Se Hugo Chávez persegue la pace in Colombia allora è un terrorista
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- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Thu, 14 Feb 2008 09:59:08 +0100
Se Hugo Chávez persegue la pace in
Colombia allora è un terrorista Venticinque autorevoli parlamentari statunitensi, in maggioranza del Partito
repubblicano di quel paese, ma anche del Partito democratico, hanno chiesto
l’inserimento del Venezuela nella lista degli stati terroristi. Ogni
coincidenza con il contenzioso con la Exxon-Mobil, del quale abbiamo dato conto
qui, non è casuale. Ma c’è anche altro. Dall’11 settembre 2001 in avanti, una delle pratiche sinistre della “guerra
al terrorismo” è stata quella della lista nera delle organizzazioni e paesi
considerati terroristi dal governo Bush. La lista, lungi dal raggiungere
successi contro alcuno dei soggetti inclusi, ma producendo guasti come la
spaccatura in due e la ghettizzazione della Autorità nazionale palestinese, si
è rivelata essere un del tutto arbitrario elenco dei nemici personali di George
Bush, dell’ideologia neoconservatrice e delle lobby che la supportano. Lo
testimonia l’inserimento nella lista nera dei terroristi dei movimenti indigeni
latinoamericani che da solo squalifica l’intera pretesa di classificare il
mondo tra buoni e cattivi. E’ evidente che il terrorismo esista e vada combattuto, ma l’arbitrarietà
con la quale il governo degli Stati Uniti stabilisce chi è e chi non è
“terrorista”, fa a cazzotti con un secolo di diritto internazionale,
soprattutto quando vi include soggetti che, lungi dal prendere le armi in
maniera legittima o illegittima, vuole criminalizzare chiunque non si
identifica con il pensiero unico. Il problema di cosa sia terrorista è tutto meno che banale. Il diritto
internazionale cristallinamente garantisce il diritto all’insorgenza
contro forze nemiche occupanti, quindi in Iraq, Afghanistan, Cecenia o a Gaza e
in Cisgiordania. Oppure stabilisce che, ove si ravvengano determinate
condizioni, come il controllo di territorio (è il caso delle FARC colombiane),
deve essere riconosciuta la belligeranza di chi quel
territorio controlla. Allo stesso modo però esiste una sottile linea per la
quale è difficile non considerare pratiche terroristiche azioni come l’uso di
autobombe o kamikaze contro civili, o il sequestro di persona. Bush di tutto ciò mussolinianamente “se ne frega”. E quindi per esempio
include nella sua lista i movimenti indigeni e contadini dell’America
latina. E’ evidente che movimenti indigeni come quello boliviano, che
hanno rovesciato governi come quello di un fervente amico di George Bush come
Gonzalo Sánchez de Losada (oggi rifugiato a Miami ma incriminato in patria per
genocidio) sulla strampalata pretesa che l’acqua non è una merce ma un
bene comune, terrorizzino il mondo delle multinazionali. Ma non è
detto che tutto quello che terrorizza le multinazionali sia terrorismo. Adesso, con la richiesta dell’inserimento del Venezuela nella lista degli
stati terroristi, si fa un passo avanti, direttamente collegato ai due più
grossi contenziosi aperti tra governi integrazionisti latinoamericani e sistema
statunitense: l’energia e la Colombia. Non sorprende allora il sillogismo dato
a motivazione del considerare il governo venezuelano come terrorista: “se
noi consideriamo le FARC colombiane come organizzazione terrorista e Chávez
invece chiede di considerare le FARC come belligeranti, allora anche Chávez è
terrorista“. Che è come dire che il diritto internazionale e perfino la
convenzione di Ginevra vadano considerati terroristi! Ed è come dire che anche
la politica, quando non coincide con l’oggettivazione della volontà degli Stati
Uniti d’America, sia terrorista. Giova ricordare che Hugo Chávez, pur condannando duramente la pratica del
sequestro, ha chiesto il riconoscimento delle FARC sulla base di quanto
specificano le convenzioni internazionali in merito, e nella valutazione
politica che il riconoscimento della belligeranza delle FARC e dell’esistenza
di un conflitto interno può favorire la prospettiva di un processo di pace. Processo
di pace perseguito da Chávez in prima persona insieme a tutti i
governi integrazionisti della regione, tra i quali spiccano il Brasile di Lula
e l’Argentina di Cristina Fernández. Processo di pace al quale invece sono
rigidamente contrari il regime colombiano di Álvaro Uribe, il governo spagnolo
e ovviamente quello statunitense, sulla base del presupposto che l’unica
soluzione al conflitto sia l’escalation militare. Come la pensino i familiari dei sequestrati in Colombia è noto, ma solo agli
addetti ai lavori. In questi giorni è in Italia Yolanda Pulecio de Betancourt,
madre di Ingrid Betancourt, che sostiene il processo di pace, lo scambio
umanitario e considera indispensabile il ruolo di Hugo Chávez. Ma è da
escludere che la signora Pulecio abbia l’opportunità di dirlo ed essere
intervistata dal TG1 di Gianni Riotta. La provocazione dell’inserimento del Venezuela nella lista dei paesi
terroristi è grave e pretestuosa ma prospererà. Evidenzia che gli Stati Uniti
vogliono un’ulteriore escalation contro i governi integrazionisti
latinoamericani e nuovi attacchi alla sovranità venezuelana, come testimonia il
caso Exxon. L’inserimento nella lista nera comporterebbe l’unilateralità di
gravi sanzioni contro il Venezuela, il congelamento dei beni e degli interessi
venezuelani negli Stati Uniti, e la “proibizione” a un centinaio di paesi
satelliti degli Stati Uniti di mantenere relazioni economiche con Caracas. La risposta di Hugo Chávez è stata fulminante quanto scomoda. Parlando ad
una delegazione di scienziati argentini ha ricordato le guerre, i crimini, il
terrorismo di stato e le violazioni dei diritti umani di George Bush e ha
consigliato al presidente statunitense di inserire il governo degli Stati Uniti
al primo posto della sua lista degli stati canaglia. C’è da giurarci che, per
la grande stampa, il provocatore sia sempre e solo il negraccio dell’Orinoco. Commenta
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