La Pasqua di un criminale ebreo ...



Caro Gesù Bambino,
così tutti i bimbi buoni a Natale iniziano le loro
letterine che poi mandano a te. Siccome sono un po'
cresciutello mi permetto, scusa l'ardire, di cambiare
la tradizione. E allora, permettimi, di inviarti una
letterina, non a Natale, ma a Pasqua. Non a Gesù
Bambino, ma a Gesù Crocifisso. Una lettera non al
bambino paffutello nato in una grotta, ma all'uomo
condannato a morte dal Sinedrio. Fra pochi giorni
Pasqua. Immagino tu già lo sappia. Il giorno in cui i
bravi cristiani(quelli che applaudono il Papa nei suoi
discorsi pubblici, che stanno nelle prime fila in
chiesa la domenica mattina) si ritrovano tutti insieme
a festeggiarti. Ma, scusa ancora l'ardire, posso
chiederti una domanda? Ma tu con questa festa che
c'entri? Ma sei così sicuro sia la tua festa? Cioè ma
ti rendi conto di quel che ogni anno combini? Come fai
a presentarti? La Pasqua la festeggiano nel caldo
delle case tra agnello e cioccolata, seduti su tavole
imbandite in case calde e comode. Tu sei nato al
freddo e al gelo come un barbone qualsiasi. Ma i
barboni puzzano, danno fastidio, chiedono sempre
l'elemosina e non lavorano mai. Che orrore per la
gente benestante! Tu sei stato condannato, incatenato,
hai conosciuto il buio delle carceri. E poi, ma lo
ricordi che t'hanno condannato a morte? Ma lo sai che
l'anno scorso, di questi tempi, un signore distinto,
che la Pasqua sarà tra i primi a festeggiarla, ha
detto che "se non fosse cristiano sarebbe favorevole
alla pena di morte"? E che tanti, tantissimi bravi
cristiani, sono d'accordo con lui?
E allora tu, nato senzatetto, condannato e a morte,
dove vai? Dov'è il tuo posto? Ma sei sicuro che ci
sia?
Ma forse tutte queste domande le sai già e sai anche
le risposte. Sai benissimo cosa accadrà, quanto la
Pasqua dell'Agnello avrà solo il sangue che scorrerà
sulle tavole imbandite e nelle località del turimo di
lusso. Sai benissimo che oggi non c'è posto per i
condannati a morte che la
vita non sanno più cosa sia, non c'è posto per i più
poveri tra i poveri. E le domande vere non dovresti
portele tu, ma proprio loro. Pronti a lodarti con le
labbra, ma il cuore lontano da te. E allora auguri
fratello, sorella che vivi nel freddo di una stazione,
sotto una coperta di cartone. E buona Pasqua anche a
te, che in qualche parte nel mondo conti le ore, i
giorni che mancano alla tua esecuzione. Vostra è la
Pasqua di Risurrezione, non di altri. Non è Pasqua
sulle tavole imbandite. Non è Pasqua tra il lusso e il
consumismo sfrenato. Perché "Non è piuttosto questo il
digiuno che voglio: sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli
oppressi e spezzare ogni giogo?"(Isaia)


	

	
		
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