don Luigi Ciotti: si' al referendum brasiliano per il disarmo



DON LUIGI CIOTTI: SI' AL REFERENDUM BRASILIANO PER IL DISARMO

Ad alcuni mezzi d'informazione
ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani

Gentili signore e signori,
sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione
l'editoriale di don Luigi Ciotti che aprira' il fascicolo di domani del
notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 21 ottobre 2005

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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LUIGI CIOTTI: SI' AL REFERENDUM BRASILIANO PER IL DISARMO

[Ringraziamo don Luigi Ciotti per questo intervento (che riceviamo
attraverso Gino Barsella - per contatti: gino.barsella at narcomafie.it - che
pure ringraziamo di cuore). Luigi Ciotti e' nato a Pieve di Cadore nel 1945,
sacerdote, animatore a Torino del Gruppo Abele; impegnato contro
l'emarginazione, per la pace, contro i poteri criminali; ha promosso
numerosissime iniziative. Riportiamo la seguente piu' ampia scheda
biografica dalla Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Luigi
Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve di Cadore (Bl), emigra con la
famiglia a Torino nel 1950. Nel 1966 promuove un gruppo di impegno
giovanile, che prendera' in seguito il nome di Gruppo Abele, costituendosi
in associazione di volontariato e intervenendo su numerose realta' segnate
dall'emarginazione. Fin dall'inizio, caratteristica peculiare del gruppo e'
l'intreccio dell'impegno nell'accompagnare e accogliere le persone in
difficolta' con l'azione educativa, la dimensione sociale e politica, la
proposta culturale. Nel 1968 comincia un intervento all'interno degli
istituti di pena minorili: l'esperienza si articola in seguito all'esterno,
sul territorio, attraverso la costituzione delle prime comunita' per
adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario
di Rivoli (To), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale
Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata "la strada". Sulla
quale, in quegli anni, affronta l'irruzione improvvisa e diffusa della
droga: apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la prima
comunita'. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano
all'entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze.
Da allora, la sua opera sul terreno della prevenzione e del recupero
rispetto alle tossicodipendenze e all'alcolismo non si e' mai interrotta. E'
invitato in vari Paesi (Gran Bretagna, Usa, Giappone, Svizzera, Spagna,
Grecia, ex Jugoslavia) per tenere relazioni e condurre seminari sul tema ed
e' chiamato per audizioni presso il Parlamento europeo. Nei primi anni
Ottanta segue un progetto promosso dall'Unione internazionale per l'infanzia
in Vietnam. Sempre sul piano internazionale, promuove programmi di
cooperazione sul disagio giovanile e per gli ex detenuti in alcuni Paesi in
via di sviluppo. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento
nazionale delle comunita' di accoglienza (Cnca), presiedendolo per dieci
anni: al coordinamento, oggi, aderiscono oltre 200 gruppi, comunita' e
associazioni. Nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la
lotta all'aids (Lila), nata per difendere i diritti delle persone
sieropositive, di cui e' il primo presidente. Nel marzo 1991 e' nominato
Garante alla Conferenza mondiale sull'aids di Firenze, alla quale per la
prima volta riescono a partecipare le associazioni e le organizzazioni non
governative impegnate nell'aiuto e nel sostegno ai malati. Nel marzo 1995
presiede a Firenze la IV Conferenza mondiale sulle politiche di riduzione
del danno in materia di droghe, tra i cui promotori vi e' il Gruppo Abele.
Nel corso degli anni Novanta intensifica l'opera di denuncia e di contrasto
al potere mafioso dando vita al periodico mensile "Narcomafie", di cui e'
direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, dalle sinergie tra
diverse realta' di volontariato e di un costante lavoro di rete, nasce nel
1995 "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", un network che
coordina oggi nell'impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia
locali che nazionali. Sin dalla fondazione, "Libera" e' presieduta da Luigi
Ciotti. Il primo luglio 1998 riceve all'Universita' di Bologna la laurea
honoris causa in Scienze dell'educazione; Ciotti accoglie il conferimento
del titolo accademico come un riconoscimento significativo dell'opera di
tutto il Gruppo Abele. Alle attivita' del Gruppo Abele, di cui Ciotti e'
tuttora presidente, attendono oltre trecentocinquanta persone che si
occupano di: accoglienza, articolata in due servizi di pronto intervento a
Torino; in otto comunita' che ospitano persone con problemi di
tossicodipendenza, di alcolismo o malate di aids; in un servizio di
accoglienza notturno per persone senza fissa dimora. Il gruppo Abele ha
anche promosso e gestito l'esperienza di una "Unita' di strada" a Torino, la
seconda attivata in Italia; lavori di tipo artigianale, informatico,
agricolo, condotti attraverso la costituzione di cooperative sociali e di
uno specifico progetto Carcere e lavoro; interventi di cooperazione
internazionale in Costa d'Avorio, Guatemala, Messico; iniziative culturali,
informative, educative, di prevenzione e formazione, che si svolgono
attraverso l'Universita' della Strada, l'Universita' Internazionale della
Strada, il Centro Studi, documentazione e ricerche, l'Ufficio Stampa e
comunicazione, la casa editrice Edizioni Gruppo Abele, la libreria Torre di
Abele, le riviste "Animazione sociale" e "Narcomafie", l'Ufficio scuola.
Luigi Ciotti e' stato piu' volte membro del Consiglio Presbiteriale ed e'
attualmente membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Torino. Da
alcuni anni tiene corsi di formazione presso la Scuola per vigili urbani di
Torino e provincia. Nei primi anni Ottanta e' stato docente presso la Scuola
superiore di polizia del ministero dell'Interno. Giornalista pubblicista dal
1988, Ciotti e' editorialista e collabora con vari quotidiani e periodici
(tra cui: La Stampa, L'Avvenire, L'Unita', Il Manifesto, Il Sole-24 Ore, il
Mattino, Famiglia Cristiana, Messaggero di Sant'Antonio, Nuovo Consumo),
scrive su riviste specializzate per operatori sociali e insegnanti,
interviene su testate locali". Opere di Luigi Ciotti: e' autore di vari
libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale;
tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Genitori, figli e droga, Edizioni
gruppo Abele, Torino 1993; Chi ha paura delle mele marce?, Edizioni gruppo
Abele - Sei, Torino 1992; Persone, non problemi, Edizioni gruppo Abele,
Torino 1994; Terra e cielo, Mondadori, Milano 1998; naturalmente ha anche
contribuito con propri interventi a numerosi testi collettanei]

Tom Benetollo - il compianto presidente dell'Arci che ci ha lasciato l'anno
scorso - ci stimolava per anni a "reagire, con la forza della cittadinanza
attiva... perche' la legalita' ha subito dei colpi pesanti". Cosi'
continuiamo a lottare sempre per la legalita' democratica e la giustizia
sociale, tema che interroga non solo il nostro Paese, ma oltre - dato che si
tratta di una questione nodale per il sistema globale - e pone interrogativi
a tutto il pianeta. "Vogliamo parlare dei cosiddetti paradisi fiscali,
produttori di inferni? - le domande di Tom ci urlano dentro - O della
corruzione politica? O dei commerci infami, siano di esseri umani, siano di
materiali di distruzione di massa? O delle infinite illegalita' che
producono oppressioni, discriminazioni, quando non peggio?".
Per questo oggi vogliano dichiarare la nostra solidarieta' e sostegno al
popolo brasiliano che, il 23 ottobre, sara' chiamato a decidere, tramite
referendum, se vuole proibire il commercio delle armi nel paese.
Un'opportunita' unica, per la gente, di dire in che tipo di societa' voglia
vivere, un'opportunita' unica per appoggiare e valorizzare il referendum
come strumento di partecipazione e decisione popolare.
*
In Brasile le armi da fuoco uccidono piu' che gli incidenti stradali, l'aids
o qualsiasi altra malattia o causa esterna: muoiono quasi 40.000 persone
l'anno, una vera guerra civile.
Nel paese esistono 18 milioni di armi da fuoco, di cui oltre 9 milioni non
sono registrate, e sono la prima causa di morte dei giovani.
Anche questo e' un cammino che possiamo solo fare insieme, per proteggerci
l'un l'altro e combattere questi "briganti" - le mafie, i poteri forti e
criminali, i mercanti senza scrupoli, i "furbi", i corrotti e gli
affaristi... - che rendono impervio il nostro sentiero, sulle strade del
mondo e della vita. Per proteggerci dalle politiche che, invece di stare
dalla parte di chi soffre, si dimostrano con le loro leggi "forti con i
deboli e deboli con i forti". La priorita' del profitto rispetto alla
persona umana - ancor piu' se eretto a sistema globale - mina la giustizia
sociale. Il commercio delle armi, come l'incertezza per il lavoro che
minaccia il futuro dei nostri giovani o le guerre per le risorse e il
"terrorismo" con il loro corollario di violenze e vendette, oppure la
tragedia inarrestabile di tante carrette del mare col loro carico di
disperazione e speranza che noi ci ostiniamo a chiamare "criminale"; tutte
queste sono facce diverse di una stessa medaglia, conseguenza di una
politica interessata solo a mantenere privilegi e costruire muri, ultimo
baluardo di un gigante possente e ingordo ma i cui piedi e stinchi d'argilla
sono ormai crepati.
Lo grido' anche Tonino Caponnetto, compianto giudice antimafia, alla sua
maniera, poche parole, scarne, ma un pugno nello stomaco: "E' arrivato il
momento di dire a voce alta basta a chiunque opprime l'uomo ed ogni altro
essere del creatore. Basta che la parte ricca del mondo per mangiare affami
la povera. Basta con le multinazionali che violano le piu' elementari regole
del diritto. Basta con una guerra all'anno. Basta con i campi di
concentramento. Basta con le bidonville. Basta con le dittature. Basta con
la mafia. Riscopriamo i valori fondanti dell'uomo".
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Nel referendum brasiliano si confrontano due schieramenti. Il "Fronte per un
Brasile senza armi" guidato dal Pt, il partito al governo, con i movimenti
di base, le ong, le associazioni per la pace e i diritti dell'uomo.
Difendono l'immediato disarmo e la fine della vendita di armi e munizioni,
perche' credono che non siano queste a garantire e creare giustizia,
sicurezza e prosperita' nel paese. Il secondo schieramento e' il "Fronte
parlamentare per il diritto alla legittima difesa", che raccoglie i consensi
della destra e dei potentati economici delle armi, dei proprietari terrieri
e dell'oligarchia politica che si oppone al presidente Lula.
Noi ci schieriamo apertamente a appoggiamo con tutto noi stessi il fronte
del "si'"; e siamo convinti che se questo vincera', ci saranno ripercussioni
profondissime anche nel resto del mondo.
L'alternativa possiamo costruirla solo camminando insieme contro la
criminalita' eretta a sistema; e l'alternativa e' giustizia e lavoro per
tutti, citta' sicure perche' aperte e vivibili, scelte di nonviolenza e
percorsi di accoglienza coerenti con la legalita' ma in grado di esprimere
il pieno rispetto dei diritti, della speranza e del futuro di tutti.
Inseguendo lavoro e giustizia, pace e legalita' per noi e per tutta
l'umanita' ormai strettamente interconnessa in un mondo sempre piu' piccolo.
Un mondo di pace e giustizia, senza privilegi ne' servilismi... dove -
spinti dall'anelito per la verita' della nonviolenza e dell'uguaglianza, e
portando sulle nostre spalle i colori dell'arcobaleno - possiamo tutti
camminare verso un destino comune, in dignita' e nella gioia dello stare
insieme.

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