[tradenews] Tradenews: Negoziato permanente



Negoziato permanente

Con questa espressione - negoziato permanente - il neo direttore del WTO,
Pascal Lamy il 15 settembre scorso, ha chiarito che da qui sino ad Hong Kong
non esiste più un calendario di incontri. Per tentare di evitare il
fallimento della prossima conferenza ministeriale, e con essa dell'intero
Doha Round, le trattative sono da considerarsi senza soluzione di continuità
ed in qualsiasi momento E' possibile che ambasciatori e funzionari siano
convocati per incontri plenari o attorno a tavoli ristretti su temi
specifici.
Dunque trattative non-stop per tentare di risolvere le questioni aperte, a
partire, ovviamente, dall'agricoltura.

Agricoltura
Il nuovo presidente del Comitato agricolo, il neozelandese Crawford
Falconer, al riavvio dei negoziati, sempre il 15 settembre, ha invitato i
paesi membri a lasciar da parte le dichiarazioni e gli scontri invitandoli
ad un approccio pragmatico, annunciando che occorre fare di necessità virtù
e quindi, fallito l'obiettivo della "prima approssimazione", ora si punta
direttamente alle modalità. Detto in altre parole significa che non si
lavora a una struttura di base ma che ormai si devono concordare i numeri.
I negoziati ginevrini sono stati preceduti da un faccia a faccia Usa - Ue ad
Washington (13-14 settembre). Mandelson e la sua controparte americana, Bob
Portman, hanno discusso di agricoltura insieme ai colleghi "agricoli",
Mariann Fischer Boel e Mike Johanns. I quattro si sono incontrati nuovamente
a Parigi la settimana successiva (22-23 settembre), coinvolgendo anche
India, Brasile nel nuovo Quad, versione aggiornata del consiglio di
amministrazione del WTO.
Usa ed Ue hanno assoluta necessità di trovare un accordo poiché sul fronte
agricolo hanno posizioni differenti. Mentre gli USA sono aggressivi sul
fronte della riduzione dei dazi, l'Ue ha posizioni difensive, ma sul fronte
dei sussidi domestici le posizioni appaiono ribaltate, specie sulla scatola
blu che gli americani dopo l'accordo del luglio 2004 difendono strenuamente
essendo la loro risorsa strategica per riparare i pagamenti anticiclici da
impegni di riduzione; l'Ue E' invece disponibile a una sua cura dimagrante
poiché dopo l'ultima riforma della Pac non ne ha più una impellente
necessità. E' però estremamente sensibile a ritocchi di quella verde, punto
su cui invece gli Usa sono più possibilisti.
Inoltre l'Ue, essendo convinta di aver finora offerto molto di più della
controparte americana in tema di sostegno all'esportazione, esige passi
concreti sui crediti e sugli aiuti alimentari. Questa posizione della
commissione E' sostenuta dai 25 ministri europei dell'agricoltura che il 19
settembre hanno riaffermato che la commissione deve essere prudente se non
ottiene risultati dalla controparte americana.
I due giganti del commercio mondiale sono però consapevoli di non poter più
fare il bello e cattivo tempo e pertanto hanno invitato anche India e
Brasile.
Da Parigi non sono uscite soluzioni magiche, anche se tutti hanno
manifestato cauta soddisfazione, per tutti Kamal Nath (ministro del
commercio indiano), ha dichiarato alla stampa che le posizioni rimangono
distanti ma che E' aumentata la comprensione delle reciproche differenze.
Tutti e quattro hanno concordato sulla struttura generale della formula di
riduzione dei dazi: una griglia di differenti percentuali da applicare a
differenti bande di tariffe, come suggerito tempo fa dal G20. Il problema E'
definire le bande e le formule di riduzione.
L'Ue ha suggerito 4 bande, la prima per le tariffe da zero al 33%, la
seconda dal 33% al 66%, la terza dal 66% al 99% e la quarta per tutte quelle
superiori. Come percentuali di taglio ha proposto rispettivamente il 30, 40,
50, 60%.
Gli USA invece sono più ambiziosi e propongono tagli maggiori, minimo del
55/60% e suddividono le bande partendo da 0 a 20%, da 20 a 40, da 40 a 60 e
oltre il 60%.
Questa proposta però non ha trovato alleati e nell'incontro allargato ad
Argentina, Cina, Canada, Malesia e Svizzera non ha raccolto consensi. E'
rilevante il senso di isolamento che gli stati Uniti hanno patito anche sul
tema della scatola blu. L'Europa in passato era sempre stata
accondiscendente sul tema, ma a Parigi la commissaria all'agricoltura, ha
dichiarato il suo sostegno al lavoro del G20, in tutti gli aspetti relativi
ai sussidi distorsivi domestici, compresa la scatola blu.

Servizi
In tema di servizi le discordanze scompaiono, non solo fra Usa ed Ue, ma
persino fra i due capofila del G20.
L'India E' molto coinvolta nel negoziato GATS, in particolare punta alla
libera circolazione della categoria dei professionisti dell'Information
tecnology (IT), ma la novità di Parigi E' che, per la prima volta, il Brasile
non si E' tirato indietro e Celso Amorim, ministro degli esteri, ha detto sì
alla proposta di considerare nuovi approcci negoziali, complementari a
quello sinora utilizzato delle richieste/offerte.
Il GATS E' in effetti il tema in cui, dopo la pausa estiva, si sono
concentrati i maggiori sforzi occidentali, del resto l'Ue E' sempre stata
esplicita nel dichiarare che non si sarà alcun accordo in agricoltura senza
un soddisfacente risultato nei servizi. La sensazione E' che l'Ue sia pronta
ad annunciare la data di cancellazione sei sussidi all'esportazione ma non
voglia farlo prima di aver visto buoni risultati sul tavolo dei negoziati
GATS.
E siccome il metodo richieste/offerte non ha funzionato bene perché i paesi
non hanno offerto quello che era stato loro richiesto, l'Ue nei mesi scorsi
ha pensato di inventare una strategia alternativa, una specie di "formula"
in grado di misurare la bontà e la qualità degli impegni di
liberalizzazione.
Dalle parole, la Commissione E' passata rapidamente ai fatti elaborando un
testo non ufficiale all'inizio dell'estate. La proposta era stata subito
stoppata dal Brasile ma al riavvio dei negoziati, il 14 settembre, a
sorpresa, Australia, Giappone, Corea, Taiwan si sono unite all'Europa
proponendo diverse versioni di quello che nel frattempo E' divenuto nel gergo
dei negoziati il "benchmark" dei servizi.
La "formula" europea consiste in un numero minimo "X" di sottosettori da
liberalizzare e in percentuali minime di impegni per ciascuna delle quattro
tipologie di erogazione della fornitura considerate dal GATS. In particolare
l'Ue punta a favorire gli investimenti diretti esteri, ovvero l'espansione
delle proprie imprese all'estero poiché punta soprattutto sull'aumento degli
impegni nella cosiddetta "modalità 3", la presenza commerciale che si
traduce nella facilitazione dello stabilimento di imprese all'estero.
La perversione della proposta sta nel fatto che sinora, almeno
ufficialmente, il GATS non conteneva obblighi precisi e ciascun paese poteva
decidere quali settori vincolare all'accordo e con quali eccezioni.
Accettare il benchmark significa obbligare tutti i paesi a liberalizzare un
numero minimo di categorie di servizi. Oltretutto la proposta europea
prevede di poter ricevere degli "sconti" considerando gli impegni già
acquisiti il che significherebbe che i paesi occidentali avrebbero la
necessità di assumere minori impegni perché nel '95 furono più generosi dei
Pvs. Dunque il meccanismo pare congeniato per far fare un passo più lungo
proprio a questi ultimi.
Le proposte presentate dagli altri paesi non sono da meno; la Corea
specifica che la formula servirà a definire il numero di categorie, mentre
la loro scelta concreta avverrà col metodo richiesta/offerta. La Nuova
Zelanda E' particolarmente creativa e propone un punteggio per ogni settore e
delle penalità per eventuali limitazioni di apertura del mercato, alla fine
ogni paese otterrebbe un "voto" della propria offerta: se inferiore ad un
minimo concordato, scatterebbe l'obbligo di liberalizzare altri settori.
Proposta analoga E' stata presentata dalla Svizzera, mentre si distingue per
un approccio più orientato ai pvs quella di Taiwan poiché suggerisce di
liberalizzare i settori indicati dall'UNCTAD (soprattutto relativi alle
infrastrutture) e di non vincolare liberalizzazioni nel movimento temporaneo
di lavoratori a quello dell'espansione delle multinazionali (quella Ue
contiene anche questa clausola).
Da Parigi l'idea del benchmark esce dunque rafforzata e Usa, Ue, India e
Brasile hanno deciso di costituire un gruppo con lo scopo di "ridare
energia" ai negoziati.

NAMA
E per finire il NAMA, dove l'oggetto del contendere non E' il tipo di
formula, ormai quella svizzera appare inevitabile, quanto la natura dei
coefficienti della formula e le eccezioni a favore dei Pvs.
Usa ed Ue a Parigi hanno tentato di convincere gli altri paesi della bontà
della loro proposta che prevede un coefficiente valido per i paesi
industrializzati e uno per i Pvs, ma né India né Brasile hanno detto sì.
L'India appare particolarmente convinta della necessità che nel NAMA si
ottenga un risultato fortemente orientato a favore dei paesi non
industrializzati.
Mandelson ha ripetuto la litania europea: "un accordo complessivo,
comprensivo dell'agricoltura, sarà possibile solo quando saranno assicurati
significative aperture di mercato per i prodotti industriali e per i
servizi".

Ministri a Ginevra
Nel frattempo Lamy ha partecipato agli incontri della banca mondiale e del
fondo monetario  a Washington, spiegando alle banche centrali e alle
maggiori banche commerciali la situazione dei negoziati. Lamy ha
sottolineato che molto lavoro E' stato fatto ma che molto E' ancora da fare
per evitare un fallimento a Hong Kong ed ha parlato della necessità di
stabilire una data per la fine dei sussidi all'esportazione e di ottenere un
risultato ambizioso sul fronte dell'accesso al mercato.
Rodrigo de Rato, direttore del fondo monetario, ha "benedetto" le sue
intenzioni, riaffermando per l'ennesima volta che una significativa
liberalizzazione E' necessaria per raggiungere gli obiettivi del millennio e
che un fallimento dell'attuale ciclo di negoziati WTO minerebbe gli impegni
fatti dal G8 di Gleneagles e le promesse del recente vertice ONU.
Rato ha ricordato che "nell'Agenda per lo sviluppo di Doha non ci sono
[paesi] perdenti", riaffermando il classico leit motiv che nel libero
commercio tutti vincono.

Lamy ha comunque chiarito che il tempo E' ormai agli sgoccioli ed ha chiesto
la presenza a Ginevra dei ministri, al prossimo incontro del Trade
Negotiating Committee (in pratica il consiglio generale WTO quando si
riunisce per valutare i progressi del Doha round).
Ormai "non c'E' più spazio per sbagliare", ha ricordato.

Roberto Meregalli
Beati i costruttori di pace - Rete di Lilliput
Tradewatch, Osservatorio italiano sull'economia globale e il commercio
internazionale Promosso da Campagna Riforma Banca Mondiale, Centro
Internazionale Crocevia, Fair, Fondazione Culturale Responsabilità Etica,
Mani Tese, Gruppo d'appoggio italiano al movimento contadino africano, Rete
Lilliput, Roba dell'Altro Mondo.

Segnalazione: ACCESSO AL MERCATO? NO GRAZIE!
Ma davvero la fine dei sussidi e l'apertura dei mercati occidentali E' quello
che serve agli agricoltori di tutto il pianeta per vivere meglio?
Chi e con quale scopo ha scritto l'accordo agricolo attualmente in fase di
rinnovo?
L'accesso la mercato E' la parola magica che salverà i poveri?
Noi normali cittadini possiamo fare qualcosa?
Qualche riflessione su queste domande E' contenuta in una ricerca pubblicata
su http://www.beati.org/wto/Agricoltura/indice.htm