L'Ilva minaccia 4 mila licenziamenti a Taranto per le emissioni di anidride carbonica. La facciata e i retroscena della vicenda



L'Ilva ipotizza riduzioni della produzione e minaccia 4 mila licenziamenti.

In una lettera al Governo del 14 dicembre Emilio Riva avverte che l'eventuale riduzione delle emissioni di anidride carbonica comporterebbe "la necessità di fermare parte significativa degli impianti in uso. Il personale - afferma - colpito da tali riduzioni non potrebbe essere inferiore, anche nell'ipotesi più conservativa, alle quattromila unità".

Il tutto viene collegato all'applicazione del Protocollo di Kyoto.

Il presidente della Provincia Gianni Florido che risponde? "Riduciamo le emissioni civili".

E l'assessore regionale all'Ambiente Michele Losappio: "La Regione non è l'interlocutore giusto. E' il ministro dell'Ambiente che deve rispondere".

Ci sarebbe da chiedersi che cosa si sono detti per tutti questi mesi Regione Puglia e Ilva nell'Atto di Intesa se poi questi sono i risultati.

Il 16 novembre 2006 su PeaceLink (http://lists.peacelink.it/taranto/msg01320.html) è stato dato spazio ad un comunicato della sezione Latanza del PdCI Taranto in cui si evidenziava che "occorre verificare come oggi è distribuita la capacità produttiva in termini di CO2 nel nostro territorio e quanto sarà successivamente con l’entrata in produzione di CET 4-ILVA" e in cui si chiedeva "se l’Atto di Intesa in definitiva rientra complessivamente nei parametri di Kyoto del 2012 riguardante la nostra provincia e la nostra regione. Come stiamo oggi non si sa, come staremo domani nemmeno!"

Il Piano Energetico e Ambientale Regionale a che serve se poi esce Riva con un "fulmine a ciel sereno" e mette tutti in imbarazzo?

La Regione - così sollecita a ipotizzare a Taranto un rigassificatore, salvo poi ad usare un po' più di cautela quando i cittadini si svegliano - ha pensato alla questione del Protocollo di Kyoto?

La questione poi è un mezzo mistero e non si capiscono le risposte criptiche.

Nel DM 23-2-2006 "ASSEGNAZIONE E RILASCIO DELLE QUOTE DI CO2 PER IL PERIODO 2005-2007 AI SENSI DI QUANTO STABILITO DALL’ARTICOLO 11, PARAGRAFO 1 DELLA DIRETTIVA 2003/87/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO" l'Ilva di Taranto non è sottoposta ad alcuna riduzione di emissioni di CO2. Le quote 2005-2006-2007 rimangono invariate.

Per cui l'allarmismo di Riva dovrebbe forse essere spiegato alla luce di altre considerazioni. Magari queste: a Taranto stanno ampliando l'emissione del CO2 perché sta aumentando la produzione con il trasferimento da Genova a Taranto di tutta la produzione a caldo che Genova non vuole più.

Tutte queste cose, che il segretario regionale della UIL Aldo Pugliese andava dicendo da mesi alla Regione, perché non sono mai state discusse?

Ma c'è un retroscena che non va tralasciato.

Non è da escludere che Riva stia mettendo le mani avanti di fronte ad una congiuntura internazionale dell'acciaio che vede un'avanzata impetuosa delle esportazioni cinesi.

Su un sito specializzato (presider.it) in analisi economiche internazionali si legge: "Crescono le esportazioni cinesi di acciaio e si affaccia la minaccia di dazi anti-dumping. Secondo i dati del China Iron and Steel Association, il Paese del Dragone ha esportato nei primi nove mesi dell’anno 28,6 milioni di tonnellate di prodotti in acciaio, 81% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Questo forte incremento – ha dichiarato Luo Bingsheng, vice presidente dell'associazione – è il risultato della grande richiesta globale d'acciaio e di prezzi più elevati sul mercato internazionale rispetto a quello cinese». C’è quindi forte preoccupazione fra i siderurgici stranieri". (31/10/2006)

Al tempo della chiusura delle batterie 3-4-5-6 della cokeria Riva paventò il disastro e il licenziamento in massa. Si scoprì che stava strumentalizzando una questione ambientale. Ma PeaceLink documentò che la crisi dell'Ilva in quel periodo era dovuta alla congiuntura internazionale sfavorevole dovuta al protezionismo del mercato Usa.

Oggi Riva strumentalizza nuovamente la questione ambientale. E tenta di usare come scudo umano i lavoratori. Ma le ragioni di eventuali licenziamenti (nel malaugurato caso) andranno ricercate - più che nel Protocollo di Kyoto - nelle dinamiche della globalizzazione dell'acciaio che rende sempre più Taranto una città precaria se continuerà a basarsi su una produzione fortemente condizionata dalle dinamiche congiunturali del mercato internazionale.

E tuttavia Riva - anche nelle disgrazie - tenta sempre di trarne profitto pur di non ridurre le proprie emissioni sulla città che, come si vede nella scheda qui sotto riportata, sono imponenti.


Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it




SCHEDA - L’inquinamento industriale a Taranto

Emissioni di diossina nell’aria

Europea: 800 grammi l’anno
Italia: 232 grammi l’anno
Taranto: 71 grammi l’anno pari al 8,8% del totale europeo e al 30,6% del totale italiano.

Fonte: EPER (The European Pollutant Emission Register), 2002

Taranto: sostanze immesse ogni anno nell’atmosfera

Ilva
Ossido di carbonio (CO): 405.000 tonnellate
Anidride carbonica (CO2): 8.080.000 tonnellate
Ossido di azoto (NOx): 25.000 tonnellate
Anidride solforosa (SOx): 38.000 tonnellate
Idrocarburi policiclici aromatici (IPA): 25,90 tonnellate
Diossine (PCDDs PCDFs): 0,0714 chilogrammi
Polvere: 2.000 tonnellate (7 chili per ogni tarantino)

Fonte: EPER (The European Pollutant Emission Register), 2002

Cementir
Biossido di zolfo (SO2): 275 tonnellate
Ossido di azoto (NOx): 2.000 tonnellate

Fonte: relazione dei periti del Gip del Tribunale di Taranto sull’area industriale di Taranto, 1999

Agip
Biossido di zolfo (SO2): 9.846 tonnellate
Ossido di azoto (NOx): 1.896 tonnellate

Fonte: relazione dei periti del Gip del Tribunale di Taranto sull’area industriale di Taranto, 1999