra (che non brucia
fonti energetiche rinnovabili e che quindi non ne ha legittimamente
diritto) nella misura in cui la loro posizione di utenti del
servizio elettrico che per tale concessione subiscono un danno
patrimoniale rappresentato dal contributo addebitato sulla bolletta
elettrica non é diversa da quella di qualsiasi altro cittadino che paga
l’energia elettrica. Evitando di addentrarsi nella questione CIP6,
quindi, il Consiglio di Stato ha evitato di dover annullare le ordinanze
che concedono illegittimamente gli incentivi all’impianto campano.
Annullamento che avrebbe avuto come conseguenza il fermo dell’impianto
per la sopravvenuta evidente antieconomicità.
E’ chiaro quindi che
l’inceneritore di Acerra è prima di tutto e sopra di tutto un grosso
business, fatto con i soldi dei cittadini. Talmente grosso che anche la
Presidenza della Repubblica e il Consiglio di Stato non si sono permessi
di fare un torto alle lobbies inceneritoriste, come sarebbe avvenuto
ammettendo il ricorso dei cittadini campani e dunque chiudendo
l’impianto.
Ma, fortunatamente, proprio ieri è giunta finalmente la
notizia dell’avvio dell’inchiesta della Procura della Repubblica di
Napoli a seguito dell’esposto presentato dal CO.RE.Ri. (a cui si
aggiungeva quello del Sen. Tommaso Sodano), sempre nel giugno 2009, per
denunciare, anche penalmente, le omissioni e le inadempienze collegate
all’impianto acerrano.
Ci auguriamo che almeno stavolta il
Procuratore Lepore non metta davanti alle esigenze di giustizia quelle
ragioni di “opportunità politica” che nell’inchiesta Rompiballe (poi
arenatasi nelle sabbie mobili della Procura romana) gli impedirono di
indagare fino in fondo su tutti gli aspetti dell’affare rifiuti e lo
invitiamo a restituirci con coraggio, insieme ai suoi valenti sostituti,
un brandello di legalità. Noi nel frattempo, come Coordinamento
Regionale Rifiuti della Campania, stiamo raccogliendo ulteriori elementi
che possano risultare utili per le indagini e che forniremo alla
Procura di Napoli non appena possibile.
Coordinamento
Regionale rifiuti della Campania (CO.RE.Ri)
http://www.rifiuticampania.org - contatti at rifiuticampania.org<
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Tel: 334-6224313 / 393-5477300
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