Regione Puglia favorevole al rigassificatore di Taranto?



All'Assessore all'Ambiente della Regione Puglia Michele Losappio

e per conoscenza

all'Assessore alla Trasparenza della regione Puglia Guglielmo Minervini
al direttore dell'Unità Antonio Padellaro


Gentile Assessore,
apprendiamo con sorpresa e amarezza sull'Unità del 4 giugno 2006 che il suo orientamento è sostanzialmente favorevole al rigassificatore a Taranto.

Leggiamo infatti: "C'è una questione semplicemente di 'metodo democratico' che ci ha portato a favorire il progetto del sito tarantino a quello brindisino". E ciò in quanto il rigassificatore a Taranto - a differenza di quello di Brindisi - è accompagnato da uno studio di impatto ambientale.

Occorre un minimo di chiarezza per evitare di ingannare se stessi e gli altri. Infatti lo studio di impatto ambientale non garantisce di per sé alcun metodo democratico. Infatti è un documento "di parte" commissionato dall'azienta proponente che inevitabilmente dà una valutazione positiva sul progetto e tende ad omettere i dati scomodi. Tale studio non ha pertanto nulla a che vedere con la democrazia. Ciò che "garantisce" da un punto di vista democratico è invece una procedura di dibattito, approfondimento e critica dal basso in cui siano incluse tutte le parti interessate e in particolare il mondo della cultura e i movimenti della società civile. E' questa la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) che offre garanzie democratiche. E proprio per questo ci sentiamo di dire che è la democrazia è la grande assente a Taranto. Neppure la Commissione Ambiente della Provincia di Taranto (che abbiamo incontrato di recente) disponeva del CD-ROM con lo Studio di Impatto Ambientale relativo al rigassificatore! E che democrazia si può creare senza informazione? Siamo stati subito consapevoli di questa anomalia e pertanto abbiamo reclamato l'informazione negata.

Siamo così venuti a sapere dalla Legambiente di Bari che i sette faldoni dello Studio di Impatto Ambientale il suo Assessorato li aveva ricevuti dall'azienda Gas Natural ma non li aveva dissigillati durante i 60 giorni in cui si potevano formulare per legge le osservazioni critiche. Quando la Legambiente ha fatto dissigillare i faldoni non si trovava il CD-ROM. E' vero quanto abbiamo appreso da Bari? E' bene chiarire questi dubbi che sono circolati in rete. Se tutto ciò fosse vero, infatti, ci sorgerebbe il legittimo dubbio: nei 60 giorni di tempo in cui si potevano fare osservazioni alla VIA chi nel suo Assessorato ha letto lo Studio di Impatto Ambientale sul rigassificatore di Taranto se era sigillato?

Il CD-ROM con lo Studio di Impatto Ambientale - dopo averlo cercato per settimane - noi lo abbiamo infine avuto fra le mani il 1° giugno, accompagnato da una lettera del suo Assessorato datata 24 maggio in risposta ad una formale richiesta del Wwf di Taranto.

Ma adesso i termini per proporre osservazioni dalla VIA sono formalmente scaduti (si veda http://italy.peacelink.org/tarantosociale/articles/art_15978.html). Parlare di 'metodo democratico' per il rigassificatore di Taranto ci sembra assolutamente fuori luogo quando i cittadini vengono informati a giochi fatti.

Ciò ci spinge a fare una severa critica: il CD-ROM con lo Studio di Impatto Ambientale poteva e anzi "doveva" essere sul sito della Regione Puglia per consentire di formulare le osservazioni alla VIA in tempo utile. In questi mesi abbiamo passato al setaccio il sito della Regione Puglia senza trovarlo: o siamo stati incapaci noi o non c'era.

Riconosciamo tuttavia che il suo Assessorato ha almeno inviato il CD-ROM: la Provincia di Taranto, che pure ha un ufficio VIA, non ha neppure risposto.

Comunque non ci perdiamo d'animo: il CD-ROM lo abbiamo messo su Internet (su www.tarantosociale.org). Vi costava molto farlo voi? Tra l'altro era un obbligo di legge.

Articolo 7 comma 1 della Convenzione di Aarhus:
"Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le autorità pubbliche strutturino l'informazione ambientale rilevante per le loro funzioni e in loro possesso o detenuta per loro conto ai fini di un'attiva e sistematica diffusione al pubblico, in particolare mediante le tecnologie di telecomunicazione informatica e/o le tecnologie elettroniche, se disponibile".

Tale norma è stata recepita con la legge 108/2001.

Chiediamo a questo punto tre cose:

1) che la Regione Puglia ci faccia conoscere le sue osservazioni sullo Studio di Impatto Ambientale (se le ha fatte); 2) che richieda formalmente al Ministero dell'Ambiente la riapertura dei termini per proporre altre osservazioni nell'ambito della procedura di VIA, in quanto non è stata rispettata la Convenzione di Aarhus e non è stata data ai cittadini la possibilità di informarsi in tempo e di partecipare al processo di Valutazione di Impatto Ambiantale; 3) che la Regione applichi la lettera e lo spirito della Convenzione di Aarhus in merito all'accesso all'informazione ambientale e al coinvolgimento dei cittadini nelle scelte che li riguardano, condividendo con i cittadini sul sito Internet tutte le informazioni ambientali in formato digitale in proprio possesso.

Un'ultima osservazione: neppure il migliore studio di impatto ambientale - per quanto lo si possa definire "democratico" - può modificare il fatto che a Brindisi (dove il rigassificatore è giustamente rifiutato dalla Regione) ci sono sette impianti ad alto rischio sottoposti alla direttiva Seveso e a Taranto nove impianti ad alto rischio (e qui stranamente la Regione si dice più favorevole). Sfidiamo la Regione Puglia a trovare una sola assicurazione disposta a risarcire i danni per un eventuale incidente rilevante al rigassificatore che coinvolgesse la città.

Se non siete in grado di trovarci un'assicurazione, almeno poneteci nella condizione di difenderci da soli restituendoci i diritti di partecipazione alla VIA. Facciamo in modo che la grande speranza della giunta Vendola non si trasformi in una grande delusione.

In attesa di un "operoso ravvedimento", porgiamo distinti saluti.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
www.peacelink.it
www.tarantosociale.org