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Quanti voti perde il centrosinistra per i rigassificatori, gli inceneritori, la mala gestione dei rifiuti, l'alta velocità e la base Usa di Vicenza?
- Subject: Quanti voti perde il centrosinistra per i rigassificatori, gli inceneritori, la mala gestione dei rifiuti, l'alta velocità e la base Usa di Vicenza?
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 16 Jan 2008 19:27:04 +0100
- Organization: PeaceLink
Quanti voti perde il centrosinistra per i rigassificatori, gli inceneritori, la mala gestione dei rifiuti, l'alta velocità e la base Usa di Vicenza? Un bravo sondaggista potrebbe quantificarlo. Sicuramente alcuni milioni. Perché dunque lo fa? A volte sembra che il centrosinistra non abbia l'obiettivo di aumentare i consensi e di rinsaldare i rapporti con il proprio elettorato ma di portare a termine degli impegni presi con multinazionali, centri finanziari, aziende potentissime, cordate di manager e, non ultima, l'amministrazione americana (sia essa democratica sia essa repubblicana). Avete qualche volta l'impressione che - mentre il centrodestra obbedisce pienamente alle attese dei suoi elettori - il centrosinistra non risponda al suo elettorato ma a un "mandante" diverso dalla sovranità popolare? Alcuni studiosi ipotizzano che stia nascendo un "comitato d'affari" indipendente dai cambi di maggioranza. Un comitato che punta alla spartizione delle banche, ad esempio. Alla spartizione delle aree di influenza dove devono sorgere i rigassificatori, gli inceneritori. Ad esempio i giornalisti Giuseppe Oddo e Giovanni Pons hanno condotto un'inchiesta che spiega le grandi manovre per "governare il Paese" qualunque sia la maggioranza che vince. Ne ha dato un buon resoconto "Il Sole 24 ore" del 2 dicembre 2005 e leggendo il loro libro "L'intrigo" ci si rende conto che crack finanziati come Cirio e Parmalat non sono stati frutto di fatalità ma di colpevole carenza di controlli. A perderci sono stati i risparmiatori. Ma sui rigassificatori e gli inceneritori, sulla base Usa di Vicenza... a perderci sono tutti i cittadini. Anche quelli che non giocano con la finanza. E perché il centrosinistra smarrisce il contatto con gli elettori: è un caso? Assolutamente no, almeno secondo le fonti che citiamo qui di seguito. Leggete... "L'obiettivo di questa operazione è di creare nuclei di potere sufficientemente forti, ma sufficientemente distanti dai due poli, in grado di dialogare con entrambe le parti politiche indipendentemente dai cambi di maggioranza". Lo rivela una fonte riservata citata dai giornalisti Giuseppe Oddo e Giovanni Pons, sul loro libro. I retroscena delle mosse segrete per la spartizione politica delle banche (Lodi-AntonVeneta e Unipol-Bnl) è "frutto di interessi convergenti della politica", scrivono gli autori dell'inchiesta. "E' il sottile meccanismo della spartizione", annotano. Può sembrare una questione lontana dall'impegno per la pace e per l'ambiente, ma questo ci spiega tantissimo. E così Prodi sceglie Vicenza contro i vicentini. Qui forse occorre aggiungere all'analisi sui "nuclei di potere" bipartisan, anche quella relativa a qualcosa - per la scienza politica - di molto più antico: la ragion di stato. Il Pentagono è la stessa "ragion di stato" per cui il Dalai Lama non viene incontrato dal governo. Dice infatti Romano Prodi a Fabio Fazio (che chiede le ragioni del mancato incontro) che non ha incontrato il Dalai Lama "perché, diciamocelo, esiste pur sempre la ragion di Stato". Ecco allora emergere quella "ragion di stato" di Giovanni Botero che nel 1589 scriveva: "Stato è un dominio fermo sopra popoli; e Ragione di Stato è notizia di mezzi atti a fondare, conservare, e ampliare un Dominio così fatto". Si legga http://www.filosofia.unina.it/ragiondistato/intro-i.html e si scoprirà che con questo centrosinistra siamo tornati a far resuscitare, di fronte a Fabio Fazio in diretta televisiva, lo "spirito" del 1589 e alla cosiddetta "arte italiana della prudenza politica". L'intera dottrina politica della "ragion di stato" e del "particulare" del Guicciardini rinasce con questo centrosinistra. Che tristezza per la storia d'Italia. Alessandro Marescotti
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