Fabio di Celmo, il parlamento italiano batte un colpo e
chiede l’estradizione di Luís Posada Carriles
Se non fosse solamente il primo passo, e che l'Italia non ha
una gran tradizione nell'esigere giustizia (dagli armadi della vergogna, al Cermis
a Nicola Calipari), sarebbe una notizia da celebrare. La Camera dei deputati ha
approvato un ordine del giorno, del quale era primo firmatario il parlamentare
del Pdci Jacopo Venier, con il quale impegna il governo a chiedere
l'estradizione del terrorista Luís Posada Carrilles, reo confesso -nello
specifico- dell'assassinio del cittadino italiano Fabio di Celmo.
di Gennaro
Carotenuto
Fabio era un ragazzo di 32 anni, assassinato all'Avana nel settembre del 1997,
in una campagna terroristica pensata per danneggiare il rifiorire del turismo
nell'isola. La bomba che mise fine alla vita di Fabio era stata messa proprio
da Luís Posada Carriles, il simbolo stesso della doppia morale statunitense in
tema di terrorismo. Sulla vicenda è stato realizzato quest’anno un film diretto
dal regista catanese Angelo Rizzo.
Posada Carriles si vanta spesso delle sue imprese. Sbirro della dittatura di
Batista, fin dalla Rivoluzione è stato al centro di tutte le trame anticubane
orchestrate da Miami. Dal 1960 in avanti lavora per la CIA, come affermano
documenti declassificati della stessa Agenzia di Langley. Oggi, con i suoi 79
anni, e con la sua carriera, conosce talmente tanti segreti da poter tenere per
le palle mezza CIA. Della morte di Fabio disse: "dormo sonni
tranquilli. Era nel posto sbagliato al momento sbagliato". Per dieci anni
i governi italiani hanno evitato di chiederne l'estradizione. Nel 1976, insieme
al socio di tutta la vita, Orlando Bosch, fece saltare in aria un volo civile
della Cubana de Aviación, diretto alle isole Barbados. Morirono assassinate 73
persone, in massima parte giovanissimi atleti cubani.
Quell'attentato fu inoppugnabilmente protetto e controllato -centinaia di
documenti declassificati lo dimostrano- dalla CIA diretta all’epoca da George
Bush padre. Orlando Bosch, al sicuro a Miami, se n'è vantato in diretta
televisiva, sminuendone però la portata criminale. "In fondo -afferma
Bosch in registrazioni facilmente reperibili- cosa abbiamo fatto di male,
sull'aereo c'erano solo dei negretti”.
Luís Posada Carriles, era già all'epoca non solo un terrorista affermato, ed
uno dei più apprezzati addestratori di squadroni della morte in Centroamerica,
ma anche il capo dei servizi segreti venezuelani "denazionalizzati"
dall'allora presidente filostatunitense Carlos Andrés Pérez. E in quel paese,
da capo dei servizi segreti, aveva compiuto decine di attentati fino ad essere
arrestato e condannato in via definitiva e poi riuscire a fuggire con complicità
ai massimi livelli dello stato. Per quei crimini, la magistratura venezuelana
ne chiede, con la piena forza e legittimità del diritto, l'estradizione. Non
l'otterrà.
Dopo essere stato tra i gestori per conto di Washington della guerra sporca in
Centramerica, che ha causato decine di migliaia di vittime, tra le quali il
Vescovo di San Salvador, Oscar Romero, Posada Carriles fu riarrestato e
ricondannato, sempre in via definitiva, sempre per crimini gravissimi, a
Panama. nel paese del canale, nell'autunno 2004, fu indultato come ultimo atto
pubblico della presidente uscente Mireya Moscoso e favore personale a George W
Bush. Altrimenti Posada Carriles avrebbe messo nei guai il papà.
A quel punto il terrorista si presentò negli Stati Uniti e si fece arrestare -era
tutto concordato- per violazione delle leggi migratorie di quel paese. Il tira
e molla andò avanti fino allo scorso aprile, quando fu scarcerato. Per parte
della stampa italiana e internazionale fu l’occasione per giocare sulle parole:
“Posada Carriles prosciolto da ogni accusa”, titolò qualcuno. Giocando a non
sapere che mai negli Stati Uniti, il terrorista potrà essere incriminato per
terrorismo e che il proscioglimento arrivava solo per un’accusa prefabbricata
di immigrazione illegale. Del resto, se non ha diritto Posada Carriles ad un
permesso di soggiorno nel paese che ha servito per mezzo secolo, allora non ne
ha diritto nessuno. Nonostante sia reo confesso per decine di efferate azioni
terroristiche, in molti giocano sui termini, parlano di "presunto
terrorista" nel migliore dei casi, o di "combattente per la libertà
di Cuba" nei casi più efferati di malafede e di doppia morale.
L’ordine del giorno, votato dalla Camera dei deputati, non ha alcuna
possibilità di prosperare. E qualora si arrivasse alla richiesta di
estradizione, questa non sarebbe concessa. Ma è un momento importante. Se non
altro ristabilisce un minimo di decenza per le istituzioni italiane. La colpa
di Fabio è quella di essere morto a Cuba. Fosse morto in un attentato
terroristico in Iraq o Afghanistan, oggi a lui sarebbero intitolate delle
strade. Invece essendo stato ammazzato da un "terrorista buono", per
10 anni, la sua morte è stata scomoda. Per Giustino di Celmo, il padre di
Fabio, che da 10 anni lotta per ottenere giustizia, abbandonato e insultato
perfino dalla stampa di estrema sinistra italiana, oggi è un momento per
sentirsi meno solo.
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