Iraq: muore la speranza
Secondo un sondaggio realizzato in tutto l'Iraq dalla BBC, e
che non risulta essere stato diffuso da alcun media italiano, sono triplicati
gli iracheni che appoggiano la resistenza. Ma si vive male e due su tre non
sperano più in un domani migliore.
di Gennaro
Carotenuto
Il pretoriano David Petreus, il comandante in capo George Bush, l'amico nemico
primo ministro iracheno Nouri Al Maliki, insistono nel cercare di convincere
l'opinione pubblica mondiale che le cose in Iraq vanno sempre meglio e gli
italiani ancora ricordano l'ex primo ministro Silvio Berlusconi millantare che
oramai in Iraq l'ultima cosa che non funzionasse fossero i semafori.
In realtà le cose vanno sempre peggio in un paese dove il 70% dei bambini e
adolescenti sta vivendo il quarto anno consecutivo senza scuola. Lo conferma
oggi un sondaggio commissionato dalla britannica BBC e da altri tre media e
realizzato dall'impresa statunitense D3 System che ha intervistato 2.000
cittadini nelle 18 province del paese.
Solo il 26% degli iracheni si sente sicuro. Lo stesso sondaggio, realizzato tre
anni fa, riportava che il 40% si sentiva sicuro. Ma il dato più drammatico e
che registra un vero crollo è quello delle aspettative. Tre anni fa, dopo un
anno di guerra, ben il 64% della popolazione pensava che le loro vite sarebbero
migliorate. Oggi appena la metà, il 35% conserva speranze di un futuro
migliore. Due iracheni su tre dunque, non hanno speranze per il futuro.
Tre anni fa appena il 17% degli iracheni giustificava le azioni (che in
Occidente vengono definite terroriste) contro le truppe d'occupazione. Oggi il
dato si è triplicato. Il 51% della popolazione irachena approva gli attacchi
dei resistenti contro gli invasori. C'è da supporre che si tratti di una cifra
ribassata dalla opportuna reticenza su un tema sensibile.
Poi si passa alla difficile quotidianità di quasi 2000 giorni vissuti sotto
occupazione militare straniera. Praticamente tutti, il 93%, sono preoccupati
dalla mancanza di energia elettrica in un paese che, come è noto, galleggia sul
petrolio. L'80% è disperato per la mancanza di lavoro.
Dal sondaggio emerge che i sunniti siano sensibilmente più pessimisti degli
sciiti. E' comprensibile. Ma la maggior parte degli iracheni (56%) non crede di
star vivendo una guerra civile e addirittura il 94% desidera che il paese
rimanga unito. Quest'ultima è una buona notizia, una delle poche in quattro
anni di occupazione militare straniera.
Sul sito anche: Iraq,
una risata che li seppellirà?
Franco
Frattini, vedi alla voce "deficiente"
Roberto
Calderoli, il porco
Pecoraro
Scanio, bla, bla, bla
11
settembre senza Pinochet? Ma con Bachelet...
Stiamo
tornando scimmie?
E gli echi delle polemiche su
Grillo…
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