Comunicato stampa: Compagnie private assol date dall’Italia in Iraq? La Rete Disa



COMUNICATO AI MEDIA - Roma, 29 Marzo 2007

Compagnie private assoldate dall'Italia in Iraq? La Rete Disarmo esprime
preoccupazione e chiede chiarezza

Il decreto sulle missioni all'estero appena approvato prevede 3,5 milioni
di euro per la stipula di un contratto per la protezione dell'Unità di
Sostegno alla Ricostruzione irachena

Con l'approvazione al Senato è entrato in vigore il Decreto sulle missioni
militari all'estero, che contiene qualche sorpresa problematica. Accanto
infatti al ritiro delle truppe italiane dall'Iraq ed all'impegno nell'Unità
di Sostegno alla Ricostruzione (anche se paiono esagerati i fondi stanziati
per la presenza di esperti italiani) si trova infatti un grosso
stanziamento per la protezione della stessa USR da parte di una compagnia
militare privata.
Il Governo, come si apprende dalla relazione tecnica che accompagna il
decreto-legge in esame intende infatti per garantire la sicurezza e
l'incolumità del personale civile presente presso l'Unità tramite un
contratto con una società di sicurezza privata già sia operante in Iraq con
personale locale. La spesa complessiva prevista è di 3.498.000 euro, cioè
oltre 10 volte l'impegno stanziato per il funzionamento dell'Unità di
Sostegno alla Ricostruzione.

La Rete Italiana per il Disarmo esprime preoccupazione e chiede chiarezza
per questa decisione, che tende forse solo mascherare una presenza militare
tramite un appalto ad un'azienda privata.
Va ricordato che in Italia la delicata materia delle società di sicurezza
privata non dispone di una normativa specifica con regole certe,
trasparenza, controlli e sanzioni, come sta iniziando ad accade, ad
esempio, negli Stati Uniti. Grazie ad un provvedimento previsto nella legge
di Bilancio del Pentagono anche gli operatori privati di sicurezza militare
con contratti del Ministero della difesa saranno sottoposti alla
giurisdizione della corte marziale, in caso di reati compiuti su teatro
bellico.

"Solo recentemente il Pentagono ha adottato questa soluzione, che tutti gli
analisti vedono come primo passo per sistemare e regolare un comparto che
ad oggi è una vera giungla", afferma Francesco Vignarca, coordinatore
della Rete Italiana per il Disarmo ed esperto della materia (suo lo studio
'Mercenari Spa' sul settore della fornitura di servizi militari privati.
"In Italia invece, dove alcuni segnali di ampliamento di questo business
stanno giungendo e dove anche il nostro Governo pensa di utilizzare tali
compagnie mettendole sotto contratto, nessuna regola è stata scritta e
certamente non possono funzionare le leggi attualmente in vigore".

La preoccupazione aumenta poi se si vanno a considerare alcune
indiscrezioni giornalistiche (si veda servizio dell'Unità online
all'indirizzo http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=64395) che sostengono
che il contratto verrà concluso con l'Aegis Defence Systems, una delle
aziende leader del settore sul campo iracheno ma anche una delle più
chiacchierate e problematiche.

Già da alcuni anni alla britannica Aegis è stato affidato il compito di
fare da punto di riferimento per almeno 50 compagnie di sicurezza presenti
sul suolo iracheno: una possibilità effettiva di avere quindi al proprio
comando un vero e proprio esercito suddiviso in compartimenti aziendali.
Il contratto è un esempio lampante di cosa non si dovrebbe fare in questo
campo: il controllo sulle compagnie private (da sempre punto debole di
questo sistema di appalti) viene affidato ad una delle stesse aziende,
riproponendo poi il deleterio meccanismo «cost-plus», che un enorme
sperpero di denaro pubblico dando la possibilità alle compagnie di esporre
a piacimento costi di gestione.

"Sarebbe importante capire su quali basi, non solo militari e quindi di
regole di ingaggio ma anche economiche e di contratto, il nostro Governo
intenda affidare l'incarico a tale società" continua Vignarca. "In fin dei
conti è una grossa somma di denaro pubblico che dovrebbe avere la massima
trasparenza di utilizzo, considerato poi il delicato compito che si va a
finanziare. Certamente non pensavo che nel concetto di 'esportazione' della
democrazia si arrivasse così vicini al senso puramente economico della
parola".

Infine, ma non da ultimo, la preoccupazione di Rete Disarmo si sofferma su
uno dei capi e fondatori di Aegis: Tim Spicer, militare e mercenario
protagonista di affari oscuri, colpi di Stato e vendite di armi in mezzo
mondo. Un personaggio che vive con orgoglio la sua condizione di operatore
di servizi militari nel mondo e che con sfrontatezza ha difeso - nel suo
libro intitolato "Un soldato non ortodosso" - le sue azioni poco chiare sia
in Sierra Leone (fornitura d'armi durante la guerra) sia in Papua Nuova
Giunea (supporto segreto al governo in azioni d contrasto a ribelli).

"La Rete Disarmo - dichiara Massimo Paolicelli, Presidente
dell'Associazione Obiettori Nonviolenti - chiede quindi urgentemente al
Governo di chiarire le condizioni di aggiudicamento del contratto previsto
dal Decreto sulle Missioni e confermare o meno l'identità della compagnia
che ne usufruirà.

Riteniamo - conclude Paolicelli - che sia importante arrivare, sul tema
della fornitura privata di servizi militari ad un forte controllo e ad
un'efficace regolazione anche perché sempre di più come "armi" non dobbiamo
solo intendere gli strumenti e le tecniche fisiche ma pure questi aspetti
della nuova natura bellica mondiale: i servizi di natura bellica (supporto,
addestramento, logistica).  Sempre più compagnie (anche italiane, si veda
ad esempio l'ultimo numero di Altreconomia
http://www.altreconomia.it/mercenarioquotidiano) in tutto il mondo sono in
grado di procurare ai governi tali servizi. Con buona pace dei trattati e
delle "regole di ingaggio" e con buona pace dei più elementari criteri di
trasparenza".














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