Fabrizio Corona (o chi per
lui), l'anti-Icaro
La nostra società sembra impazzita alla ricerca del quarto
d'ora di celebrità che salvi dalla mediocrità del quotidiano. In questo sia
Fabrizio Corona che le gemelle Cappa sono simbolicamente perfetti: sono gli
anti-Icaro.
di Gennaro Carotenuto
Venerdì questo sito è stato
visitato da 2184 persone diverse che hanno letto 3867 articolO. No, non è un un
refuso quella "O", e nonostante siano numeri da siti che investono
decine di migliaia di Euro in pubblicità. Quasi la metà di quel traffico è
stato originato da un solo (de)merito: l'aver citato il nome magico di Fabrizio
Corona, un tipo squallido in libertà provvisoria in attesa di giudizio per
reati molto gravi piombato sulla scena di un crimine orrendo per farsi
pubblicità.
I Corona sono dei Troll viventi ma sono anche dei mostri mediatici
inarrestabili. Pur se esecrandolo ho approfittato di Corona? A cascata ho
beneficiato (per modo di dire ovviamente) anche io di fenomeni come il suo? Ma
non è troppo semplicistica la risposta dell'ignorare? Corona è un pezzo
sostituibile del sistema. Come le gemelle Cappa, Corona approfitta del suo
quarto d'ora di popolarità, ma è un ingranaggio di un sistema che dal
"miracol mostrare", l'arte, il bel canto, scende sempre più verso la
suburra. I soli modelli dominanti di bellezza, uomo palestrato, donna
anoressica, nella loro simmetrica innaturalità dovrebbero allarmare: per
mostrare una bellezza malata (dai farmaci o dal vomito). Cosa sanno fare le
gemelle anoressiche se non mostrare, magari in un calendario, la loro infermità
confusa con la bellezza?
Ieri erano le sorelle Leccisi, oggi sono loro, domani ci sarà un altro. E
infatti molti dicono, la rete è piena di commenti su questo tono: "fa solo
il suo lavoro", "fa bene, approfitta dell'occasione". La
magnetica straordinaria popolarità del pettegolezzo ("gossip" in
italiano) può essere un'arma da usare? Se citando Corona arrivano mille persone
in più, mille persone nuove, questo deve indurre verso una torre d'avorio o
dev'essere un tesoretto da usare? Come per la disinformatia sull'America Latina
(o su tutto), in fondo un Fabrizio Corona lavora in sinergia con i mille Omero
Ciai nei giornali e in tv in servizio permanente effettivo alla causa del
rincoglionimento collettivo della società.
Ebbene, in quel Corona eroe di migliaia di adolescenti, c'è il segnale
rassicurante del destino. Non importa sapere, non importa commettere crimini,
il pubblico (bonapartista?) ti perdonerà perché lo rappresenti nel più intimo.
Come poteva rappresentare l'Italia un filosofo come Benedetto Croce? Grandi pensatori
tutt'ora tradotti e letti in tutto il mondo come Antonio Gramsci? Raffinati
politici come Aldo Moro o Pietro Nenni? O civilmente coraggiosi come Tina
Anselmi o Sandro Pertini? Per non parlare delle arti? Chi si sente
rappresentato da Renato Guttuso, da Carla Fracci, da Pier Paolo Pasolini, da
Gian Maria Volontè? Bisognava saper fare, dipingere, ballare, scrivere,
recitare. Perfino il più commerciale dei cantanti sa più o meno cantare. E non
è lo stesso che patire di disturbi alimentari.
Se è per alcuni versi criticabile l'American dream, con quella sua idea tutta
individualista del successo, almeno mette al centro l'etica del lavoro, del
tendere a migliorarsi. Il nuovo dream, il nuovo sogno, che sarebbe ingeneroso
definire italian, è basato sul caso e sulla trasformazione di
comportamenti condannabili (se non reati) in specchietti per le allodole. E le
allodole sono dei mediocri che guardano al baciato dalla sorte con invidia e
ammirazione.
La mediocrità non è l'essere mediocri, ma è il non aspirare a migliorare se
stessi e la società in cui si vive, individualmente e pluralmente. Se la
mediocrità è controllata, come l'influenza autunnale, è quasi fisiologica. Ma
cosa succede se.la mediocrità tende coincidere con la società stessa? Succede
quanto è sotto gli occhi di tutti. Che non solo Corona è un eroe ma diviene un
modello. In quelli che affermano "è il suo lavoro", "ha fatto
bene a profittare dell'occasione" c'è la vera morte di Icaro: il non
provare a volare.
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