Diossina a Taranto



Il 9 maggio ero a Taranto, invitato dalla Agenzia Regionale Protezione
ambiente Pugliese, validamente diretta dall'amico Assennato. Tema
dell'incontro: Taranto sotto la lente. Dai Monitoraggi alle strategie.

Dopo anni di colpevole silenzio, emerge  con chiarezza il pesante costo
all'industrializzazione che sta pagando la città di Taranto, sul cui
territorio si concentrano una delle più grandi acciaierie d'Europa, un
cementificio, una centrale termoelettrica, un impianto petrolchimico e
temo di essermi dimenticato qualche cos'altro...

Confermato che dall'alto camino del reparto agglomerazioni dell'acciaieria
esce gran parte delle diossine prodotte oggi in Italia.  La cosa
stupefacente è che i limiti di legge  per questi impianti non hanno ancora
recepito quanto la comunità scientifica condivide da tempo, ovvero il
fatto che occorre pesare le singole diossine e i singoli furani per la
loro tossicità equivalente e non fare semplicemente la somma totale di
questi composti.

Guarda caso, senza adeguamento della norma, l'impianto sembra essere in
regola!

Al convegno ho portato la mia esperienza sulle acciaierie di Genova
Cornigliano dove ci sono voluti 15 anni da quando i miei studi avevano
evidenziato la pericolosità  delle cokerie per ottenere un'ordinanza della
magistratura di chiusura di questo reparto che comunque è stata possibile
anche grazie a questi studi e alla volontà di tutti gli enti locali di far
chiarezza sul problema.

A Taranto la situazione è di più difficile soluzione, è comunque
importante che  anche qui numerosi enti, coordinati dalla ARPA puglia,
stiano fornendo dati qualificati sull'elevato impatto delle attività
produttive sulla qualità dell'aria, dei sedimenti, degli organismi marini
e sulla salute dei residenti.

Oggi i decisori politici non possono nascondersi su "non sapevamo.."


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Dal blog del chimico ambientale Federico Valerio
http://federicovalerio.splinder.com/post/17062262
domenica, 11 maggio 2008