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Una testimonianza per il si' al referendum brasiliano per il disarmo
- Subject: Una testimonianza per il si' al referendum brasiliano per il disarmo
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 18 Sep 2005 02:36:57 +0200
UNA TESTIMONIANZA ENRICA BARTESAGHI: SI' AL REFERENDUM BRASILIANO PER PROIBIRE IL COMMERCIO DELLE ARMI, PER IL DISARMO, CONTRO LA VIOLENZA Ad alcuni mezzi d'informazione ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani Gentili signore e signori, sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione l'editoriale che apre il supplemento odierno, "La domenica della nonviolenza", del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 18 settembre 2005 Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere gratuitamente "La nonviolenza e' in cammino" e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" O ancora, se ne puo' fare richiesta inviando una e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it * * * EDITORIALE. ENRICA BARTESAGHI: SI', PER IL DISARMO, CONTRO LA VIOLENZA [Ringraziamo Enrica Bartesaghi (per contatti: bartesaghie at tele2.it) per questo intervento. Enrica Bartesaghi, nata in provincia di Lecco nel 1954, presidente del comitato "Verita' e giustizia per Genova", e' autrice del libro Genova, il posto sbagliato. La Diaz, Bolzaneto, il carcere: diario di una madre, Nonluoghi libere edizioni, 2004] Fino al 21 luglio del 2001 sono stata una "normale" madre e cittadina italiana. Ho, insieme a mio marito, educato e cresciuto mia figlia Sara con gioia e buon senso: il rispetto di se' e degli altri, tutti gli altri. Sara e' stata alimentata con pane e spirito critico, con la coscienza della legalita' e dell'illegalita', con una particolare attenzione alle ingiustizie dentro e fuori l'Italia, con il racconto delle storie di famiglia, delle favole raccolte da Italo Calvino e dei fumetti di Mafalda, della storia recente d'Italia, quella che io avevo visto o vissuto: il boom economico, le stragi, la mafia, le lotte operaie, il sindacato, il femminismo, le Br, la Milano da bere... Per questo a luglio del 2001, quando Sara a 21 anni e' partita per Genova l'ho salutata con un po' di apprensione ma con grande fiducia in lei e nelle sue capacita' di cavarsela, con rispetto e condivisione per gli ideali e le speranze che avrebbero portato, insieme a lei, decine di migliaia di persone a Genova. Per i diritti umani, per una distribuzione piu' equa di ricchezze e poverta', per un mondo ed una vita migliore. Io sono rimasta a casa, un po' per pigrizia e stanchezza, un po' per lasciar posto a lei. Era la sua prima, grande manifestazione. Quando l'ho ritrovata, nel carcere di Vercelli il 23 luglio del 2001, dopo averla persa per due giorni e due notti, ho letto nei suoi occhi, ed ho visto sulla sua pelle, la parola violenza. Quella cieca e gratuita del massacro alla scuola Diaz, quella piu' sottile e continuata, e per questo ancor piu' profonda ed inguaribile, della caserma di Bolzaneto. E, di colpo, io non sono stata piu' una "normale" madre e cittadina italiana, seppur attenta a quello che succede nel nostro paese e nel mondo. Per poche ore, ma sono ore che cambiano la vita, io mi sono sentita una madre e cittadina argentina alla quale scompare all'improvviso un figlio, una madre cilena o bosniaca che lo ritrova ferito e torturato, una cittadina inerme di fronte alla violenza peggiore: quella dello Stato. * Per tutto questo, e non solo, io sostengo il si' al referendum del 23 ottobre in Brasile sull'abolizione del commercio delle armi, per il disarmo, per la lotta contro le armi e la violenza. * E poiche' penso che per aiutare il Brasile ed il resto del mondo a stare meglio si debba partire dal paese dove viviamo, dall'Italia, ricordo che nel nostro civilissimo e democratico paese, occidentale e del primo mondo, ancora non abbiamo una legge per il reato di tortura; che non e' ancora stata costituita una commissione d'inchiesta parlamentare per i fatti di Genova e Napoli del 2001; che, nel frattempo, con i processi in corso (Diaz) o ancora da iniziare (Bolzaneto), i maggiori responsabili delle violenze e torture inflitte ai manifestanti a Genova alla scuola Diaz ed a Bolzaneto sono stati tutti promossi, a garanzia dell'impunita' che copre i potenti. E questo non aiuta certo la legalita' gia' ai minimi storici nel nostro paese. Ricordo che anche a Genova le armi hanno sparato ed hanno ucciso un ragazzo di nome Carlo, di 23 anni. Non ci sara' nessun processo, la pratica e' stata archiviata. * * *
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