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Sacchetti di plastica riciclabili? "Una puttanata". Il chimico Federico Valerio critica Realacci
- Subject: Sacchetti di plastica riciclabili? "Una puttanata". Il chimico Federico Valerio critica Realacci
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sun, 28 Oct 2007 23:03:43 +0100 (CET)
- Importance: Normal
I furbetti degli inceneritoroni di Federico Valerio In una società realmente in equilibrio con le risorse del Pianeta i sacchetti usa e getta per portare a casa la spesa sono un oggetto da abolire o da far pagare a caro prezzo, quello equivalente al pesante impatto ambientale che essi creano anche se sono biodegradabili. Su La Repubblica di sabato 20 ottobre 2007 un bell'articolo di Enrico Franceschini sul villaggio inglese, Modbury, che si è fatto un nome con la scelta di bandire tutti i sacchetti di plastica sul suo territorio, sostituiti da sportine di carta e cotone. Invece, decisamente deprimente la lettura, nella stessa pagina, della finestra dedicata alle scelte italiane su questo stesso argomento, a firma di Antonio Cianciullo. La rivoluzione italiana ai sacchetti di plastica sarà quella preannunciata da Ermete Realacci, ministro all'ambiente in pectore del prossimo governo Veltroni: i sacchetti di plastica saranno sostituiti da sacchetti di biopolimeri, secondo il brevetto Novamont che con mezzo chilo di mais ed un chilo di olio di girasole produce 100 sacchetti biodegradabili. L'articolo sottolinea che entusiasti dell'idea anche gli agricoltori che stimano che per produrre le 300.000 tonnellate di bioplastiche che dovranno sostituire le equivalenti tonnellate di polietilene oggi usate per produrre 15 miliardi di sacchetti basta coltivare a mais e girasole 200.000 ettari di terreno. Questa soluzione viene spacciata per ecologica invece è una "puttanata" (scusate l'espressione poco scientifica) in quanto di ambientale non ha proprio un bel niente. In una società realmente in equilibrio con le risorse del Pianeta i sacchetti usa e getta per portare a casa la spesa sono un oggetto da abolire o da far pagare a caro prezzo, quello equivalente al pesante impatto ambientale che essi creano anche se sono biodegradabili. L'onorevole Realacci ha un'idea di quanto combustibile fossile, quanta acqua, quanti fertilizzanti, quanti pesticidi ci vuole per coltivare 200.000 ettari a mais e girasole, necessari per produrre 300.000 tonnellate di bio-plastiche usa e getta? Qualcuno ha fatto i conti di quanta anidride carbonica viene rilasciata durante queste fasi di lavorazione e in quelle necessarie per passare dal mais al polimero finito? L'unico serio utilizzo delle plastiche bio-degradabili è che queste devono sostituire le attuali pellicole e vaschette di plastica utilizzate per confezionari alimenti. E' anche necessario che questi materiali biodegradabili, necessariamente monouso, e comunque anch'essi riducibili con una intelligente riprogettazione dei sistemi di distribuzione ed imballaggio, possano essere facilmente individuati come materiali compostabili da raccogliere in modo differenziato, insieme alla frazione umida, per avviare il tutto al riutilizzo, rigorosamente ed esclusivamente sotto forma di compostaggio o di fermentazione anaerobica. Precisare che i trattamenti finali per le bioplastiche devono essere solo tecniche di trattamento biologico non è casuale. C'è una subdola conseguenza della scelta promossa dall'onorevole Realacci: la sostituzione delle attuale 300.000 tonnellate di sacchetti in plastica di sintesi, con 300.000 tonnellate di sacchetti di bioplastiche farà diventare quest'ultimi biomasse. A questo punto, in base ai nuovi accordi, la loro combustione si potrà leggittimamente avvalere dei soliti famigerati certificati verdi, a cui si aggiungeranno anche i contributi CONAI, in quanti i sacchetti sono degli imballaggi e la loro combustione, per legge, è una forma di riciclo. Segnalo infine un altro problema che i sacchetti biodegradabili hanno: sono incompatibili con la raccolta differenziata delle plastiche finalizzate al riciclo di quest'ultime. Questo significa che scarti di polietilene mescolati a scarti di biopolimero tipo mater-bi non possono essere più riciclati come materie plastiche ed è impensabile separare i due materiali. Unica soluzione mandare il tutto ai "termovalorizzatore"!! Per cortesia qualcuno fermi questa follia! Fonte: http://www.noinceneritori.org
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