Lula con Fidel, ecco come funziona la dottrina Shannon
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- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Thu, 17 Jan 2008 11:43:20 +0100
Lula con Fidel, ecco come
funziona la dottrina Shannon I media mainstream in
questi giorni ci hanno offerto una straordinaria (quanto inosservata)
dimostrazione di come funzionino e di come manovrino per influenzare l’opinione
pubblica mondiale. Il caso è che hanno fatto
finta di non accorgersi o quasi che il presidente brasiliano Lula sia andato a
Cuba. Ha firmato importantissimi accordi commerciali ed energetici e Petrobras
opererà nelle acque territoriali cubane. Lula ha manifestato la grande amicizia
del Brasile verso la sanguinaria dittatura cubana, i rapporti del Brasile verso
la quale sono per sua stessa definizione i migliori della storia. Non solo. Il presidente
Lula da Silva si è incontrato con il diavolo barbuto Fidel Castro (foto nel
sito), l’ha abbracciato e baciato con calore, si sono intrattenuti
da vecchi amici quali sono per quasi tre ore, e ha dato al mondo ghiotte
notizie di prima mano sulla sua salute. Lo ha definito "incredibilmente
lucido come nei momenti migliori, e in uno stato di salute impeccabile"
tanto che Fidel stesso ha dovuto smorzare le dichiarazioni entusiastiche di
Lula. In pratica Lula ha
fatto e detto a Cuba e con Fidel esattamente le stesse cose che fa e dice Hugo
Chávez. Con
una differenza. Nonostante Lula e il
Brasile siano molto più importanti di Chávez e del Venezuela, e la speranza
dell’andata all’inferno di Fidel da parte dei benpensanti mondiali sia
identica, la copertura della visita di Lula rispetto a quella di Chávez è stata
di cento volte inferiore. A parità di cose che dicono o fanno Lula e Chávez, il
trattamento dei media è opposto. Quando Chávez va lodato (come per gli ostaggi
delle FARC) si glissa. Quando entrambi vanno a Cuba (ammesso e ovviamente non
concesso che sia una colpa) Chávez va esecrato e ridicolizzato e su Lula si
glissa. Ciò è dovuto ad alcuni
motivi giornalistici, ma in particolare ad un indirizzo politico preciso preso
dai media sull’America latina a partire dal 2005: quella del divide et impera
della "dottrina
Shannon". Thomas
Shannon è il sottosegretario agli esteri per l’America latina del governo
Bush. Sostituì quell’esaltato di Otto
Reich, mafioso cubano-americano, veterano di tutte le guerre sporche e
organizzatore del colpo di stato a Caracas dell’11 aprile 2002, ma soprattutto,
da uomo di Donald Rumsfeld, teorizzatore dell’ "asse del male
latinoamericano da colpire". Come testimoniò il golpe a
Caracas, la pretesa del fondamentalismo protestante dei neoconservatori di
scatenare l’apocalisse sul continente ribelle fallì miseramente e nel 2005 a
Reich subentrò Thomas Shannon, diplomatico di carriera, tutt’altra classe e
finezza. E questi fece degli aggiustamenti importanti, teorizzando che non
tutta l’America latina era asse del male, ma solo la metà. Questa non era una
mera (e opportuna) analisi politica, era una chiave di lettura per gli
avvenimenti a venire. Dettò così la linea ad
alcuni media amici sapendo che gli altri si sarebbero immediatamente adeguati:
qualunque cosa dicano o facciano in America latina, da oggi ci sono
"governi di sinistra responsabili" e "governi di sinistra
irresponsabili". Infatti la stampa mondiale si adeguò come un sol uomo:
Evo Morales è sempre cattivo, Michelle Bachelet sempre buona; Nestor Kirchner
(ora Cristina Fernández) cattivo/a, Alan García buono; Lula buono, Chávez
cattivo. Ciò qualunque cosa dicano o
facciano, in una logica amico-nemico che con l’informazione e il giornalismo e
perfino con intelligenza ed onestà non ha nulla a che fare. E allora eccoli lì,
così scoperti nella loro malafede da fare tenerezza. Se Chávez il petroliere e
Lula l’agrocombustibile, discutono, da El País all’Economist alla Repubblica
giù paginate sullo "scontro". Se Lula va a Caracas a far campagna per
Lula, silenzio assoluto. Se insieme fondano il Banco del Sur, sminuire. Se
Chávez va a trovare Fidel, indignazione, irrisione, ma anche curiosità sulle
condizioni di questo, ma se ci va Lula invece silenzio, perdonare. Non sia mai
che qualcuno pensi che Lula e Chávez non sono così distanti e che Cuba non sia
così isolata come da mezzo secolo la dipingono. Lo chiamavano Minculpop. Commenta
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