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INTERCETTAZIONI/ ABRUZZO: "VIA I SEGRETI ISTRUTTORI"
- Subject: INTERCETTAZIONI/ ABRUZZO: "VIA I SEGRETI ISTRUTTORI"
- From: <info at francoabruzzo.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Fri, 06 Jan 2006 09:38:01 +0100
Lancio Ansa delle 20.20
INTERCETTAZIONI/ ABRUZZO:
"VIA I SEGRETI ISTRUTTORI"
Milano, 5 gennaio 2005. "Serve una legge di un solo articolo che abolisca i segreti istruttori in vigore, i quali sono inutili perché vengono sistematicamente violati da una pluralità di soggetti pubblici". E questa la proposta del presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo. "La nuova legge - sostiene Abruzzo - dovrebbe dire che è vietato pubblicare soltanto quegli atti processuali sui quali il giudice abbia deciso di apporre il vincolo temporaneo di segretezza. La nuova legge - secondo il presidente dell'Ordine lombardo - dovrebbe dire anche che i cronisti giudiziari, come mediatori intellettuali fra i fatti e la pubblica opinione, hanno il diritto di estrarre copia degli atti processuali depositati in cancelleria al termine della varie fasi istruttorie". Per Abruzzo, "l'abolizione del segreto istruttorio cancellerebbe le corsie preferenziali alle informazione nella fase delle indagini istruttorie". (ANSA).
Abruzzo intervistato da Alessandra Rissotto (Tg3 Lombardia)
Milano, 5 gennaio 2006. Il lancio dell'Ansa contiene una dichiarazione di Franco Abruzzo rilasciata nel corso dell'intervista condotta questa sera da Alessandra Rissotto per il Tg3 Lombardia. Questi gli altri temi (in questa sede trattati ampiamente) toccati nell'intervista:
E' legittimo pubblicare le intercettazioni?
E' legittimo, in via di principio, pubblicare le intercettazioni che consentono di far luce sui retroscena delle scalate bancarie e societarie, ma va assicurato il diritto preventivo di difesa ai protagonisti delle intercettazioni. Il rispetto del diritto di difesa significa soprattutto rispetto della dignità delle persone, che sono estranee alle inchieste penali, ma anche di chi vi è coinvolto sul presupposto che un'informazione di garanzia non è una condanna e che la presunzione di innocenza è un valore costituzionale.
Dietro le scalate bancarie e societarie si nascondono lotte di potere che possono sconvolgere gli equilibri politici ed economici del Paese. E' giusto che i cittadini sappiano. I giornalisti hanno il dovere e l'obbligo di accertare i fatti e di non pubblicare notizie del diavolo, ma soprattutto di non combattere guerre per conto terzi. I cronisti, comunque, non sono custodi del segreto istruttorio: questo compito spetta ad altri soggetti (pubblici).
I soli ad essere indagati sono alla fine i giornalisti. E' corretto?
No, non è corretto. Diversi magistrati covano una vecchia visione, che non tiene conto soprattutto del dettato costituzionale, che sancisce il diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica, economica e sociale della Nazione. Si partecipa se si è informati. Altrimenti perdura il vizio di trattare i cittadini come sudditi.
Va affermato il principio secondo il quale il giornalista, che riceva una notizia coperta da segreto, può pubblicarla senza incorrere nel reato previsto dall'articolo 326 del Cp. E' palese la differenza con il reato di corruzione, che colpisce sia il corrotto sia il corruttore. L'articolo 326, invece, punisce solo chi (pubblico ufficiale) viola il segreto e non chi (giornalista) riceve l'informazione e la fa circolare. Ferma restando, ad ogni modo, la prerogativa del giornalista di non rivelare l'identità delle proprie fonti. Il giornalista, che svela le sue fonti, rischia il procedimento disciplinare al quale non può, comunque, sfuggire per l'evidente violazione deontologica. Una lettura ragionevole dell'articolo 326 del Cp evita l'incriminazione (assurda) del giornalista per concorso nel reato (con il pubblico ufficiale.....loquace) e le perquisizioni, arma ormai spuntata dopo la sentenza "Roemen" della Corte di Strasburgo.
In Senato è fermo un disegno di legge sulle intercettazioni. Cosa accadrebbe se divenisse legge?
Mi auguro che il Parlamento non riprenda l'esame dei 14 articoli del disegno di legge (varato dal Governo il 9 settembre 2005 ed all'esame del Senato) sulle "Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità negli atti del fascicolo del pubblico ministero e del difensore". Quei 14 articoli, una volta diventati legge, decreterebbero la fine della cronaca giudiziaria. Si tornerebbe alla legislazione del 1930: verrebbe, infatti introdotto il divieto di pubblicazione 'anche parziale o per riassunto o nel contenuto, di atti di indagine preliminare, nonché di quanto acquisito al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare... E' in ogni caso vietata la pubblicazione anche parziale o per riassunto della documentazione, degli atti e dei contenuti relativi a conversazioni o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche di cui sia stata ordinata la distruzione'. Con queste clausole in vigore, i quotidiani non avrebbero potuto pubblicare le conversazioni telefoniche (intercettate dalla polizia giudiziaria) tra il Governatore di Bankitalia Fazio e il banchiere Fiorani".
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