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Caos su Vicenza: verso il referendum? Notizie dal fronte
- Subject: Caos su Vicenza: verso il referendum? Notizie dal fronte
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 17 Jan 2007 00:02:54 +0100 (CET)
- Importance: Normal
---------------------------- Original Message ---------------------------- Subject: Caos su vicenza - verso il referendum? - notizie dal fronte From: "LOC" <locosm at tin.it> Date: Tue, January 16, 2007 11:46 pm To: locosm at tin.it -------------------------------------------------------------------------- Via libera all'ampliamento della base militare americana "Non contrastiamo una decisione presa dal precedente esecutivo" Vicenza, l'annuncio di Prodi "Il governo non si opporrà" Il Dipartimento di Stato Usa: "Decisione molto apprezzata e benvenuta" Romano Prodi ROMA - "Il governo non si opporrà all'allargamento della base militare Usa" di Vicenza. La risposta di Romano Prodi è arrivata, dopo le pressioni, da destra e da sinistra, a prendere presto una posizione sulla vicenda dell'ampliamento della Base Ederle, che ospita il comando della US Army per l'Europa del Sud. Se dall'Italia fosse giunto un "no", la base sarebbe stata chiusa e trasferita in Germania. Invece da Bucarest, dove si trova in visita ufficiale, il presidente del Consiglio ha anticipato: "Sto per comunicare all'ambasciatore americano che il governo italiano non si oppone alla decisione, presa dal governo precedente e dal Comune di Vicenza con un voto del Consiglio comunale". Gli Stati Uniti, si apprende dal Dipartimento di Stato americano, definiscono "molto apprezzata" e "benvenuta" la dichiarazione di Prodi. Apprezzamento "per l'attenta considerazione e opinione favorevole" anche dall'ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli. Qualche minuto prima dell'annuncio di Prodi, un monito al rispetto dei "patti" era giunto anche dall'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale sarebbe stato "gravissimo mostrarsi inaffidabili nei confronti degli Stati Uniti e dell'Alleanza Atlantica". E in mattinata all'idea del referendum, proposta dal segretario Ds Piero Fassino, avevano aderito tutta anche la sinistra radicale e i comitati cittadini per il "no". In quanto al referendum, "a tutt'oggi non è attuato", osserva Prodi, è "una mera ipotesi" e "non è un problema che riguarda l'attività di governo" poiché si tratta di "decisioni locali" e il governo non è chiamato "a nessun atto amministrativo". Il modo con cui il Consiglio comunale di Vicenza intenderà fare esprimere la popolazione locale, conclude il presidente del Consiglio, "sarà sua responsabilità". Prodi sottolinea che la vicenda non rappresenta "un problema di natura politica", bensì "una questione di carattere urbanistico-territoriale". E ricorda: il suo governo "si era impegnato a seguire il parere della comunità locale". "Non abbiamo ragione di opporci", precisa, rivelando che il governo italiano aveva anche "offerto soluzioni che sembravano più equilibrate", ma che alla fine "non è stato possibile accettare". In quanto a un incontro con il presidente americano George W. Bush, Prodi spiega che, al momento, "non è previsto", che "avverrà al momento opportuno" e che comunque "non c'è nessun problema" nelle relazioni italo-americane. (16 gennaio 2007) D'Alema: "Bene il premier, ma fossi il sindaco farei referendum" Il sottosegretario all'Economia Cento: "Come il caso della Tav" Base Usa, l'Unione si spacca Prc, Pdci e Verdi contro Prodi Cicchitto (FI): "Sono stati costretti a dire sì da Berlusconi" Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto ROMA - Prodi dice sì, e l'Unione si spacca. Sono di segno diametralmente opposto le reazioni che arrivano dalla maggioranza alla decisione di rispondere positivamente alla richiesta Usa di allargare la base di Vicenza. Mentre il Polo plaude alla decisione. Il ministero degli Esteri Massimo D'Alema commenta in serata a Ballarò, e dice che la presenza di basi militari americane in Italia non è mai stata in discussione: "Il fatto che vogliano concentrare e razionalizzare la loro presenza è una richiesta legittima alla quale il governo doveva dare una risposta sulla base dell'alleanza che abbiamo con gli Stati Uniti". Il titolare della Farnesina aggiunge anche che, nei panni del sindaco della città, "avrei ritenuto di consultare i cittadini con un referendum", perchè per gli abitanti del luogo "la questione della base è problematica". Ma "essendo al governo - conclude - la decisione non spetta a noi". Poi, lo stesso D'Alema svela un retroscena. Il governo italiano aveva offerto agli Stati Uniti una "soluzione alternativa" e cioè di realizzare le nuove strutture in una "vasta area" in prossimità della base aerea di Aviano. "E' talmente poco vero che noi siamo antiamericani che noi abbiamo offerto loro altre possibilità..." Ma intanto la polemica politica si accende. Per il sottosegretario all'Economia Paolo Cento, deputato dei Verdi, si tratta di una "decisione sbagliata che rischia di diventare come il caso della Tav. Noi continueremo ad opporci e faremo diventare la questione della base protagonista di una grande mobilitazione nazionale". Duro anche il presidente dei Verdi e ministro dell'Ambiente. Secondo Alfonso Pecoraro Scanio, ''La volontà popolare, contraria all'ampliamento della base militare, è stata tradita dal Comune e per questo è necessario indire subito un referendum. Non condividiamo la decisione di Prodi e lo invitiamo ad ascoltare i cittadini''. "Sono molto deluso, molto dispiaciuto". Colto di sorpresa dalla notizia all'uscita dal Forum sullo spettacolo, il leader del Pdci Oliviero Diliberto commenta così la decisione del premier. "A questo punto - aggiunge Diliberto -, chiedo a maggior ragione il coinvolgimento della popolazione e che si faccia subito il referendum". Netto anche il dissenso di Franco Giordano: "Non condivido la decisione di Prodi. In questo caso non sono 'd'accordo con il premier", dice il segretario di Rifondazione. Positiva, invece, la reazione del diessino Luciano Violante: "Sono favorevole. Prodi ha fatto bene", afferma il presidente della Commissione affari costituzionali della Camera. I comitati cittadini per il "No" si dicono "increduli": "E' inaccettabile che ci si pieghi ad un ricatto. Pensavamo - dice Giancarlo Albero, rappresentante del coordinamento - che la sovranità nazionale contasse ancora qualcosa. La Fiom-Cgil annuncia manifestazioni. "D'ora in poi dice il segretario Giorgio Cremaschi - ogni manifestazione per la pace non potrà che essere pure contro il governo: la decisione presa dal presidente del Consiglio ha un forte impatto strategico sul rapporto tra governo e movimenti". Reazioni negative anche dall'area antagonista: "Credo che sia urgente ora convocare una mobilitazione straordinaria a carattere nazionale per ribadire il no all'allargamento della base militare", dice Francesco Caruso, parlamentare indipendente di Rifondazione Comunista e leader dei centri sociali del Sud. "Bisogna far convergere, come già avvenuto il 2 dicembre scorso - prosegue Caruso - decine di migliaia di persone da tutt'Italia, per dare una spallata e spazzare via le ambiguità e i tentennamenti del governo su un tema così delicato". "Il governo si deve vergognare. E non pensi che sarà così facile allargare la struttura: la lotta continuerà e il governo italiano sarà costretto a reprimere con la violenza, come abitualmente fa, il dissenso della maggioranza della città", dice il leader dei Disobbedienti del Nordest Luca Casarini. Il Polo. "Ci fa piacere che le decisioni del governo Berlusconi e la linea del Comune di Vicenza abbiano costretto Prodi a dar via libera alla conferma e all'ampliamento della base Usa", afferma il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto. "Bene, ora sappiamo che il comune di Vicenza ha salvato l'immagine e il ruolo internazionale dell'italia". E' la tesi di Adolfo Urso, dell'esecutivo di An. "La questione dell'ampliamento della base Usa di Vicenza potrebbe non essere ancora risolta". Ad esserne convinto è il presidente dei senatori di FI Renato Schifani. Quello di Prodi "era un atto dovuto, per non dimostrare una totale inaffidabilità rispetto agli impegni internazionali assunti dal nostro governo". Ora bisogna capire - aggiunge - se Prodi "avrà la forza politica di mantenerli o se cederà ancora una volta alle pressioni dei suoi alleati della sinistra radicale". ''Mi complimento con il Presidente Romano Prodi per una decisione assai positiva per il Veneto e che si allinea a quella presa a suo tempo per il Mose e che mi attendo altrettanto positiva in merito alle questioni che riguardano il Passante di Mestre'', commenta il governatore veneto Giancarlo Galan. "Politicamente Prodi ha voluto evitare una brutta figura con gli alleati e ha dimostrato di non voler cedere alle pressioni di frange che facevano leva su una forma di pressione collettiva", dice il sindaco di Vicenza Enrico Hullweck. 16 gennaio 2007 Roma, 22:12 D'ALEMA: PRESENZA BASI USA NON E' IN DISCUSSIONE La presenza di basi militari americane in Italia non e' mai stata in discussione. Lo ha detto Massimo D'Alema, partecipando alla trasmissione "Ballaro'", a proposito delle polemiche sull'ampliamento delle strutture Usa e Nato di Vicenza. "A mio giudizio" ha detto il ministro degli Esteri, "non e' mai stato in questione che gli americani possano avere una base militare in Italia e il fatto che vogliano concentrare e razionalizzare la loro presenza e' una richiesta legittima alla quale il governo doveva dare una risposta sulla base dell'alleanza che abbiamo con gli Stati Uniti". Tutta la questione, secondo il capo della Farnesina, "e' stata gestita fin dall'inizio in un mondo inappropriato" e "non e' un caso se a Vicenza c'e' stato un dibattito infuocato". Il governo italiano, di fronte al divampare delle polemiche sull'ampliamento della base americana a Vicenza, aveva offerto agli Stati Uniti di realizzare le nuove strutture un una "vasta area" vicino alla base aeree di Aviano, ha rivelato inoltre il ministro degli Esteri. Fiaccolata nel centro storico dopo il sì di Prodi all'allargamento della struttura Parte dei partecipanti si è quindi diretta verso i binari, bloccando il traffico Vicenza, proteste contro la base Usa Occupata per due ore la stazione VICENZA - Alcune centinaia di persone dei comitati che si battono per il 'no' alla nuova base Usa a Vicenza hanno occupato per circa due ore i binari della stazione ferroviaria. Il traffico dei treni è rimasto sospeso. Ai manifestanti, circa 600, che stasera avevano preso parte al corteo con fiaccolata per le vie del centro storico, se ne sono aggiunti altre centinaia, che si sono poi diretti verso la stazione, per fermare il traffico ferroviario. Il blocco si è protratto fin verso le 23.00m quando i partecipanti alla protesta hanno cominciato a lasciare i binari per dirigersi verso il presidio dei comitati per il "No" vicino al perimetro dell'aeroporto Dal Molin. Il Dal Molin è appunto la struttura dove dovrebbe sorgere il complesso che ospiterà tutta 173/A brigata aviotrasportata dell'esercito americano. Alcuni manifestanti passeranno qui la notte, per rimarcare con la loro presenza l'opposizione al progetto cui anche il governo ha dato ora la propria disponibilità. Durante le proteste forte è stata la contestazione nei confronti dei gruppi dell'Unione. I rappresentanti dei comitati contro la nuova base statunitense hanno rivolto un invito a "dimettersi dai propri partiti di appartenenza" agli esponenti vicentini del centro sinistra. Un sollecito avanzato, anche con modi bruschi, durante il raduno dei partecipanti alla fiaccolata. Contestato, al grido di "vergogna-vergogna" il segretario cittadino dei Ds Luca Balzi, costretto a interrompere un'intervista televisiva. "La gente è arrabbiata - ha spiegato Olan Jackson, dirigente regionale dei Verdi che ha annunciato la propria autosospensione dal partito - perché si tratta di una scelta contraria al volere dei cittadini". (16 gennaio 2007) SCHEDA Com'è strutturata la base di Vicenza Una enorme base, dentro e intorno alla quale gravitano circa 12.000 militari e civili americani, i cui rapporti con le autorità italiane sono regolati da accordi e memorandum riservati risalenti al dopoguerra, ma continuamente aggiornati: questa è la Caserma Ederle di Vicenza che, insieme al vicino aeroporto Dal Molin, è al centro della querelle di questi giorni. La Ederle è una caserma italiana a tutti gli effetti, con un comandante italiano e un colonnello. Quest'ultimo, secondo un organigramma americano, è sottocapo di stato maggiore, mentre il capo di stato maggiore è un colonnello Usa. Nella scala gerarchica, prima del colonnello c'è un generale a due stelle americano che è il comandante generale della Setaf (la Southern European Task Force), nonchè comandante di tutte le forze americane presenti a Vicenza. I rapporti tra il comandante italiano dell'istallazione e i comandanti americani sono regolamentati da atti classificati. Nell'ambito della Setaf opera la 173/a brigata paracadutisti Usa, il reparto impiegato in Iraq tre anni fa, e successivamente in Afghanistan. In passato si chiamava 'Lyon Brigade' ed era organizzata su un solo grosso battaglione di fanteria, che esiste ancora con il nome di 1/o battaglione del 508/o reggimento paracadutisti, successivamente affiancato dal 2/o del 503/o. La Lyon si è quindi tramutata in 173/a brigata, che ha però anche altre forze in Germania. L'aeroporto Dal Molin, distante 3-4 chilometri dalla Ederle, è invece uno scalo civile e militare, che la Nato utilizzava in passato. E anche l'Aeronautica militare, che lo gestisce, sarebbe intenzionata a dismetterlo. Il comandante è un ufficiale dell'Aeronautica. Proprio il Dal Molin, essendo la Ederle congestionata, dovrebbe ospitare il terzo battaglione della 173/a, di stanza in Germania, che verrebbe così riunita in Italia. L'aeroporto non verrebbe impiegato - nè potrebbe, per le sue caratteristiche tecniche - per la partenza dei parà americani nelle missioni all'estero: a questo scopo i soldati Usa utilizzano l'aeroporto di Aviano. La Ederle è una sorta di città a stelle e strisce: ospita il comando Setaf, a livello divisionale; il comando della 173/a e i due battaglioni che la compongono, e diverse altre unità a corollario. C'è ad esempio un reparto Genio, con macchine movimento terra e altri mezzi, una batteria da artiglieria con cannoni aviotrasportabili da 105 mm. Fondamentale è poi l'Area Support Group (ASG), una unità a livello reggimento che gestisce tutta la base, dagli aspetti logistici a quelli amministrativi. Il comandante dell'ASG, un colonnello americano, ha alle sue dipendenze anche molti civili americani (e anche diverse centinaia di italiani), che mandano avanti gli spacci, la banca, la barberia, e tutto il 'life support'. E' un ufficiale-chiave e, non a caso, lo chiamano il 'sindaco della Ederle'. Nella caserma anche un asilo, scuole elementari, medie e un distaccamento di un'università americana. Il tutto a disposizione dei figli dei militari e dei civili Usa che, con l'ampliamento, potrebbero diventare 3.000-3.500 in più. I militari americani di stanza a Vicenza - a parte i mezzi del Genio - possono contare essenzialmente solo su altri veicoli per il trasporto di materiale e truppe e su due velivoli C12 da otto posti, a disposizione del comandante; nessun mezzo da combattimento pesante. Le armi sono quelle da reparto e individuali, oltre ad alcuni cannoni da 105 millimetri. Dentro la base gli americani possono solo fare esercitazioni 'in bianco', cioè senza proiettili reali. Nel caso di attività addestrative a fuoco nei poligoni italiani, si deve seguire un determinato iter per ottenere l'autorizzazione dalle autorità competenti. Nella Ederle, dove i militari italiani dell'Esercito sono pochi, una dozzina, è presente anche un reggimento di carabinieri (alcune centinaia di uomini). Questi si occupano anche della scorta dei parà Usa quando questi devono uscire armati per svolgere esercitazioni. (16 gennaio 2007)
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