Non bastano le cartoline: dove è finita l'"emergenza" campana?



Venerdì 23 ottobre, ore 17,30 conferenza stampa a Napoli, piazza Santa
Maria degli Angeli 1, presso la sede della Società di studi politici
22 ottobre 2009 - Coordinamento Regionale Rifiuti

Nonostante le dichiarazioni ufficiali abbiano più volte affermato la fine
dell'emergenza rifiuti in Campania e abbiano dipinto la cartolina di una
regione gestita in modo esemplare, la realtà in Campania è ben diversa: il
territorio e la popolazione continuano ogni giorno a subire il traffico
illegale di rifiuti tossici e la gestione criminale dei rifiuti urbani,
con gravissime conseguenze sulla salute umana, sulla salubrità
dell'ambiente e sull'agricoltura.
La recente riscoperta del disastro delle navi colme di decine di migliaia
di fusti di rifiuti tossici e radioattivi, provenienti dal nord Italia e
dai maggiori paesi industrializzati d'Europa e d'America, affondate in
varie zone a largo della penisola italiana ha confermato che il
Mediterraneo e il mezzogiorno d'Italia sono stati condannati a diventare
il centro dello sversamento di gran parte dei veleni industriali. Infatti
il Mediterraneo non è stata l'unica rotta percorsa dai trafficanti di
rifiuti: come ha confermato il pentito di camorra Gaetano Vassallo,
migliaia di tir gremiti di veleni hanno quotidianamente, per quarant'anni,
attraversato le strade dell'Italia, finendo la loro corsa scellerata nelle
contrade più fertili del mezzogiorno, in quella che un tempo era chiamata
Campania felix per la fecondità della sua terra. Con quei rifiuti sono
state avvelenate le campagne e le acque, e costruite le mura delle case
dei cittadini meridionali che da Caserta a Crotone muoiono ogni giorno,
silenziosamente, di orribili mali che mai finora avevano così diffusamente
colpito queste terre. Il 5 giugno 2008, sul quotidiano "la Repubblica", il
Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, ha confermato che il
traffico di rifiuti tossici proviene dal nord Italia con meta nelle
regioni meridionali.  I poteri forti del nord Italia hanno tradito la loro
missione industriale che consisteva nel produrre beni e servizi
d'interesse generale, e accecati dal profitto hanno stretto un patto
d'acciaio con mafia, camorra e ‘ndrangheta, per lo smaltimento illegale
nelle regioni meridionali dei rifiuti tossici prodotti dalle loro
industrie, nonché provenienti dalle maggiori industrie dei paesi
occidentali.
I processi in corso, sebbene privi dell'attenzione della stampa nazionale,
stanno dimostrando che i poteri forti hanno strumentalizzato il bisogno
fisiologico della gestione dei rifiuti urbani per ottenere enormi
profitti: infatti hanno impedito la raccolta differenziata e la creazione
di impianti di recupero della materia per accumulare tutti i rifiuti in
costose discariche ed enormi inceneritori, in modo da poter usufruire dei
contributi pubblici per l'incenerimento (Cip6) sull'intero quantitativo
dei rifiuti prodotti, contrariamente a quanto previsto dall'ordinanza
Napolitano del 1998. Infatti, come spiega Paolo Rabitti (consulente della
Procura di Napoli) nel libro "Ecoballe" l'ordinanza 2774/98, per non
scoraggiare la raccolta differenziata, prevedeva che il contributo Cip6
per l'incenerimento riguardasse solo la metà dei rifiuti prodotti, ma
l'influenza dei poteri forti ha fatto estendere il contributo Cip6
all'intero quantitativo, con le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli
occhi: la raccolta differenziata ai minimi nazionali, le discariche, come
quella di Ferrandelle o di Sant'Arcangelo Trimonte, sono sempre più grandi
e inquinate, la salute dei cittadini - anche in zone prevalentemente
agricole - subisce un crescendo di malattie e tumori, e il rischio che gli
uccelli che affollano le discariche diventino i vettori di gravi malattie
infettive è sempre più alto.
Dai processi in corso in Campania sta emergendo che la Fibe (Impregilo,
maggiore azienda italiana in materia di costruzioni e general contractor
per la TAV, il Mose di Venezia, il Ponte sullo Stretto di Messina e altre
opere in tutto il mondo), e le banche finanziatrici hanno impedito la
raccolta differenziata con il solo scopo di fare enormi profitti tramite
il Cip6 che garantisce centinaia di migliaia di euro per ogni giorno di
attività dell'inceneritore di Acerra che è stato costruito per bruciare di
tutto, compresi i rifiuti industriali, scaricando ogni giorno milioni di
metri cubi di fumi tossici e migliaia di tonnellate di ceneri tossiche su
quello che resta dell'attività agricola meridionale. Inoltre anche se il
termovalorizzatore di Acerra, impianto giudicato obsoleto già dalla VIA
del 1999, sfora continuamente i limiti di emissione di gas nocivi,
continuano a restare in vigore i piani di gestione dei rifiuti che
prevedono soltanto la costruzione di decine di inceneritori tutti di
enormi dimensioni, a volte mascherati anche come "impianti a biomasse".
La popolazione campana ha sempre tentato di ribellarsi a questo stato
subcoloniale a cui è stata condannata dalla parte ricca e industrializzata
del paese e da qualche anno è riuscita a unirsi in un coordinamento di
comitati regionale (Co.Re.Ri) che con la collaborazione di una minoranza
coraggiosa di professori universitari cerca di scuotere l'opinione
pubblica nazionale ed europea da un torpore che impedisce di riconoscere
la portata storica dei processi che si stanno celebrando contro i
responsabili di un disastro di proporzioni inaudite, un disastro che ha
bruciato, oltre a milioni e milioni di fondi pubblici, il futuro stesso
della regione e del mezzogiorno.

 Questi i temi principali della conferenza stampa che si svolgerà venerdì
23 ottobre a Napoli (Piazza S. Maria degli Angeli 1, presso la Società di
studi politici) alla presenza di giornalisti della stampa nazionale e
straniera.
Durante la conferenza interverranno: il prof. Franco Ortolani, ordinario
di Geologia presso l'università Federico II di Napoli, il prof. Giuseppe
Ortolani . prof. Franco Ortolani, ordinario di Geologia presso
l'Università Federico II di Napoli, e il prof. Giuseppe Comella, ex
direttore del dipartimento di medicina interna presso l'Istituto Nazionale
di Ricerca sul Cancro "Pascale" di Napoli. Francesca Menna direttrice del
corso di specializzazione in Tecnologia e Patologia delle specie avicole
della facoltà di Veterinaria, che illustrerà risultati allarmanti circa la
possibilità che, a causa del gran numero di discariche, le specie avicole
possano diffondere in Campania, e trasmettere ad altri uccelli migratori,
malattie altamente pericolose per l'uomo, di cui mai prima d'ora gli
uccelli erano stati portatori. Inoltre verranno commentati i dati delle
analisi ambientali effettuate in Campania dalla marina militare americana
(Us - Navy) e dall'Arpac.
Ai giornalisti verrà distribuito materiale fotografico e documentazione -
in forma sia cartacea che informatica - con articoli di rassegna stampa,
materiale circa i processi aperti in Campania per stabilire le
responsabilità dell'emergenza ambientale, e la sintesi dello studio
ambientali dei medici americani.
Il CoReRi, e i docenti chiamati a intervenire, saranno disponibili per
rispondere a tutte le domande dei giornalisti.

A promuovere la conferenza è il CO.RE.ri (Coordinamento Regionale Rifiuti
della Campania) per informazioni:
329 29 42 818 -  338 19 02 278 - 338 63 87 694