Scandaloso! Sull'inquinamento industriale è ancora inattuata la direttiva IPPC. Nuova lettera a Na politano



Comunicato Stampa

A circa tre mesi dalla petizione inviata al Presidente della Repubblica in
merito alla disastrosa situazione ambientale tarantina, il Comitato per
Taranto scrive ancora a Giorgio Napolitano per ribadire la necessità di un
intervento urgente in materia di ambiente e salute.
In particolare, il Comitato sottolinea il proprio dissenso riguardo
l'emanazione del Decreto Legge del 30 ottobre 2007, n. 180, con cui è
stata autorizzata la proroga concessa dalle amministrazioni competenti a
quegli impianti industriali, presenti sul territorio nazionale, soggetti
all'attuazione delle prescrizioni previste per il rilascio
dell'Autorizzazione Integrata Ambientale.

Emanata nel 1996 dalla Commissione europea con la Direttiva n. 61 “IPCC”,
l'A.I.A. rappresenta  il principale strumento normativo all'interno
dell'Unione per realizzare la riduzione complessiva dell'impatto
ambientale attraverso interventi in materia di inquinamento, riduzione dei
consumi di materie prime, efficienza energetica e prevenzione degli
incidenti sul lavoro. Il termine di adeguamento degli impianti, già
individuato ben undici anni fa nella data del 30 ottobre 2007, si è
rivelato a quanto pare troppo stringente per i tempi delle amministrazioni
e delle industrie italiane interessate.

“Alla scadenza dei termini fissati dall’Europa – si legge nel testo del
Comitato - in Italia non era stata concessa nessuna A.I.A. dall’autorità
centrale e solo qualcuna dall’autorità regionale”. Ora con il decreto
legge del 30 ottobre scorso è stata procrastinata di cinque mesi la
deadline prevista dall'Unione europea. Che intanto ha avviato una
procedura d'infrazione contro l'Italia: come affermato nella lettera del
Comitato per Taranto, “sui cittadini italiani graverà, in aggiunta al
danno del persistente inquinamento ambientale, anche la beffa della salata
multa da pagare”.

Il Comitato afferma che, se i limiti previsti dalla normativa europea
fossero stati rispettati, si sarebbe potuta evitare l'immane tragedia
della Tyssen-Krupp di Torino e analogamente si sarebbe potuto porre
riparo, qui a Taranto, a quelle “condizioni di sicurezza inadeguate
rilevate anche da una Commissione ministeriale il cui rapporto è sparito
dal sito del Ministero dell'Ambiente”, come già segnalato al Ministero
stesso e alla Commissione senatoriale di indagine sulle morti bianche, che
“a Taranto - ricorda il Comitato - sono frequenti”.

Il Comitato auspica, nella parte conclusiva del testo, “un autorevole
intervento nei confronti del decisore politico sulle gravi inadempienze
generali che interessano l'Italia intera”, di cui Taranto “[...] con il
suo buco di bilancio mostruoso, i suoi record di diossina presente
nell'aria, il suo mare guasto [...]” rappresenta, nelle parole dello
scrittore Christian Raimo, “[...] il paradigma sociale ed antropologico
utile a capire anche ciò che accade nel resto del Paese [...]”. Una
utilità che, francamente, non fa onore.


per il COMITATO PER TARANTO
Alessandro Marescotti
Giulio Farella
Vincenzo Quazzico
Giuseppe Mannara
Maria Giovanna Bolognini
Francesco Maresca
Stefano De Pace
Cosimo Semeraro
Giuseppe Cicala
Biagio De Marzo



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