Clima: il rapporto IPCC di Parigi



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Subject: Clima: il rapporto IPCC di Parigi
From:    "Accademia Kronos Basilicata" <accademiakronos at akbasilicata.it>
Date:    Fri, February 2, 2007 10:25 pm
To:      "Accademia Kronos Basilicata" <accademiakronos at akbasilicata.it>
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Riceviamo dalla sede nazionale di Accademia Kronos quanto segue sperando
di fare cosa gradita.
Cordiali saluti.

 Il rapporto IPCC  sullo stato delle conoscenze scientifiche in materia di
cambiamenti climatici,  discusso ed approvato il 2 febbraio a Parigi.  
Dal 29 gennaio al 2 febbraio 2007 si è tenuta  la sessione plenaria del
WG-1 (il Working Group 1) di IPCC (Intergovernmental Panel on Climate
Change). Il WG-1 è quello che si occupa di scienza del clima e che, dopo
5 anni di lavoro, ha prodotto un rapporto sullo stato delle conoscenze
del clima e dei cambiamenti climatici e sulla possibile evoluzione futura
del clima globale. All’ordine del giorno della sessione plenaria di
Parigi c’è stata la discussione e l’approvazione dei documenti di sintesi
finale ed in particolare del “Sommario per i decisori politici”, nonché
l’approvazione di tutto il lavoro svolto dal 2002 ad 2006.  Il rapporto
finale del WG-1 costituisce la prima parte del “Quarto Rapporto di IPCC”,
che sarà pubblicato alla fine del 2007 e a cui mancano ancora, ma sono in
via di conclusione, sia la seconda parte (quella sugli impatti dei
cambiamenti climatici e l’adattamento ai cambiamenti climatici). sia la
terza parte (quella sulla mitigazione dei cambiamenti climatici). Il
precedente rapporto di IPCC (il terzo) risale al 2001, mentre il secondo
ed il primo rapporto di IPCC sono rispettivamente del 1995 e del 1990. In
quest’ultimo rapporto l’IPCC affronta il problema dei cambiamenti
climatici in atto in modo molto approfondito, analizzando tutte le
osservazioni sperimentali disponibili sui cambiamenti climatici in corso
sulla base delle quali l’IPCC conclude, non solo che è in corso un
cambiamento climatico globale, ma che tale cambiamento, in questi ultimi
anni, è in fase di progressiva accelerazione. Dopo l’analisi della
situazione l’IPCC affronta il problema della possibile evoluzione futura
dei cambiamenti climatici in atto.  L’evoluzione futura del clima, che
non è prevedibile in modo deterministico, viene descritta sotto forma di
scenari, i quali sono stati spesso oggetto di forti critiche, essendo
basati su ipotesi discutibili di sviluppo socio economico mondiale e su
imprecisi modelli numerici di simulazione climatica. Ebbene, in
quest’ultimo rapporto l’IPCC riesamina criticamente tutta la problematica
e giunge alla conclusione che le proiezioni e gli scenari che erano stati
valutati nel precedente rapporto (il Terzo rapporto di IPCC), pur
rimanendo esattamente gli stessi, devono essere interpretati
correttamente. L’interpretazione viene cosi condotta in termini di
affidabilità di tali scenari, anche in relazione agli errori commessi, ed
in termini di probabilità che possano realmente manifestarsi.  I punti
principali sullo stato del clima globale, sono i seguenti: 1) Le
concentrazioni atmosferiche attuali di anidride carbonica (380 ppm) e
degli altri gas serra sono le più alte mai verificatesi negli ultimi 650
mila anni durante i quali il massimo valore di anidride carbonica
atmosferica si era sempre mantenuto inferiore a 290 ppm. L’aumento
dell’anidride carbonica atmosferica che è passata negli ultimi 200 anni
circa da 280 a 380 ppm con un incremento di oltre 35%, è causato dallo
squilibrio complessivo tra emissioni globali di anidride carbonica
provenienti dalle attività umane ed assorbimenti globali naturali da
parte del suolo degli oceani e degli ecosistemi terrestri e marini. Le
capacità "naturali" globali (denominati "sinks" globali) sono attualmente
in grado di assorbire meno della metà delle emissioni antropogeniche
globali, il resto si accumula in atmosfera e vi permane per periodi medi
che per l’anidride carbonica arrivano fino a 200 anni. Viene
sottolineato, inoltre, il fatto che le capacità naturali globali di
assorbimento erano maggiori nel passato e che negli anni più recenti
stanno via via diminuendo con l’aumentare progressivo della temperatura
media del pianeta.  2) Rispetto all’effetto serra naturale è stato
introdotto un effetto serra aggiuntivo così composto: una parte
riscaldante dovuta ai gas serra di origine antropica pari a circa +3,0
watt m2, una parte riscaldante naturale dovuta alla attività solare pari
a circa +0,12 watt/m2 ed, infine, una parte raffreddante dovuta agli
aerosol sia di origine naturale, sia di origine antropica pari circa a
-1.6 watt/m2. Il bilancio complessivo mostra che l’incremento netto 
dell’effetto serra è stato pari a circa 1,6 watt/m2 In altre parole,
senza l’effetto raffreddante degli aerosol il riscaldamento climatico
sarebbe stato doppio. Di tale effetto serra aggiuntivo solo una piccola
parte (tra il 10 ed il 20%) può essere attribuita a cause naturali
(attività solare e aerosol naturali). 3) L’effetto dell’incremento del
contenuto energetico del sistema climatico è stato osservato e misurato
nei numerosi parametri che sono gli indicatori sperimentali dello stato
del clima e della sua evoluzione, quali ad esempio: la temperatura media
del pianeta (che è aumentata), le precipitazioni (che hanno cambiato
caratteristiche), le temperatura degli oceani (che sono aumentate), i
ghiacci polari e quelli delle medie latitudini (che sono in forte
diminuzione), ecc. In particolare la temperatura media globale è
aumentata di 0,74°C dal 1906 al 2005. Ma mentre nei decenni passati
aumentava ad un tasso medio inferiore a 0,06°C per decennio, negli ultimi
50 anni è, invece, aumentata al tasso di 0,13°C per decennio e più
recentemente ha raggiunto il tasso di circa 0,25°C per decennio. La
temperatura media del mare è aumentata sensibilmente in superficie e
molto meno negli strati più profondi. Tuttavia, il riscaldamento, in
alcuni oceani, si è esteso anche fino a 3000 metri di profondità: gli
aumenti maggiori di temperatura delle acque marine sono stati osservati
nell’oceano Indiano settentrionale e nell’oceano Pacifico occidentale.
Nel nord Atlantico i maggiori aumenti della temperatura sono stati
osservati soprattutto in questi ultimi anni. Inoltre, è aumentata
l’intensità degli eventi estremi come i cicloni tropicali (uragani e
tifoni), le tempeste tropicali ed extratropicali, le alluvioni e le
siccità, le ondate di caldo e di freddo, ecc. Per quanto riguarda
l’evoluzione futura del clima globale, l’IPCC nel confermare i risultati
degli scenari considerati nel suo precedente rapporto, analizza per
ciascuno di essi errori ed affidabilità delle valutazioni, le diverse
probabilità che tali scenari possano effettivamente verificarsi, e i
rischi di cambiamenti improvvisi qualora il sistema climatico si
destabilizzasse a seguito di processi non lineari. Gli elementi
principali di questa analisi possono così sintetizzarsi. 1) Nell’ipotesi
minimale, che viene considerata improbabile, l’aumento di temperatura
media globale potrà oscillare, alla fine di questo secolo, tra 1,5 e 2,8
°C. Anche l’ipotesi massimale di aumento della temperatura media globale
al di sopra di 4,5°C, viene giudicata poco probabile ma anche poco
affidabile, dal momento che con velocità di aumento della temperatura
così elevate è possibile l’insorgenza di fenomeni non lineari o di
destabilizzazione del sistema climatico, che determinano una sostanziale
imprevedibilità delle condizioni future del clima. L’ipotesi più
probabile, secondo IPCC, appare quella secondo cui l’aumento della
temperatura media globale sarà, compreso fra 0,6 e 0,7°C al 2030 anni e
raggiungerà circa 3°C o poco più nel 2100. 2) Al 2100 il livello del mare
aumenterà mediamente tra i 28 ed i 43 cm, e non tra i 15 ed i 90 cm circa
previsti nel rapporto precedente di IPCC, purchè, però, non si inneschino
fenomeni non lineari o di destabilizzazione del sistema climatico
(velocità del riscaldamento medio globale superiore a 0,4° C per
decennio). In tal caso, infatti, i ghiacci della Groenlandia e quelli
della penisola Antartico, potrebbero collassare e l’innalzamento del
livello del mare potrebbe arrivare perfino a 7 metri, anche se ciò
avverrà nei secoli successivi al 2100. Con la rapida fusione dei ghiacci
della Groenlandia si pongono, però, alcuni problemi concomitanti, quali
per esempio un sostanziale rallentamento della corrente del Golfo con una
sua possibile interruzione nel secolo successivo al 2100 che a sua volta
porterà l’emisfero nord verso il raffreddamento. 3) La calotta polare
artica (quella formata dai ghiacci galleggianti) potrebbe, nel 2100,
scomparire durante i mesi estivi o comunque ridursi al 10% della attuale
estensione. Drastiche riduzioni si avrebbero anche per i ghiacciai delle
catene montuose poste alle medie e basse latitudini con ripercussioni
sulla disponibilità di acqua nei bacini idrologici e nelle falde
acquifere dipendenti da tali ghiacciai. 4) Gli estremi climatici quali le
ondate di calore, le precipitazioni intense ed alluvionali delle medie ed
alte latitudini, prolungati periodi di siccità alle medie e basse
latitudini, diventeranno sempre più frequenti ed intensi. Gli estremi
climatici (soprattutto precipitazioni e vento) connessi con i ciclonici
tropicali, quali uragani e tifoni, e al fenomeno di El Nino, tenderanno,
invece, a diventare molto più intensi, pur non aumentando il numero dei
cicloni tropicali o la frequenza di El Nino. In conclusione l’ultimo
rapporto del WG-1 di IPCC è una requisitoria sulle condizioni climatiche
del nostro pianeta, dalla quale emerge che non sussistono più margini di
dubbio sui cambiamenti climatici in corso e sull’accelerazione che tali
cambiamenti stanno assumendo in questi ultimi anni. Cautela; invece,
verso le proiezioni future, ma con un monito: anche se la scienza non in
grado di prevedere esattamente quale sarà il clima del futuro; la
perturbazione energetica che le attività umane hanno introdotto nel
sistema climatico non è assolutamente irrilevante. Al contrario, il
rischio di innesco di una futura destabilizzazione del clima del pianeta
è ormai troppo alto e non può essere irresponsabilmente sottovalutato.
Vincenzo Ferrara
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