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I tecnici rapiti: "Il governo italiano e l'ENI ci lasciano marcire nella giungla"
- Subject: I tecnici rapiti: "Il governo italiano e l'ENI ci lasciano marcire nella giungla"
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Thu, 8 Feb 2007 20:01:36 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Gli ostaggi italiani in Nigeria: «Ci avete abbandonati» Articolo pubblicato il: 2007-02-07 ROMA - Prima la rabbia e l'angoscia degli ostaggi italiani in Nigeria che irrompono dalle pagine del Manifesto, poi le rassicurazioni dell'Eni e la cautela della Farnesina, infine l'appello della moglie di uno dei rapiti e la notizia della telefonata imprevista e tranquillizzante di Cosma Russo. È pieno di colpi di scena il film della giornata sulla vicenda dei due tecnici dell'Agip italiani e di un libanese, rapiti il 7 dicembre scorso dal Mend, il Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger. (nella foto da sinistra il libanese Saliba Amad e gli italiani Damiano Russo e Franco Arena). «Siamo delusi. Delusi dal governo italiano, che non sta facendo nulla per tirarci fuori da qui. Delusi dalla nostra compagnia, che ci ha lasciati a marcire in questa giungla. Delusi da questa situazione, in cui ci troviamo incartati», hanno detto Francesco Arena, Cosma Russo e Imad Saliba all'inviato del Manifesto che, dopo lunga attesa a Port Harcourt e un viaggio in barca nella notte sul Delta del Niger, è riuscito ad incontrarli e intervistarli. Nella foto pubblicata dal Manifesto che li ritrae a bordo di un'imbarcazione, guardati a vista da tre uomini armati e mascherati, i tre appaiono in buona salute, anche se stanchi. Arena e Russo hanno dichiarato di non poterne più di una «situazione di abbandono» e accusato il governo italiano e l'Agip di non fare abbastanza affinché il governo nigeriano «accetti le richieste dei rapitori», il cui accoglimento porterebbe alla loro liberazione. Sulle trattative, ieri in mattinata, è intervenuto un portavoce dell'Eni: «Stiamo lavorando - ha detto - e continueremo a farlo in stretta collaborazione con l'Unità di Crisi della Farnesina e le Autorità nigeriane». Da parte sua la Farnesina ha rilevato che la situazione permane «estremamente delicata» e ha ribadito che il governo «non trascura alcuna pista ed alcun elemento che possa portare alla liberazione» dei tre tecnici «nel più breve tempo possibile» e che si ha «piena comprensione della forte preoccupazione e dell'angoscia delle famiglie». Fonte: http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=59301
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