Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra



Comunicato Stampa
16 giugno 2009 - Coordinamento Regionale Rifiuti

Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi
(che molto spesso sono stati abusivamente "infilati", con la compiacenza
di chi doveva controllare, nelle oramai famose ecoballe campane); non ha
nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né
l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, concessa "legislativamente"
in deroga, senza consultare la popolazione interessata, né una vera e
propria VIA, Valutazione d'Impatto Ambientale); funziona da quasi tre mesi
in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i
necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che
al momento non sappiamo dove vengano smaltite. D'altro canto gli unici
dati disponibili sulle concentrazioni di inquinanti nell'aria, rilevate
nei primi due mesi di funzionamento dell'inceneritore dalle centraline
ARPAC di Acerra e San Felice a Cancello, dicono che su 60 giorni di
funzionamento (teorici, visto che diversi sono stati in questi mesi i
giorni di fermo dell'impianto) ci sono stati ben 17 sforamenti.

Comitati e associazioni ambientaliste campane già da anni denunciano
l'inadeguatezza e la pericolosità dell'impianto di Acerra, ma oggi, dopo
meno di tre mesi dalla farsesca inaugurazione in pompa magna, il dato è
lampante.

Per questo il CO.RE.Ri (Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania),
dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro le ordinanze che,
in deroga al parere VIA del 2005, hanno illegittimamente autorizzato la
combustione di qualsiasi tipo di rifiuto, in luogo del CDR, ha deciso di
rivolgersi anche alla magistratura penale affinché faccia luce, una volta
per tutte, sulle responsabilità di chi ostinatamente ha voluto la
realizzazione di quell'impianto, nonostante sapesse che era del tutto
incompatibile con la realtà del territorio acerrano, sproporzionato,
obsoleto, pericoloso per la salute della popolazione; questo al solo scopo
di lucrare parassitariamente sui finanziamenti pubblici CIP6, concessi nel
1992 dal governo italiano, in violazione della normativa europea, a chi
dovrebbe produrre energia bruciando rifiuti, generando di fatto una
distorsione del libero mercato che ha penalizzato il riciclo dei rifiuti e
ha boicottato la raccolta differenziata.

Stamattina, dunque, tramite lo Studio legale Adinolfi di Caserta, punto di
riferimento ormai irrinunciabile in Campania per le azioni giudiziarie a
difesa dell'ambiente, è stato depositato presso la Procura della
Repubblica di Napoli l'esposto che diversi cittadini campani hanno
sottoscritto a nome del CO.RE.Ri.

Ci aspettiamo che la magistratura napoletana tutta, lasciando da parte le
preoccupazioni sull'impatto “politico” dell'emergenza rifiuti, sappia
trovare la serenità necessaria per accertare le responsabilità fino ai più
alti livelli di governo disponendo, nel frattempo, il sequestro preventivo
dell'impianto.

CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Sito: www.rifiuticampania.org
Email: contatti at rifiuticampania.org
Tel: 334-6224313