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Legambiente Ferrara su inceneritore Hera: "La politica ha abdicato al potere economico"
- Subject: Legambiente Ferrara su inceneritore Hera: "La politica ha abdicato al potere economico"
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Mon, 19 Nov 2007 01:22:47 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Inceneritore. Legambiente: ''Se si può si deve'' Apprendiamo dai giornali che la Provincia ha approvato un documento che di fatto apre la strada alla concessione dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) al potenziamento dell’inceneritore di Via Diana, pur con delle limitazioni rispetto al progetto iniziale: capacità di smaltimento limitata a 130.000 ton, rispetto alle 142.000 iniziali e limiti emissivi (non specificati né in quantità né in qualità) più bassi, che però Hera ha già detto di non voler considerare. Votazione a maggioranza sostanzialmente compatta. Siamo nelle mani di Hera! Questo è stato chiaro alle associazioni fin dai tempi della sconsiderata incorporazione per fusione di Agea-Acosea in Hera. Era la fine del 2003 quando cominciò la preoccupazione tramutasi in realtà esattamente un anno dopo e le associazioni aderenti a Rete Lilliput, tra cui Legambiente, furono le sole a chiedere incontri con le istituzioni e a denunciare pubblicamente la privatizzazione di servizi fondamentali come l’acqua, ma anche il gas e la gestione dei rifiuti. La lettura economica attenta di quel processo di fusione non poteva che portare alle conclusioni con cui oggi i cittadini fanno i conti arrabbiandosi sulle pagine dei giornali per le bollette uniche, per le tariffe fuori controllo, per i rifiuti che si accumulano per la strade prima di finire bruciati per rientrare nei nostri polmoni, per l’erba non tagliata tanto che il Comune deve riprendere direttamente in mano la situazione. In compenso Hera produce utili in Borsa che ritornano agli azionisti e quindi anche al comune di Ferrara nella quota di un risicato 2%, che tradotto in termini assoluti non sappiamo nemmeno bene quanto sia e in quale capitolo di bilancio finisca. Intanto che Hera accumula profitti, si libera delle attività di servizio poco redditizie e si fa bella con i laboratori sul riciclaggio rifiuti nelle scuole, quando addirittura non con le convenzioni con le beauty farm per i suoi utenti, gli scienziati cominciano a manifestare preoccupazioni esplicite sugli effetti dei fumi di combustione degli inceneritori, i medici invocano il principio di preoccupazione e i cittadini s’arrabattano, chi a trovare giustificazioni alla necessità di doversi raddoppiare l’inceneritore e chi invece a denunciare pubblicamente l’ennesima speculazione economica che la pratica degli inceneritori nasconde. “Se si può si deve “ è il titolo dell’ultimo libro di Roald Hoffmann, Nobel per la chimica nel 1981, tradotto anche in una piece teatrale messa in scena in presenza dell’autore, a BergamoScienza quindici giorni fa. Ebbene, in quell’occasione Hoffmann ha esplicitamente affermato che lo scienziato ha il dovere morale di prendere posizione su quelli che potrebbero essere gli effetti delle proprie ricerche e delle tecnologie che le applicano. “Si puo'? Certo che si puo' andare avanti nella ricerca. Ma si deve? E' lecito farlo?'.” Domanda ineludibile secondo Hoffmann il quale aggiunge che “anche il pubblico ha le sue responsabilità, nel controllo etico della scienza, persino in quelle approssimazioni di democrazia che abbiamo negli Stati Uniti o in Italia, il pubblico dev'essere coinvolto nelle decisioni e prendere posizione su una serie di problemi che hanno implicazioni scientifiche e tecnologiche, dall'ubicazione dei depositi di scorie alla clonazione. E per fare questo deve avere un minimo di conoscenza scientifica di base, per poter discernere i pareri degli esperti che le varie parti non hanno difficoltà a esibire, a favore o contro di qualunque posizione.” Circa il problema dell'inquinamento tecnologico, quello che ci spaccia la tecnologia come risolutoria ad ogni forma di inquinamento ambientale lo scienziato è lapidario: “Ci sono dei precedenti di industrie che comprano "diritti di inquinamento¡", in cambio di altri investimenti ecologici o ambientali. Bisogna associare all'inquinamento un valore economico negativo, tassandone in qualche modo la produzione. Bisogna limitare la produzione di rifiuti educando alla differenziazione e al riciclaggio” . Dunque scienza non neutrale e tecnologia non risolutoria anzi fonte essa stessa di inquinamento, un problema aperto che i nostri i amministratori, dai locali a i regionali , vedi Giovanni Bissoni e Lino Zanichelli sembrano sprezzantemente ignorare. Se un chimico della portata di Hoffmann, si pone dei dubbi, possono permettersi amministratori di provincia di sentirsi così sicuri nelle loro dichiarazioni di garanzia sugli effetti delle nuove tecnologie che smaltiranno i nostri rifiuti? Almeno i medici, giustamente, invocano il principio di precauzione! La risposta tuttavia è soltanto una: la politica ha abdicato al potere economico delle multinazionali, che a casa nostra nascono col nome di Multiutility. Circolo Legambiente Ferrara Notizia inserita il 2/11/2007 su http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=27737&format=html
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