Bombardamenti e inquinamento. Trovati a Gaza metalli contaminanti nei capelli dei bambini



Gaza, trovati metalli contaminanti nei capelli dei bambini delle aree
colpite dai bombardamenti

COMUNICATO STAMPA

17 marzo 2010
Tracce di metalli tossici nei capelli sono state rilevate in molti dei
bambini palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza in precarie
condizioni abitative nelle aree colpite dai bombardamenti israeliani.
E' il risultato di uno studio pilota condotto dal New Weapons Research
Group (Nwrg), una commissione indipendente di scienziati ed esperti
basata in Italia che studia l'impiego delle armi non convenzionali e i
loro effetti di medio periodo sui residenti delle aree in cui vengono
utilizzate.

La ricerca fa seguito a quella pubblicata dal Nwrg il 17 dicembre
scorso, con la quale il gruppo aveva individuato la presenza di
metalli tossici nelle aree circostanti ai crateri lasciati dai
bombardamenti. Quelle analisi avevano scoperto anomale concentrazioni
di metalli tossici nei crateri, indicando una contaminazione del suolo
che, associata alle precarie condizioni di vita, in particolare nei
campi profughi, espone la popolazione al rischio di venire in contatto
con sostanze velenose per via cutanea, respiratoria e attraverso gli
alimenti. Con il nuovo studio, ora, il gruppo si è posto l'obiettivo
di verificare se le persone siano state effettivamente contaminate.

Il Nwrg ha esaminato campioni di capelli appartenenti a 95 persone, in
larga maggioranza bambini. Tra loro anche sette donne in gravidanza e
4 feriti. I risultati dello studio hanno stabilito che la
distribuzione media dei contaminanti metallici nei capelli degli
abitanti delle tre località in cui sono stati effettuati i test, Beit
Hanun, Gaza-Zeitun e Beith Lalya, è più elevata rispetto alla media,
in circa 60 casi di oltre il doppio. L'indagine ha rilevato insolite
concentrazioni di metalli nei capelli che indicano la loro elevata
presenza nell’ambiente, un fatto che può provocare nel tempo danni
alla crescita ed alla salute come conseguenza della esposizione
cronica. In diversi campioni sono stati individuati metalli
carcinogenici o tossici, come cromo, cadmio, cobalto, tungsteno e
uranio, mentre in uno dei feriti è stato misurato un livello
inusualmente elevato di piombo. Per 39 delle persone esaminate la
compresenza di più metalli e/o la presenza di metalli carcinogenici
hanno spinto i ricercatori a raccomandare per loro ulteriori
controlli.

Lo studio, che è durato diversi mesi, ha misurato la concentrazione
nei capelli di 33 metalli, con analisi ICP/MS (una tipologia di
spettrometria di massa altamente sensibile). Le tracce di metalli nei
capelli indicano la presenza delle stesse sostanze nell'organismo, che
potrebbero essere entrate in circolazione nel sangue ed essere entrate
negli organi. L'analisi del capello rappresenta una tecnica non
invasiva, che permette di stimare il problema evitando prelievi del
sangue o biopsie. Per questo motivo le indagini di contaminazione
ambientale basate sulla analisi dei capelli sono raccomandate dalla
Environmental Protection Agency (Epa) e la International Atomic Energy
Agency (Iaea).

I risultati delle indagini sono preoccupanti: anche se le quantità di
metalli in eccesso, infatti, non sono superiori di 2-3 volte a quelle
presenti nei capelli di persone non contaminate, questi livelli
possono essere comunque patogenici in situazioni di esposizione
cronica.

Il problema, infatti, spiega la professoressa Paola Manduca, diventa
quello di eliminare ora le cause della contaminazione:
"L'identificazione dei soggetti con confermato e persistente carico
elevato di metalli - sottolinea - richiederebbe la rimozione del
soggetto dall'esposizione, l'approccio terapeutico più favorito in
vista della mancanza di prove sull'efficacia e la sicurezza del
trattamento chelante, sopratutto nei bambini. Questo presenta gravi
problemi nella situazione attuale di Gaza, dove la costruzione e la
rimozione delle strutture danneggiate è resa difficile o impossibile,
e certamente rappresenta la grave responsabilità di coloro che
dovrebbero porre rimedio i danni alla popolazione civile, secondo le
leggi internazionali".

Allo studio hanno lavorato Mario Barbieri, del Cnr, e Maurizio
Barbieri, docente di geochimica ambientale all'università La Sapienza
di Roma, e responsabile del laboratorio di spettrometria di massa Icp,
dove sono state realizzate le analisi, e Paola Manduca, genetista. Lo
studio è stato possibile grazie alla collaborazione sul campo
dell'associazione Gazzella onlus.


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Fabio De Ponte
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Sito: www.newweapons.org