Fwd: [gc] "Con questi dirigenti non vinceremo mai"
- Subject: Fwd: [gc] "Con questi dirigenti non vinceremo mai"
- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Thu, 18 Dec 2008 11:34:40 +0100
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Sul sito: Da grande voglio essere libera!
"Con questi dirigenti non vinceremo mai"
Ripropongo nel videoblog le parole quanto mai attuali di Nanni Moretti con dietro la sfinge di Francesco Rutelli a Piazza Navona: "con questi dirigenti non vinceremo mai". Ero a Porto Alegre quel giorno a lavorare per un altro mondo urgente e necessario. Sono passati quasi sette anni e la profezia di Moretti si è avverata in tutta la sua durezza. Gli apparati hanno vinto contro la spinta dal basso della società civile progressista e hanno portato la sinistra italiana alla rovina.
I Rutelli (quello che consegnata Roma ad Alemanno ha subito preteso una poltrona più comoda) e non solo lui, hanno costruito il Partito Democratico nella peggior maniera e con le peggiori intenzioni. E' il partito degli assessori dove si parla di potere e di soldi ma mai di politica. Il partito dove Paola Binetti può scavalcare a destra Gianfranco Fini su Chiesa e antisemitismo e su molti temi etici. Il partito dove molti potrebbero offrire la tessera a Mariastella Gelmini perché la pensano alla stessa maniera ma dove non c'è mai una parola chiara su nulla.
E non c'è perché l'unica cosa che conta sono le poltrone, i soldi, la spartizione delle tangenti come delle carriere, E Bocchino di Alleanza Nazionale (quello dei pizzini di Latorre) può dire che lui insieme al deputato del PD Lusetti e al faccendiere Romeo sono "un sodalizio". E dove il caso Villari, ancor più di Pescara e Napoli ha messo a nudo l'incapacità di scegliere la classe dirigente di centro-sinistra. Hanno fatto un partito con il manuale Cencelli nel quale l'unica cosa che prevale oltre ai giochi di potere è il diritto di veto su tutto.
La moglie di Cesare, Veltroni… Non temono Silvio Berlusconi ma disprezzano Antonio di Pietro alla stessa maniera di come disprezzano il popolo di sinistra che non può accettare, che non accetterà mai che facciano politica per carriera e non per servizio. Un politico di centro-sinistra non può dovere la propria legittimità ad altri che non alla fiducia degli elettori, che sia un banchiere, un cardinale o un faccendiere come Alfredo Romeo.
Siamo così, illusi, stupidi, ingenui, non vogliamo la luna né la Rivoluzione e siamo perfino disposti ai sacrifici, ma se i dirigenti non sono degni di mettersi alla testa delle nostra ingenuità del volere un'Italia migliore allora dovranno rotolare le teste dei dirigenti. Una, dieci, mille teste dovranno cadere perché, come diceva Moretti, con questi dirigenti non vinceremo mai.
Fanno finta di non capire che non si può non consegnare una regione come l'Abruzzo alla destra più impresentabile se si va alle elezioni perché il nostro governatore, quello fatto votare dai cittadini, è stato arrestato per corruzione. Non si può governare come a Napoli negli ultimi anni. Dimettetevi. Non si può far finta di non vedere il disastro dei rifiuti. Non si può fare un governo ombra che è così ombra da essere impalpabile. Non si può candidare Riccardo Villari e chi ha messo in lista Riccardo Villari si deve dimettere. Non si può inciuciare con le destre (quelle destre) su tutto. Il garantismo non può significare la mancanza di qualunque codice etico, ovvero che fino a condanna definitiva (tra cent'anni) il politico, il ministro come il consigliere di circoscrizione, può fare quello che gli pare. Soprattutto non si può andare a cena con i palazzinari ma si deve andare a cena con gli inquilini. Se vanno a cena con i palazzinari allora questi politici non possono pretendere di rappresentare gli inquilini. E non solo perché il palazzinaro può essere un ottimo pagatore di tangenti.
E qui viene il punto. Non possono far finta che il problema siano due o dieci assessori corrotti e dirci che non dobbiamo fare di ogn'erba un fascio e continuare (a perdere) come se niente fosse. Il problema, come si diceva un tempo, è politico. Un dibattito veramente costituente sul PD non può non toccare i nodi centrali di cosa voglia essere il PD. Se non si ha una cultura propria, e il PD non ce l'ha, non esiste altro che la subalternità culturale alle destre (ma il PD è subalterno a chiunque), su tutto, dal modello economico, all'etica, al ruolo dello Stato come perequatore delle differenze sociali alla questione morale.
Gianfranco Pasquino solleva da tempo un problema semplice: perché avete liquidato la socialdemocrazia che con qualche ombra ma parecchie luci continua ad essere uno strumento per garantire in mezza Europa le parti più deboli della società pur all'interno di una società capitalista? Deragliato il treno del PCI era necessario scavalcare a destra la socialdemocrazia per finire nella palude dell'accettazione del modello? Non può essere quello ancora oggi un ancoraggio minimo dal quale ripartire?
Perché ripartire si deve. Abbiamo il nemico in casa che sta facendo scempio da Palazzo Chigi del nostro paese, abbiamo 3 regioni e spezzoni di altre in mano alla criminalità organizzata. Abbiamo adottato un modello economico fallito e fallimentare che ha gettato nella disperazione della precarietà le nuove generazioni. Non s'illudano quindi e non celebrino quelli che da sinistra criticano giustamente il Partito democratico. Perché il PD o quello che verrà dopo il PD restano centrali per governare questo paese e senza una grossa forza di centro-sinistra che corrisponda all'SPD, al PSOE, al PSF e al Labour Party, questo paese lo governeranno Berlusconi e berluscones fino al 25 aprile 2045.
Non ci sono altre vie. Rigidi codici etici per i quali vogliamo sapere anche se il candidato sindaco ha preso una multa per divieto di sosta, e sennò non si candida e va (o torna) a lavorare. La presunzione d'innocenza deve valere solo rispetto al processo, non rispetto alla carica che si occupa e profondo rinnovamento della classe dirigente attraverso primarie vere su tutto. E la nuova classe dirigente del PD deve decidere, sulla scuola e sulle staminali, sul PSE e sull'ambiente, tutto quello che fino adesso non ha fatto. Perché noi non siamo come loro.
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