Non possiamo tacere



Ad alcuni mezzi d'informazione

Gentili signore e signori,

sperando di non essere importuni, vi inviamo come anticipazione l'editoriale
del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" di
domani.

Cordiali saluti,

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail: nbawac at tin.it

Viterbo, 25 agosto 2006

* * *

EDITORIALE. PEPPE SINI: NON POSSIAMO TACERE

Siamo arrivati a questo assurdo: che si convoca una manifestazione che si
pretende pacifista a sostegno di un intervento militare, armato, di guerra.
Siamo arrivati a questo scandalo: che la principale rete pacifista italiana
chiama ad esprimere sostegno a una politica internazionale fondata sulle
armi, gli eserciti, le guerre.
Siamo arrivati a questa vergogna: di profanare la citta' del Poverello per
propagandare sotto la definizione di pace la politica, gli strumenti e le
azioni della guerra.
Come e' stato possibile arrivare a tanto?
*
Con l'insediamento del nuovo governo le forze politiche democratiche che nel
quinquennio passato dichiaravano di opporsi alla politica di guerra,
razzista e militarista del governo golpista berlusconiano hanno ora
abbracciato pienamente quella politica.
In questa scelta folle e criminale hanno trascinato anche in primo luogo
quei cosiddetti movimenti che vivono di finanziamenti pubblici e di carriere
nepotiste e clientelari, poi anche coloro che si lasciano narcotizzare dalla
propaganda totalitaria dei media.
Ed hanno anche trascinato personalita' che in anni passati erano consapevoli
che la guerra, gli eserciti, le armi, il militarismo sono un male, e che ora
si sono arrese per intima disperazione, per completo smarrimento, per
rassegnazione a un male che non sanno piu' come combattere, a una realta'
alla quale non sanno piu' vedere alternative.
*
Ma le alternative ci sono.
Esse si riassumono sotto una scelta, la scelta della nonviolenza.
Che si articola in un insieme vastissimo di risorse atte a costruire la
pace, la democrazia, la riconciliazione e la convivenza con mezzi di pace,
di verita' e di giustizia.
Che si articola in una diversa - piu' profonda e piu' complessa - idea del
conflitto e nella coscienza della possibilita' di una sua gestione e
risoluzione fondata su quei principi attestati da tutte le grandi tradizioni
giuridiche, politiche, morali: il negoziato, la mediazione, la ricerca
comune della verita' e dell'equilibrio, l'impegno alla civile convivenza
dell'intera umanita' sull'unica terra che abbiamo.
Essa si articola in forme di lotta non meno ma piu' impegnative delle
modalita' militari: la nonviolenza e' la lotta piu' forte.
Ma e' tale la catastrofe politica e morale della sinistra italiana che tutto
cio' sembra essere stato dimenticato, insieme a secoli di lotta per i
diritti umani di tutti gli esseri umani, insieme a due secoli di lotte del
movimento operaio, insieme a due secoli di lotte del movimento delle donne,
insieme alle lotte anticoloniali e di liberazione, politiche e sociali,
economiche ed ecologiche per la difesa delle basi stesse della vita e della
civilta' umana sul pianeta.
*
Davvero e' nel giro di un paio di mesi che si e' verificata una catastrofe
politica, morale e intellettuale senza precedenti nel nostro paese?
Davvero e' bastato che i partiti residuati dal crollo dell'Urss andassero al
governo perche' si convertissero tutti all'imperialismo e alla guerra?
No, e' stato un processo di ben piu' lungo periodo: la distruzione della
cultura democratica in Italia e' stata il frutto del processi sociali e
politici che nel nostro paese hanno dato luogo a quel che semplificando si
suole chiamare "berlusconismo", un progetto eversivo che sta proseguendo
anche senza Berlusconi, fatto proprio nell'ambito della politica
internazionale dalla coalizione che le elezioni di aprile ha vinto proprio
perche' dichiarava di opporsi alla politica berlusconiana, ma che dal
berlusconismo era stata gia' profondamente colonizzata.
La prosecuzione della partecipazione alla guerra afgana era piu' che un
sintomo, era l'ulteriore dispiegarsi di un disegno politico organico e
coerente, lo stesso che nel '91 aveva coinvolto l'Italia nella prima guerra
del Golfo e che nel '99 aveva fatto dell'Italia la base di partenza dei
bombardamenti che recavano strage in Jugoslavia.
Ben prima dell'11 settembre 2001, della guerra afgana e della seconda guerra
del Golfo.
Di questo progetto politico di potenza - e sia pure da imperialismo
straccione - che si avvale dello strumento militare come della sua risorsa
principe, e' pendant la politica razzista e assassina nei confronti dei
migranti: politica che ha avuto il suo punto di precipitazione piu' abissale
nella riapertura dei campi di concentramento in Italia nel 1998, primo
ministro Prodi e firmatari della legge i ministri Turco e Napolitano.
*
Occorre resistere al militarismo e alla militarizzazione della politica e
delle relazioni internazionali.
Occorre resistere alla guerra e alla cultura della guerra.
Occorre resistere al razzismo imperialista e neocoloniale.
Occorre promuovere una politica della nonviolenza.
Con i corpi civili di pace, con la difesa popolare nonviolenta.
Con l'interposizione-mediazione nonviolenta nelle aree di conflitto.
Con la scelta della condivisione e dell'accoglienza.
Con gli aiuti a tutte le vittime, per affermare i diritti umani di tutti gli
esseri umani.
Opponendosi a tutti gli eserciti di ogni dimensione; opponendosi alla
produzione, al commercio e all'uso delle armi; opponendosi ad ogni logica,
struttura e progettualita' militarizzate e militariste.
Facendo della nonviolenza il principio giuriscostituente su cui fondare le
legislazioni nazionali e gli accordi internazionali.
Modificando profondamente l'Onu, in primo luogo facendo cessare l'equivoco
della presunta legittimita' delle missioni militari, e procedendo invece
sollecitamente verso la realizzazione di una polizia internazionale che
difenda la pace e demilitarizzi i conflitti.
*
Non si puo' essere per la pace e sostenere gli eserciti, le armi, la guerra.
La pace si costruisce con la pace. I diritti umani si difendono
riconoscendoli a tutte le persone, e il primo diritto e' non essere uccisi.
Le armi servono a uccidere, gli eserciti servono a uccidere, le guerre
servono a uccidere.
E' l'ora della scelta della nonviolenza.
Il pacifismo generico e' morto. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

* * *

"La nonviolenza e' in cammino"
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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