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"L'inquinamento ambientale di origine industriale: il caso Taranto". Anticipiamo alcuni passi della relazione di PeaceLink
- Subject: "L'inquinamento ambientale di origine industriale: il caso Taranto". Anticipiamo alcuni passi della relazione di PeaceLink
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 3 Jun 2009 14:40:35 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
"Ho avuto esperienze professionali importanti, che mi consentono di parlare di cose conosciute sul campo. Insieme ad altri volontari, affrontiamo le questioni ambientali che hanno fatto di Taranto una delle città più inquinate d’Europa. I mali sono antichi: circa 20 anni fa Taranto fu dichiarata, con legge dello Stato, “città ad elevato rischio di crisi ambientale”. Da allora la situazione è peggiorata. Il nostro obiettivo è di combattere incompetenza, superficialità, cialtronaggine, specialmente se praticate in malafede e contro i legittimi interessi della popolazione. I nostri alleati sono Internet, che mette a disposizione una quantità immensa di informazioni, e l’Unione Europea (Commissione, Parlamento, Consiglio e Corte di Giustizia), che mette a disposizione la mediazione della cultura e della legislazione europea che, in campo ambientale, sono sicuramente più avanzate di quelle italiane. Spesso ci capita di scoprire le magagne commesse da chi contava sulla superficialità generalizzata per far passare “porcherie” di vario genere..." Così comincerà oggi l'intervento dell'ing. Biagio De Marzo che relazionerà per conto di PeaceLink e AIL oggi pomeriggio al Convegno organizzato dall'Ecoistituto del Piemonte, del cui appuntamento qui riportiamo la relativa scheda: http://www.peacelink.it/calendario/event.php?id=7812 Il titolo del convegno è "L'inquinamento ambientale di origine industriale: il caso Taranto". L'intervento dell'ing. De Marzo è centrato sulla direttiva IPPC e sulla sua importanza strategica: "La direttiva 1996/61/CE, detta IPPC (Integrated Pollution Prevention Control), è lo strumento cardine per l’attuazione di politiche ambientali che mirano a realizzare la riduzione complessiva dell’inquinamento prodotto dal settore industriale della Comunità Europea. Adotta un approccio preventivo ed integrato che punta ad evitare o ridurre le emissioni intervenendo alla fonte, nelle varie fasi del processo produttivo, attraverso l’Autorizzazione Integrata Ambientale di competenza dello Stato o delle Regioni, a seconda delle caratteristiche degli impianti. La direttiva IPPC, oltre alla riduzione integrata dell’inquinamento, riguarda anche la riduzione dei consumi, l’efficienza dell’uso dell’energia e delle materie prime e “le misure necessarie per prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze”. E’ mancata la volontà politica di perseguire la riduzione integrata dell’inquinamento italiano o, peggio, sono state assecondate, e continuano ad essere assecondate, le richieste dei settori produttivi italiani che ritengono che il rispetto della direttiva IPPC sia incompatibile con la competitività dei propri prodotti. In più, strutture ministeriali a volte ostili, improprie determinazioni politiche assunte da organismi tecnici, veri e propri boicottaggi e prevalere di lobby hanno portato alla situazione attuale. Ad essa non è stato capace di porre rimedio neanche un Ministro “verde”, in carica all’ambiente per due anni. Eppure, almeno dalla Puglia e da Taranto in particolare, egli ha ricevuto ripetutamente denunce di associazioni ambientaliste, sanitarie e civiche oltre che di medici ed operatori sanitari sulle connessioni tra gravi patologie ed emissioni inquinanti". La relazione dell'ing. De Marzo toccherà i cardini dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che così sintetizza: "L’AIA prescrive che le condizioni di funzionamento dell’impianto siano conformi a quanto autorizzato e che le emissioni effettivamente conseguenti all’attività produttiva siano entro i limiti fissati. L’AIA recepisce le “Migliori Tecniche Disponibili” (dette anche MTD o BAT), cioè impianti e pratiche operative esistenti nel mondo, con valori di inquinamento inferiori a quelli limite fissati. I valori limite di emissione fanno riferimento alle MTD liberamente scelte, fermo restando l’obbligo di utilizzare tecniche efficaci per la riduzione di un grave impatto ambientale; in altre parole, per rispettare le norme di qualità ambientale, si devono impiegare impianti e pratiche operative più efficaci delle MTD descritte nel DM 31.1.2005. Nell’AIA sono stabiliti controlli, a cura ISPRA (ex APAT), e relative metodologia, frequenza, procedura di valutazione, con obbligo di comunicazione all'Autorità competente. A seconda della gravità dei reati, sono previste sanzioni penali fino all’arresto per due anni e forti ammende". La relazione si sofferma anche sulla forza che Internet ha avuto per mobilitare le coscienze e fare pressione: "Oltre 17.000 persone di ogni parte d’Italia e dall’estero - annota De Marzo - firmano l’appello “Non lasciate che i cittadini di Taranto muoiano di cancro!” lanciato il 25 settembre 2008 da A.I.L. sezione di Taranto attraverso il sito www.ail.taranto.it. 17.000 messaggi di posta elettronica giungono direttamente sulla casella di posta elettronica del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro dell’ambiente, dei rappresentanti italiani presso le Istituzioni Europee, di tutti i deputati e senatori, del Presidente della Regione Puglia, del Prefetto di Taranto, del Presidente della Provincia e del Sindaco di Taranto". Il Caso Taranto sta diventando quindi oggetto di dibattito generale. Vi invitiamo a far conoscere o a partecipare a questo appuntamento torinese di cui vi abbiamo anticipato alcuni passi di una delle relazioni. Alessandro Marescotti http://www.peacelink.it --- Sostieni la telematica per la pace, versa un contributo sul c.c.p. 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, C.P. 2009, 74100 Taranto (TA)
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