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"Soldato umanitario" italiano spara in Afghanistan e uccide una bambina
- Subject: "Soldato umanitario" italiano spara in Afghanistan e uccide una bambina
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Mon, 4 May 2009 09:39:51 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
"Un contributo alla sicurezza ed allo sviluppo della comunità internazionale al quale non possiamo venire meno e che anzi, in prospettiva, è necessario rendere più efficace". Così il Presidente della Repubblica ha recentemente definito la missione italiana in Afghanistan, collegandola idealmente al 25 aprile. Cavoli a merenda. Ne ho parlato su http://www.peacelink.it/pace/a/29334.html Ma oggi vi è un motivo in più per dirlo, un tragico motivo. Che ci ricorda l'uccisione di Nicola Calipari e il ferimento di Giuliana Sgrena. Questa volta i proiettili sono italiani e la vittima è una bambina dell'Afghanistan. Ma del resto che cosa ci aspettiamo dalle scuole militari e dalle accademie? Il "soldato umanitario"? Fatevi raccontare da chi ci vive che tipo di istruzione militare c'è ancora oggi. Napolitano farebbe bene a informarsi sul tipo di istruzione militare trasmesso ragazzi e ragazze. Rimanere umani nelle scuole militari è un'impresa. Parlo con cognizione di causa avendoci vissuto lì dentro e sapendo che ancora oggi nulla è cambiato. Altro che 25 aprile... Alessandro Marescotti http://www.peacelink.it HERAT - Una bambina afgana di 13 anni è morta uccisa dai colpi di mitragliatore sparati da un blindato italiano di pattuglia nella zona occidentale dell'Afghanistan. Secondo l'Esercito, la macchina non si è fermata all'alt dei militari; secondo lo zio della bambina uccisa, al volante dell'auto, stamane pioveva molto in quella zona e se non si è fermato è perchè ha "visto le luci quando era troppo tardi". Viaggiavano per assistere ad un matrimonio. La famiglia di afghani stava andando ad Herat per assistere ad un matrimonio. Viaggiavano, lo zio, la bambina ed altre tre persone rimaste ferite, su una Toyota Corolla, una delle macchine maggiormente segnalate come possibili autobomba, lo stesso modello di auto sulla quale sedevano Nicola Calipari e la giornalista Giuliana Sgrena, quando una raffica partita da un blindato americano uccise il funzionario dei Servizi segreti ad un check point sulla strada per l'aeroporto di Bagdad, il 4 marzo 2005. Fonte: Repubblica HERAT - Una ragazzina afghana di 13 anni è morta dopo che l'auto su cui viaggiava, una Toyota Corolla station wagon, "come quelle usate dai kamikaze", è stata centrata da uno o più colpi d'arma da fuoco sparati da un militare italiano. E' successo alle porte di Herat, nell'ovest, quando in Afghanistan erano le 11 (le 8.30 in Italia) ed erano appena atterrati alcuni parlamentari italiani che di lì a poco avrebbero posato la prima pietra di una casa d'accoglienza annessa all'ospedale pediatrico: un assurdo paradosso, nel giorno della tragica morte di una bambina. I suoi familiari accusano: "Pioveva e la visibilità era pessima", dice lo zio, Ahmad Wali, 32 anni, che guidava la macchina. "D'un tratto ho visto delle luci davanti a noi ed è apparso un convoglio di soldati stranieri. Subito dopo ho visto che metà del volto di mia nipote non c'era più, che sua madre era ferita al petto e che il mio viso era sanguinante a causa di frammenti del parabrezza che era esploso". Anche Abdul Raouf Ahmadi, portavoce della polizia, punta l'indice: "I soldati stranieri hanno aperto il fuoco su una vettura civile (la Toyota Corolla, come quella in cui venne colpito mortalmente in Iraq Nicola Calipari, ndr), uccidendo una bambina e ferendo due persone tra cui una donna", ha detto. Il generale Rosario Castellano, comandante della Brigata Folgore e del contingente italiano ad Herat è però molto più cauto. E' lui a dare la notizia alla delegazione parlamentare. Tre mezzi degli Omlt, quelle squadre che si occupano dell'addestramento dell'esercito afghano, si stavano dirigendo lungo la Ring Road all'aeroporto di Herat, dove c'é il quartier generale del Regional Command West, a guida italiana: "A circa quattro chilometri di Camp Arena il convoglio ha avvistato una vettura civile che procedeva in senso opposto a forte velocità. I militari hanno attuato immediatamente tutte le procedure previste di allertamento: clacson, abbaglianti, anche un razzetto luminoso. Fonte: Ansa (Vincenzo Sinapi)
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