Che, la testa dura
- Subject: Che, la testa dura
- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Tue, 9 Oct 2007 10:59:13 +0200
Che, la testa dura Già, mi arrendo. Ho già capito che mi tocca tradurle le righe che ho scritto stanotte sul Che, Ernesto Guevara, e non c'è
verso di sfangarla. Ma le richieste di traduzione mi fanno capire perché ho
sentito il bisogno di scriverle in spagnolo e quanto è intima la figura di
Ernesto e quanto è poco utile questo Che gridato, il Chesù Cristo
dell'immagine qui a fianco, (brutta eppure esemplificativa) questo Che icona
pop, e quanto è ancora necessario il Che nostro. Mi rompono gli anniversari e non trovo parole per parlare di lui. Chi sono
io perché giornali, radio, mi chiamino per parlare di lui? E poi mi esigono che
prenda posizione, mi pretendono, tanta merda[1]...
continuamente e questo mi rompe ancora di più. Io mi ricordo l'emozione del Pepe che mi portava al Caffé La Habana, lì in
Messico, dove Ernesto conobbe i cubani. E proprio lì dietro l'angolo, a vedere
il punto esatto dove gli sbirri di Machado rubarono a Tina[2],
e a tutti noi, Julio Antonio[3].
E mi ricordo del Marcelo Ricardi[4],
a Bellavista. Quando entravo nel "4 y 10[5]"
immediatamente mi salutava e mi dedicava "El necio", lì a Santiago.
Mi inorgogliva, accresceva il mio ego, nonostante fosse totalmente immeritato.
Ma mi ci dovevo confrontare e confrontarmici rispetto al mio quotidiano
qualsiasi. E mi animava, anche se mi causava vergogna (sana) ascoltare Marcelo
suonare Silvio, e io bevendo birra, oppure "tirando fuori una bottiglia
dal frigorifero, avere fame e mangiare, questa cosa così semplice, digitare le
tre lettere mondiali del tuo nome...[6]"
E ancora di più mi rompe da morire quando parlano di lui. Lo raccontano come
un tipo assurdo, inarrivabile, un gigante, un mito, un dio, lì nell'empireo. É
la miglior maniera di assassinare il Che piccolino che tutti abbiamo dentro.
Lui non era altro che un uomo. Con "un fucile e un mandato[7]",
lo stesso mandato di Don Salvador, di Fidel, del prete Mujíca[8],
di Sendic, di Julio Antonio, Emiliano[9],
di Ivonne[10]
quando era piccola e ancora adesso, di Roque Dalton, di Juan e Maria, di Pedro
e José[11]
e milioni di donne e uomini che hanno il coraggio di abbattere tutte le
recinzioni che dividono un continente. Quelli di ieri e quelli di oggi[12],
con Evo, con Hugo, i Sem Terra, gli indigeni, questa generazione nuova che non
ne sa molta eppure sa nel proprio intimo cosa vuol dire "ribellione".
Ha detto Evo[13],
ieri a la Higuera, che fino a che ci sarà capitalismo il Che sarà vigente, fino
a che non ci sarà l'unità latinoamericana il pensiero del Che sarà necessario.
E poi, aggiungo io, poi il Che sarà ancora più vigente e necessario, perché
l'uomo nuovo dovrà essere ancora più ribelle, e la ribellione sarà ancora più
necessaria, "il giorno che finalmente bruceremo le navi[14]"...
...la testa dura del riconoscere
chi è il nemico... la testa dura di vivere senza avere
prezzo[15]... [1]
Silvio Rodriguez, El necio. El necio è una canzone dedicata da
Silvio ad Ernesto, possiamo tradurlo... la testa dura. [2]
Tina Modotti. [3]
Julio Antonio Mella, dirigente rivoluzionario cubano e compagno di Tina
Modotti, assassinato nel 1929 a Città del Messico dai sicari del dittatore
Machado. [4]
Trovatore cileno. [5]
Luís Eduardo Aute. [6]
Mario Benedetti, frammenti di Costernados, rabiosos, in A ras de
sueño, 1967, «Inventario», cit. p. 434. [7]
Mario Benedetti, frammenti di Allende, in Nombres proprios - Viento del
exilio, 1980-1981, «Inventario», cit. p. 59. [8]
Carlos Mujíca, sacerdote per il terzo mondo assassinato dalla AAA in Argentina.
[9]
Emiliano Zapata. [10]
Ivonne Trías. [11]
Daniel Viglietti, A desalambrar. [12]
Jaime Roos. [13]
Evo Morales, Presidente della Repubblica boliviana. [14]
Mario Benedetti, frammento di Quemar las naves. [15]
Silvio Rodriguez, El necio. Se
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Benedetti, Raúl Sendic, Marcelo
Ricardi, Roque Dalton, Rivoluzione,
Rivoluzione
cubana, Evo
Morales |
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