Nazioni europee complici della CIA: prigionieri innocenti trasferiti e torturati in nome della "lotta al terrorismo"



DIRITTI:
Il Parlamento europeo vigila sulle extraordinary rendition
Sabina Zaccaro

ROME, 12 febbraio 2007 (IPS) - Diversi paesi europei potrebbero essere
chiamati a rispondere del loro comportamento “passivo” nei confronti di
trasferimenti illegali da parte della CIA nello spazio aereo europeo tra
il 2001 e il 2005.

I governi dei paesi membri colti in fallo dal Parlamento europeo rischiano
di dover affrontare conseguenze serie, come la sospensione del loro
diritto di voto nell’Unione europea (Ue).

L’ammonizione è arrivata a seguito dell’inchiesta di una speciale
commissione parlamentare nominata dal Parlamento europeo nel 2005 per
indagare sui casi di trasferimenti di prigionieri, e imporre sanzioni agli
Stati membri ritenuti responsabili di violazione dei diritti umani per
presunta collusione con la CIA.

La commissione è stata istituita a seguito di accuse secondo cui, dopo gli
attacchi dell’11 settembre, la CIA avrebbe cominciato a trasferire in
segreto sospetti membri di al-Qaeda attraverso alcune nazioni europee
verso paesi terzi, noti per praticare la tortura. Un processo divenuto
tristemente famoso come trasferimenti o “consegne speciali”
(“renditions”).

La commissione parlamentare ha anche indagato sui presunti centri di
detenzione segreti americani in alcuni Stati membri.

Il rapporto verrà discusso e sottoposto alla votazione plenaria del
Parlamento europeo il 14 febbraio a Strasburgo.

Tra i paesi coinvolti, Germania, Svezia, Spagna, Italia, Irlanda, Grecia,
Cipro, Danimarca, Turchia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Bosnia e
Romania.

Secondo il rapporto della commissione, più di mille voli della CIA
avrebbero attraversato lo spazio aereo europeo tra il 2001 e il 2005, e
“potrebbero aver raggiunto (dei centri di detenzione segreti) presso le
basi militari Usa”.

Nel documento si legge che le nazioni europee avrebbero “chiuso un occhio”
sui voli CIA che, “in alcune occasioni, venivano usati per trasferimenti
straordinari o trasporto illegale di detenuti”.

Giovanni Claudio Fava, a capo della commissione, ha detto all’IPS che
sulla base di ciò che la commissione ad hoc ha scoperto dopo 12 mesi di
intercettazioni e ricerche, il Consiglio dell’Ue, organismo politico del
blocco, dovrebbe commissionare una inchiesta indipendente, e “ove
necessario, imporre delle sanzioni agli Stati membri in caso di gravi e
ripetute violazioni”.

La commissione ha dichiarato di rifiutare i trasferimenti straordinari “in
quanto strumento illegale usato dagli Usa nella lotta al terrorismo”, e
condanna il “consenso e l’occultamento di questa pratica, in svariate
occasioni, da parte dei servizi segreti e dei governi di alcune nazioni
europee”.

“È stato un lavoro difficile, sia dal punto di vista professionale che
emotivo”, ha confessato Fava. Abbiamo indagato su 21 casi ben documentati
di trasferimento straordinario, e parlato direttamente con le vittime, che
hanno testimoniato davanti alla commissione. Abbiamo sentito le loro
storie dolorose, raccogliendo 200 interviste, e centinaia di ore di
registrazione”.

Il dossier riferisce che la maggior parte dei casi di trasferimento
inquisiti dalla commissione riguarda la “detenzione in isolamento e la
tortura durante gli interrogatori, come confermato dalle vittime o dai
loro avvocati”.

Lamenta poi la “scarsa collaborazione di molti Stati membri e del
Consiglio dell’Ue nei confronti della commissione temporanea”, e sostiene
che “la grave mancanza di risposte concrete alle domande sollevate dalle
vittime, dalle Ong, da media e parlamentari, ha solo rafforzato la
validità di accuse già ben documentate”.

Il Consiglio europeo, prosegue il testo, dapprima si è astenuto, poi si è
limitato a fornire frammenti di informazioni relative a dei colloqui con
alti funzionari Usa.

Italia, Austria, Polonia, Portogallo e Gran Bretagna in particolare
sarebbero state poco collaborative nelle indagini.

I sospetti dei gruppi di sostegno ai diritti umani sono puntati su Polonia
e Romania come possibili sedi di prigioni segrete Usa nell’Unione europea.
Ma secondo il rapporto, “non è possibile accertare la presenza di questi
centri di detenzione in Polonia”.

“Mi aspetto che la sessione plenaria del Parlamento europeo ratifichi il
nostro rapporto”, ha detto Fava all’IPS. “Abbiamo denunciato tutte le
responsabilità dirette e indirette dei governi in queste pratiche
illegali, che violano sia i diritti umani che la legge”.

“Adesso abbiamo il dovere - ha proseguito Fava - di assicurare che i
diritti fondamentali - come ricorrere ad un avvocato, poter chiamare la
propria ambasciata, sapere di cosa si viene accusati, essere processati e
giudicati senza essere sottoposti a tortura - vengano garantiti a tutti,
anche a chi è accusato dei crimini peggiori”.

L’articolo 6 della Convenzione europea sui diritti umani garantisce un
giusto processo davanti ad un tribunale indipendente, e stabilisce che i
sospettati sono innocenti fino a prova contraria.

Il merito principale del rapporto, dal punto di vista politico, ha
spiegato Fava, è di aver dimostrato la grave mancanza di vigilanza da
parte dei paesi europei. “Erano convinti che la guerra al terrorismo fosse
una faccenda di competenza dell’amministrazione Usa, così hanno
semplicemente deciso di non intralciare il suo lavoro”.

Il testo raccomanda “ai governi nazionali e ai parlamenti di avviare delle
indagini per proprio conto sui fatti occorsi, e di chiedere immediatamente
il rimpatrio dei loro cittadini e residenti che vengono detenuti
illegalmente dalle autorità Usa, risarcendo le persone innocenti vittime
di trasferimenti straordinari”.

Fava ha segnalato che nonostante l’adesione alla Corte penale
internazionale (CPI), "diverse nazioni europee hanno permesso che i
prigionieri venissero trasferiti verso altri paesi noti per estorcere
informazioni sotto tortura; sono colpevoli di un silenzio compiacente. Il
fatto stesso che la CIA sia stata costretta ad ammettere i trasferimenti,
che dovevano rimanere segreti, ha suscitato dissensi interni, mettendo
fine a questo tipo di pratiche”.

Ma si riuscirà a dimostrare la responsabilità giuridica di questi paesi?
“Sarà molto difficile”, ha detto all’IPS Riccardo Noury, portavoce della
sezione italiana di Amnesty International Italia. “Il mandato della CPI è
giudicare i crimini di guerra, il genocidio e i crimini contro l’umanità”.

È più probabile che alle nazioni coinvolte venga chiesto di risarcire le
famiglie delle vittime, ha osservato Noury. “La storia dei trasferimenti
straordinari dimostra chiaramente quanto sia giusto, e necessario,
rifiutare il sostegno a un paese alleato, se non se ne condividono le
strategie”. (FINE/2007)

Fonte: http://ipsnotizie.it/nota.php?idnews=852

Per approfondimenti
http://www.europarl.europa.eu/comparl/tempcom/tdip/default_en.htm