Colombia: un bambino stritolato dalla "guerra al terrorismo"
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- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Sat, 5 Jan 2008 13:08:28 +0100
Colombia: un bambino stritolato dalla
"guerra al terrorismo" L’unica cosa sicura è che soprattutto la vita di Clara Rojas, la madre del
piccolo Emmanuel, è in pericolo come mai prima d’ora. Metterla a tacere per
sempre, tanto da parte delle FARC come da parte del governo di Álvaro Uribe, è
senz’altro la soluzione più semplice. Cosa vuoi che sia un morto in più in un
paese che si dissangua da mezzo secolo? Cerchiamo di ricapitolare sfrondando. Secondo quanto ammettono adesso le
stesse FARC, in un comunicato per il quale non vi è altro aggettivo possibile
che "farneticante", il bambino Emmanuel, figlio di Clara Rojas, la
più stretta collaboratrice di Ingrid Betancourt, non era già più con la madre
da circa due anni. Dunque le FARC hanno fatto mobilitare i governi di otto paesi, Francia,
Svizzera e i sei più importanti latinoamericani, la Croce Rossa internazionale,
sulla base di un falso. Nella migliore delle ipotesi supponevano di poter
recuperare il bambino, ma non ne sono stati in grado e non vale la pena di
elencare le testimonianze in un senso e nel suo esatto contrario che si sono
alternate in queste ore. Nella migliore delle ipotesi hanno giocato d’azzardo,
esponendo ad una sconfitta tutti quelli che si spendono per una soluzione
pacifica del conflitto colombiano. La giustificazione che il bambino sarebbe stato sequestrato da Uribe nel
centro di accoglienza dove loro lo avevano fatto ricoverare due anni fa è
francamente patetica. Le FARC dimostrano una volta di più di essere
un’organizzazione che sopravvive a se stessa, pesantemente infiltrata come le
BR al tempo di Moretti, racchiusi in una logica e perfino in un’estetica
militarista oramai incapace di valutare il contesto politico nel quale
combattono e che ha come conseguenza il mantenere la Colombia in uno stato di
guerra permanenente che impedisce alla rigogliosa società civile colombiana di
democratizzare il paese, in maniera uguale e contraria a quanto fanno i paracos
che esprimono la presidenza Uribe. IL PARAMILITARE Le responsabilità evidenti delle FARC impallidiscono però di
fronte a quelle di Uribe, che ha fatto di tutto per boicottare la liberazione
dei tre. E’ infatti confermato dallo stesso esercito colombiano, che nelle ore
nelle quali si supponeva che i tre ostaggi fossero sul punto di essere
liberati, e nelle quali il governo colombiano aveva dovuto di malavoglia
accettare di permettere l’operazione di riscatto, questo ha deliberatamente e
pesantemente attaccato la guerriglia. Fonti accreditate del ministero della difesa colombiano filtrano (e se ne
vantano) che fossero al corrente dell’ubicazione del piccolo Emmanuel fin dal
30 novembre scorso. Se è vero, ed è probabilmente vero, questo significa che il
Governo Uribe ha messo in piedi uno sporco piano per esporre ad un fallimento
non tanto le FARC ma l’intera comunità internazionale, che si è mobilitata, partendo
dall’odiato Chávez per finire a Nicolas Sarkozy, passando per il governo
brasiliano e tutti gli altri paesi della regione, che sono e saranno parte in
causa di ogni processo di pace possibile in Colombia. Questi, se solo avessero sospettato che il bambino protagonista dell’
"Operazione Emmanuel" non fosse riscattabile, ma anzi già liberato,
mai e poi mai sarebbero arrivati allo straordinario dispiegamento di altissimi
rappresentanti diplomatici degli otto paesi giunti in Colombia, tra i quali
l’ex-presidente argentino Nestor Kirchner, che si è espresso con termini
furiosi contro Uribe. Il presidente colombiano ha mille volte mostrato sprezzo
per la vita come quando ha pagato una banda di mercenari per assassinare gli 11
deputati ostaggi delle FARC per poterne incolpare questa organizzazione. Perciò
la vita di Clara Rojas e anche quella di Ingrid Betancourt non è mai stata così
a rischio come in queste ore. Che Uribe abbia mantenuto segreto per 35 giorni il fatto di conoscere
identità e ubicazione del bambino dimostra l’ennesimo cinico, sinistro disegno
dell’Asse Bogotà-Washington, interno al Plan Colombia, nel quale il semplice
impedire sulla pelle degli ostaggi un successo diplomatico al presidente
venezuelano Hugo Chávez sarebbe un ben meschino risultato rispetto al disegno
principale: impedire qualunque processo di pace in Colombia. E anche se invece la notizia di Emmanuel fosse giunta a Uribe nelle ore
nelle quali l’ha annunciata al mondo, la maniera con la quale ha giocato il
caso, lo straordinario disprezzo mostrato comunque verso gli otto paesi, la Croce
Rossa e l’intera comunità internazionale e il trattare (a
tutt’oggi) il bambino Emmanuel come una sua disponibilità personale, impedendo
finora qualunque controllo o contranalisi del DNA, testimoniano
l’irrisolvibilità del caso colombiano finché permarrà al potere il partito
della guerra. Uribe ha fatto di tutto per boicottare la liberazione dei tre perché solo la
logica della "guerra al terrorismo" può mantenere al potere l’ultimo
rappresentante nel continente del neoliberismo più ortodosso, modellato oggi
sulla guerra al terrorismo voluta da George Bush e del quale la Colombia dei 4
milioni di profughi (più che in ogni altro paese al mondo, dall’Iraq,
all’Afghanistan alla Somalia) è il più drammatico dei fallimenti, o successi,
se l’obbiettivo è invece la guerra permanente teorizzata dai neoconservatori. Purtroppo in molti modi Uribe e le FARC sono due facce della stessa medaglia
e tengono in ostaggio Clara, Ingrid, gli altri 42 ostaggi canjeables,
scambiabili, 47 milioni di colombiani e tutto il continente che nell’ultimo
decennio ha deciso di voltare pagina. Come Bush e Ahmadinejad sono due facce
dello stesso fondamentalismo, anche Uribe e Marulanda (il capo delle FARC) non
sanno e non vogliono parlare altro linguaggio che quello della guerra, perché
senza guerra non esisterebbero, non esisterebbe il potere del narcotraffico,
non esisterebbero le enormi rendite da genocidio che convogliano sulla Colombia
miliardi di dollari in aiuti militari all’anno. Le FARC possono recuperare un minimo di credibilità in un solo modo:
liberando immediatamente Clara Rojas e Consuelo González de Perdomo. Allo
stesso modo il piccolo Emmanuel deve essere restituito oggi stesso da Uribe ai
familiari, nella speranza che possa riunirsi presto con la madre. Allontanare,
svincolare le liberazioni dalla missione internazionale è una scelta grave che
indica che tanto le FARC come il partito paramilitare di Uribe vuole che la
Colombia lavi i panni sporchi in famiglia. Con più sangue. E di fronte alla prospettiva di una comunità internazionale che si attiva e
che parte da Caracas per estendersi da Buenos Aires a Berna, da Brasilia a
Parigi per aprire una prospettiva di dialogo e di pace, questa non poteva non
essere fatta abortire, con ogni mezzo, sulla pelle di Clara Rojas, Pablo Emilio
Moncayo, Ingrid Betancourt il piccolo Emmanuel e tutti gli altri sequestrati. Sul sito anche i contributi dei lettori/autori di
Giornalismo partecipativo: · La
pericolosa ipocrisia dell’Europa dei diritti Carlo Olivieri · Belli
da spretare nella Santa Bengodi Doriana Goracci · Il
paradosso errante di Eduardo Galeano Chiara Calzolaio · Il
Capodanno televisivo Paolo Maccioni · Perù:
Alan García difende Bermúdez per difendere se stesso Francesco Zurlo · Sopravvivere
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tutti gli altri che potete trovare sul sito… |
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