I Pinochet: rendite da genocidio
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- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Mon, 8 Oct 2007 16:08:19 +0200
I Pinochet: rendite da
genocidio La vedova di Augusto Pinochet, i cinque figli e diciassette
collaboratori del defunto dittatore, sono stati arrestati a Santiago
del Cile per reati finanziari, malversazione e appropriazione di fondi
pubblici, stornati verso la banca statunitense Riggs. La detenzione è stata
ordinata dal giudice Carlos Cerdá, il Baltazar Garzón australe, che da anni
indaga sulle malversazioni del defunto dittatore e della sua famiglia. Nonostante la detenzione in carcere sia durata circa 24 ore, Augusto
Pinochet junior e suo fratello Marco Antonio sono nel carcere di Santiago
avrebbero collaborato. Lucía, Jacqueline e Verónica, le tre sorelle note alle
cronache rosa perché, già madri e nonne, hanno accumulato sei annullamenti di
matrimonio dalla Sacra Rota, sono recluse nel Centro di Orientamento Femminile,
in un quartiere popolare di Santiago. La vedova del dittatore, donna Lucía
Hiriart, ha lamentato uno sbalzo di pressione ed è stata immediatamente
ricoverata nell'Ospedale militare, nel quartiere bene di Providencia, dove meno
d'un anno fa morì il coniuge. "Questa è una triste, sordida storia di lavaggio di denaro della quale
è protagonista Pinochet, insieme a varie istituzioni finanziarie, utilizzando
pseudonimi, conti correnti off-shore e prestanome". E' Norm Coleman,
senatore repubblicano statunitense, a definire così, nel 2004, l'intreccio di
almeno 125 conti correnti segreti, che legavano alla famiglia Pinochet alcune
delle maggiori banche mondiali, tra le quali Citibank, Banco Santander e Bank
of America, e che oggi porta in carcere l'intera famiglia. Quei nomi erano
contenuti in un rapporto di 80 pagine del Senato del paese nordamericano, con
il quale si scaricava di fatto l'anziano alleato. La parte dell'inchiesta che
oggi viene a maturazione in Cile, con l'arresto della famiglia Pinochet, è solo
quella che si riferisce al Banco Riggs. Presso tale istituto, per anni
generosissimo finanziatore della Fondazione Pinochet, esponenti dell'esercito
cileno fecero confluire, soprattutto dal 1986 in avanti, almeno cento milioni
di dollari a condizioni di favore e in violazione delle leggi degli Stati Uniti
sulle transazioni di origine dubbia. Pinochet vi deteneva nove conti correnti e
altri 19 ne controllava attraverso familiari e prestanome. Di lì, ha già
ammesso uno degli arrestati di oggi, l'ex-amministratore del patrimonio di
Pinochet, Oscar Aitken, circolarono almeno 15 milioni di dollari dei 20 che il
giudice Cerdá contesta agli arrestati. Che quei soldi fossero indelebilmente
macchiati con il sangue dei desaparecidos e delle vittime della dittatura che
l'11 settembre 1973 rovesciò il governo democratico di Salvador Allende, fu
ammesso dallo stesso Banco Riggs. Questo, nel 2005, accettò di versare una
compensazione di nove milioni di dollari in un fondo destinato alle vittime
della dittatura. I BAFFI FINTI DI PINOCHET "Considero una vergogna -afferma un altro
senatore statunitense, Carl Levin- che mentre il Dipartimento di Stato
all'inizio degli anni '90, pubblicava rapporti sulle violazioni dei diritti
umani in Cile, alcune delle principali banche statunitensi, facessero lucrosi
affari con Pinochet". Augusto José Ramón Pinochet Ugarte, questo il nome
completo del defunto dittatore, usò perfino baffi posticci e passaporti
contraffatti e, insieme ai figli, decine di nomi falsi, prestanome e società di
comodo. La sola Meritor Investment, intestata alle figlie, in tre diverse
operazioni tra il 1998 e il 2000, mosse fondi per 9,1 15 e 5,3 milioni di
dollari. "E' impossibile -secondo Levin- stimare la quantità di denari
messi in movimento attraverso la ragnatela di scatole cinesi con la quale i Pinochet
facevano girare i propri fondi neri". Il dittatore considerava i fondi
riservati della presidenza, cinque milioni di dollari l'anno, come una sorta di
appannaggio personale. Secondo Levin quei fondi sono poca cosa rispetto a
quanto stornato dal Ministero della Difesa, al quale va oltre il 4% del PIL
cileno (nel continente la media non supera l'1.5%) e, per tradizione, un quota
del 10-12% su tutto il ricavato dalle vendite del rame, la principale risorsa
del paese. ASCESA E CADUTA DI UN CLAN E' oramai ragionevole pensare che la famiglia
Pinochet vada elevata al rango delle grandi cleptocrazie del 900, dai Marcos
nelle Filippine ai Mobutu in Congo. Eppure l'austerità ostentata dalla vulgata
officiale, accompagnata dalle menzogne diffuse su Allende, contribuirono a
rendere, anche in democrazia, la famiglia Pinochet intoccabile. Nel 1994,
l'allora presidente Eduardo Frei, evocando una superiore "ragion di
stato", il rumor di sciabole di un nuovo golpe, mise a tacere lo scandalo
dei Pinocheques (dall'unione tra il nome Pinochet e cheques, assegni in
spagnolo) con il quale Augusto junior, si era appropriato di almeno tre milioni
di dollari di fondi dell'esercito. A partire dall'arresto di Pinochet a Londra
nel 1998, anche le Forze Armate fecero passi avanti nel separare la loro sorte
da quella del dittatore. Questo dovette rifugiarsi in una compiacente
certificazione di demenza senile per sfuggire alla giustizia. Ma oramai faceva
sempre meno paura. Donna Lucía, ad inizio del 2006, chiese asilo politico negli
Stati Uniti, sdegnata da un Cile che, mettendola sotto inchiesta, non la
rispettava più. Oggi Santiago sembra guardare oltre, e perfino la politica
sembra trattare senza enfasi il caso odierno. L'opposizione post-pinochetista
considera gli arresti una maniera del governo per risalire in sondaggi sempre
più sfavorevoli. La Presidente, Michelle Bachelet, chiosa che "nessuno è
al di sopra della giustizia". E questa, in Cile, è una buona notizia. Se questo articolo ti è sembrato interessante,
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