IERI IN VAL DI SUSA, NEL 2001 A NAPOLI E A GENOVA



IERI IN VAL DI SUSA, NEL 2001 A NAPOLI E A GENOVA

Purtroppo tutte le previsioni da noi ripetutamente fatte, a partire dal
luglio del 2001, si stanno puntualmente avverando: la repressione violenta
di ogni manifestazione, presidio, sciopero, non graditi.

Lo avevamo visto a Napoli e a Genova nel 2001, poi a Torino alla
manifestazione dei migranti, poi a Milano dopo l'uccisione di Davide "Dax",
poi a Melfi, a Roma, in numerose altre località ed occasioni. Ieri in Val
di Susa. Le forze di polizia sono autorizzate, incitate, ad utilizzare come
strumenti, le armi, i manganelli e non quelli del dialogo e della
mediazione, anche di fronte a cittadini pacifici, siano essi uomini, donne,
vecchi, bambini, cittadini italiani o stranieri, sindaci o parlamentari,
operai, no-global, anti-TAV, migranti, chiunque esprima dissenso.

In Italia non è più permesso manifestare per le proprie idee, per la difesa
dei diritti, quali essi siano, senza correre il grave rischio di venir
manganellati dalle polizie, quando va bene. In ogni occasione, da parte del
ministro degli interni, del capo della polizia, vengono subito individuati
elementi, anarchici, anarco-insurrezionalisti, black-bloc, per poter
giustificare quella che in parole povere, ma facilmente comprensibili da
tutti, si chiama REPRESSIONE, si chiama VIOLENZA indiscriminata ed
ingiustificata ai danni di cittadini inermi ed inoffensivi, si chiama
attacco alla libertà di espressione e di manifestazione del dissenso, alla
libertà di sciopero.

Non c'erano presunti o veri terroristi in Val di Susa, non c'erano neppure
a Napoli o a Genova. Ma il silenzio dei media, della maggior parte dei
partiti, delle associazioni, dei sindacati, dei movimenti, ha permesso le
violenze delle polizie ieri e le permette, le giustifica oggi.

Noi abbiamo ripetutamente ricordato che l'impunità, il silenzio, la
promozione di alcuni dei responsabili delle mattanze della Scuola Diaz,
delle piazze e strade di Genova, le torture alla Caserma Raniero di Napoli,
a Bolzaneto a Genova, avrebbero autorizzato, consentito ulteriori
repressioni. Il silenzio grave sui fatti e sui processi in corso a Genova e
a Napoli, consente la continuazione e la moltiplicazione di una strategia
chiara ed esplicita per chi la vuole leggere, quella di non permettere che
nessuno interferisca col conducente, che sia il G8, il governo, le grandi
opere, od altri.


Enrica Bartesaghi
Comitato verità e giustizia per Genova