[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Al processo del G8 indagato l'ex questore di Genova
- Subject: Al processo del G8 indagato l'ex questore di Genova
- From: "Enrica Bartesaghi" <bartesaghie at tele2.it>
- Date: Tue, 29 May 2007 18:48:58 +0200
Al processo Diaz continuano le audizioni dei funzionari "eccellenti" della polizia di Stato: tra false testimonianze, reticenze, "mi avvalgo della facoltà di non rispondere", ripasso degli atti il giorno precedente all'udienza. L'operazione Diaz fu decisa quale "vendetta" nei confronti dei manifestanti, perché le forze di polizia non avevano saputo gestire le manifestazioni e l'ordine pubblico. Il capo della polizia è sempre al suo posto, gli imputati sempre promossi. La commissione d'inchiesta sempre più lontana. Ed i media, i parlamentari e la società civile??? Che ne pensano (che ne sanno) gli italiani di questi fulgidi esempi di rispetto della legalità e senso dello Stato? "Questa è l'Italia, bellezza" Enrica Bartesaghi Secolo XIX 27 Maggio 2007 «Falso testimone» Al processo del G8 indagato l'ex questore di Genova La deposizione resa dall'alto dirigente il 3 maggio non ha convinto i pm dopo il confronto con altre testimonianze GENOVA.Francesco Colucci,questore di Genova nel luglio 2001, all'epoca del G8, ora al Cesis, la struttura di coordinamentodei servizi segreti italiani, è stato iscritto nel registro degli indagati. L'accusa è di falsa testimonianza nel processo G8. Non lo avevano toccato le inchieste sugli abusi della polizia nei giorni delle devastazioni e delle manganellate, degli assalti ai Defender e dei lacrimogeni. E' stato incriminato, però, per le sue affermazioni in aula, la mattina delloscorso 3 maggio, nel corso di un'udienza del processo Diaz, con 29 poliziotti accusati di lesioni, falso, calunnia, detenzione arbitraria e abuso d'ufficio per ilblitz nella scuola sede del Genoa Social Forum, la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001. PASSATO INDENNE NELL'INCHIESTA SUGLI ABUSI G8, indagato l'ex questore Colucci È accusato di falsa testimonianza per la sua ricostruzione in aula dell'irruzione alla Diaz GENOVA. Francesco Colucci, il questore di Genova all'epoca del G8, ora in forze al Cesis, la struttura di coordinamento dei servizi segreti italiani, è stato iscritto nel registro degli indagati. L'accusa è di falsa testimonianza nel processo Diaz, il processo a ventinove poliziotti accusati di lesioni, falso, calunnia, detenzione arbitraria e abuso d'ufficio per il blitz nella scuola di via Cesare Battisti, sede del Genoa Social Forum,la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001. In quell'irruzione furono arrestati 93 no global, poi tutti prosciolti. Ma decine e decine di ragazzi furono malmenati, pestati a sangue senza apparenti giustificazioni. Non lo avevano toccato le inchieste sugli abusi della polizia nei giorni delle devastazioni e delle manganellate, degli assalti ai defender e dei lacrimogeni. Colucci è stato incriminato però per le sue affermazioni in aula, la mattina dello scorso 3maggio. Le dichiarazioni del capo della polizia genovese non hanno convinto i pubblici ministeri. E nel giro di qualche giorno, il tempo di analizzarle (in attesa della loro trascrizione ufficiale) e di confrontarle con quelle degli altri testi ascoltati in aula, è partita l'inchiesta per falsa testimonianza.La firma in calce all'avvisodi garanzia, consegnato dalla polizia giudiziaria di palazzo di giustizia mercoledì scorso, èdelprocuratore aggiunto Mario Morisani e dei sostituti procuratori Enrico Zucca, Patrizia Petruzziello e Francesco Albini Cardona. Ad assistere l'ex questore di Genova sono gli avvocati Maurizio Mascia e GennaroVelle. In cosa avrebbe mentito in aula l'ex questore? Sotto accusa ci sarebbero le sue risposte relative ad aspetti marginali, nella ricostruzione di ciò che avvenne nelle scuole Diaz e Pascoli, eppure importanti nel delineare il clima che precedette e seguì quell'operazione dall'esito così clamoroso. «Fui io e non il capo della polizia a chiamare il portavoce nei rapporti con la stampa». Circostanza smentita dallo stesso numero due di allora, Ansoino Andreassi. E poi i pattuglioni, i controlli in forze che sconvolsero i gruppi di manifestanti ormai diretti a casa: «Li organizzammo per agevolare il loro deflusso». In realtà, secondo quanto accertato e affermato concordemente da altri testimoni e dalle indagini, quei servizi erano finalizzati per individuare e arrestare i black bloc in fuga e furono ordinati dal capo della polizia Gianni De Gennaro in persona. E poi quel fax con il quale veniva data notizia ai vertici romani della poliziadi Stato dell'avvenuto blitz alla Diaz: si parlava chiaramente di una doppia irruzione. In aula il questore Colucci ha ammesso che il blitz nel complesso scolastico, quello a disposizione del centro multimediale Indymedia, «fu un errore delle squadre destinate a quell'intervento». Smentendo se stesso. Nessuno può e sa dire al momento se esistano delle ragioni precise alla base delle contraddizioni e delle reticenze che hanno contraddistinto l'interrogatorio dell'ex questore genovese. L'inchiesta agli esordi, (adombrata nei giorni scorsi con una frase sibillina all'interno della trascrizione dell'interrogatorio di Andreassi, sul sito www.supportolegale.org) proverà se non altro a ipotizzarle. Resta,nel resoconto di domande e risposte al centro dell'udienza del 3 maggio,un senso generale di imbarazzo. Da parte di chi era chiamato a spiegare le sue scelte, in qualità di testimone, e da parte degli stessi pm che devono di fronte al giudice chiarire che cosa avvenne esattamente e di chi furono le responsabilità. Colucci si è trincerato dietro a molti «non ricordo». Ha ipotizzato un «Forse ho sbagliato nel parlare». Proseguendo con giustificazioni del tipo: «La mia affermazione forse è stata un po´ sprovveduta, superficiale». «Non sono sicuro,lo giuro davanti a Dio e allo Stato italiano». «Mi correggo, forse sono stato impreciso». Un dialogo durato oltre sei ore, durante il quale un solo elemento certo è emerso: l'ordine pubblico, la notte dell´assalto alla scuola Diaz, era gestito dal vicequestore Lorenzo Murgolo (la sua posizione è stata archiviata): «Murgolo era il coordinatore.Ma c´eranoLaBarbera e Gratteri accanto a lui...». Una domanda centrale ancora non ha avuto risposta nel processo in corso: perché fu deciso il blitz nell´istituto di via Battisti? La versione al momento ancora valida è quelladell'attacco subìto in serata da alcune pattuglie della polizia, con lanci di pietre, davanti alle due scuole.Chi tra i superpoliziotti spinse per il blitz? Il questore Colucci ha fatto alcuni nomi, salvo poi ripensarci, indicando infine il nome del prefetto La Barbera, che è morto:«Era d´accordo». I testi dell'accusa sono ormai terminati. I pm hanno incassato i loro successi, i racconti dei pestaggi tutti concordanti, gli arresti immotivati, le false molotov usate come prova, le reticenze dei testimoni della polizia. La difesa degli imputati, in attesa di prendere in mano il pallino delle udienze, ha già segnato qualche successo, come la sparizione delle bottiglie incendiarie dello scandalo, la conferma del presupposto del blitz: le scuole non risultavano più sotto il controllo del Genoa Social Forum. Ora tocca alle parti civili. Interpellato telefonicamente dal Secolo XIX, l'ex questore Francesco Colucci si è limitatoa chiosare:«Chiedete al magistrato che sa tutto con esattezza. Non chiedete a me. Grazie comunque per avermi contattato e buona domenica». GRAZIANOCETARA ------ Repubblica Genova 24 maggio 2007 Scottante deposizione del prefetto Andreassi, all´epoca vicecapo della polizia G8, "Roma ordinò Fate arresti a raffica" Gianni De Gennaro aveva chiesto la linea dura dopo la morte di Giuliani MASSIMO CALANDRI SOSTIENE il prefetto Ansoino Andreassi, allora vice-capo della Polizia di Stato, che il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani arrivò da Roma l´ordine di arrestare al G8 di Genova il maggior numero di manifestanti possibile. «Allora percepii un cambio di strategia. Si voleva passare ad una linea più incisiva». Fu Gianni De Gennaro, che a distanza di sei anni resta ai vertici della polizia italiana, a impartire le relative disposizioni. E a mandare in tutta fretta nel capoluogo ligure - erano le 14 di sabato 21 luglio 2001 - il prefetto Arnaldo La Barbera. C´era bisogno di rimediare alla figuraccia fatta dalle forze dell´ordine, che non erano riuscite a gestire l´ordine pubblico: «Si fa sempre così, in questi casi. E´ un modo per rifarsi dei danni ed alleggerire la posizione di chi non ha tenuto in pugno la situazione. La città è stata devastata? E allora si risponde con una montagna di arresti». Così accadde nel capoluogo ligure. «Dovevamo reagire, la polizia sembrava essere rimasta inerte di fronte a migliaia di manifestanti che l´avevano messa a ferro e fuoco». De Gennaro ordinò più pattuglioni, e spedì Roberto Sgalla - responsabile delle relazioni con i media - direttamente alla Diaz. Manette per tutti, dunque. «Ma naturalmente nel rispetto della legge». Spiega, il prefetto Andreassi: se prima erano stati tollerati dei reati, da quel sabato l´ordine era di arrestare tutti quelli che ne commettevano. E puntualmente, la caserma di Bolzaneto venne stipata con oltre trecento no-global. Il punto, però, è che sei anni di indagini hanno dimostrato che due terzi di manifestanti furono arrestati illegalmente. Tra di loro, i 93 ospiti della scuola Diaz. Andreassi è stato ascoltato ieri mattina per oltre quattro ore - in qualità di testimone - durante il processo per lo sciagurato blitz nell´istituto scolastico di via Battisti. Il prefetto ha sostanzialmente precisato due cose: che quel sabato arrivò l´ordine di arrestare più gente possibile, e che il vice-questore Lorenzo Murgolo non era - come invece dichiarato recentemente dall´allora questore genovese, Francesco Colucci - il coordinatore dell´operazione alla Diaz. Vale la pena di segnalare che dopo sei anni di inchiesta e centinaia di interrogatori, nessun poliziotto è stato ancora in grado di dire chi diavolo avesse le redini in mano, quella notte. «La presenza di Arnaldo La Barbera e di altri funzionari non faceva chiarezza sulle linee direttive. Non risulta che sia mai stato individuato un direttore tecnico dell´operazione». Gabrio Barone, presidente del tribunale, stava per perdere la pazienza: «E´ possibile che non si sappia chi dirigeva?». E allora il prefetto Andreassi ha come abbassato lo sguardo, un attimo prima di idre: «Arnaldo La Barbera era la figura più carismatica. E lui quella sera era presente. A me dispiace parlare di un collega che non può più dire la sua (La Barbera morì un anno dopo il G8, n. d. r.). Ma è andata così. E´ pacifico». Lui, che era il vice-capo della polizia, non partecipò alla riunione nella questura genovese in cui si pianificò l´intervento alla Diaz. «Ho vissuto quella perquisizione come una calamità, e non volevo essere coinvolto». «Non c´era tempo per le indecisioni, e mi sono fatto da parte». «Quello ormai era un treno in corsa».
- Prev by Date: comunicato Comitato verità e giustizia per Genova
- Next by Date: Newsletter settimanale di PeaceLink - 28.5.2007
- Previous by thread: comunicato Comitato verità e giustizia per Genova
- Next by thread: Newsletter settimanale di PeaceLink - 28.5.2007
- Indice: