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Le Regioni e i campi di concentramento
- Subject: Le Regioni e i campi di concentramento
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 17 Aug 2005 08:02:57 +0200
LE REGIONI E I CAMPI DI CONCENTRAMENTO: DOPO LE BUONE PAROLE Ad alcuni mezzi d'informazione ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani Gentili signore e signori, sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione l'editoriale che aprira' il fascicolo di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 17 agosto 2005 Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it * * * EDITORIALE. E ALLORA? Forse non avevamo capito bene, stavamo scherzando? Quando i presidenti di alcune Regioni si sono riuniti - alcune settmane fa - per esprimere esplicitamente la loro opposizione all'esistenza di luoghi di prigionia e di sevizie come i campi di concentramento istituiti dalla legge cosiddetta Turco-Napolitano e confermati dalla legge cosiddetta Bossi-Fini, istituzioni totali flagrantemente violatrici di fondamentali diritti umani, del dettato costituzionale, della dichiarazione universale dei diritti umani, delle basi stesse delle stato di diritto oltre che del comune sentimento di umanita', ebbene, credevamo che quell'iniziativa non fosse solo spettacolo, che si stesse parlando sul serio ed alle buone parole sarebbero seguite azioni buone, coerenti, doverose. Non che fosse una comparsata e poi tutti in vacanza. E quindi vogliamo chiederlo qui in modo piano ed esplicito: cosa stanno facendo di pratico, di istituzionale, di giuridisdizionalmente cogente e di operativamente effettuale quei presidenti di quelle Regioni che finalmente si sono accorti dello scandalo dei campi di concentramento nel nostro paese, in cui vengono private di liberta' e di diritti persone che non hanno commesso reati e che avrebbero invece pieno diritto a solidarieta' e assistenza, oltre a quel riconoscimento di umanita' che a tutte e tutti e' sempre dovuto? Poiche' nel rispetto delle funzioni istituzionali di ciascuna articolazione dello stato quei campi di concentramenti il Parlamento non poteva deliberarli, il presidente della Repubblica non doveva sottoscriverli, la magistratura costituzionale doveva abolirli, i sindaci dei Comuni nel cui territorio hanno sede dovevano proibirli, e nell'ambito delle attribuzioni loro delegate e proprie le Regioni e chi ne detiene la rappresentanza dovevano riconoscerli fuorilegge e non autorizzarne l'esistenza in riferimento alle competenze loro proprie se non altro - ad esempio - in materia di sanita' (ovvero di diritto alla salute, e quindi alla vita e alla dignita'). Invece i campi di concentramento sono ancora li'. Con la complicita' di tanti pubblici ufficiali immemori del loro dovere di fedelta' a quanto recita la Costituzione della Repubblica Italiana (per non dir delle leggi non scritte ma incise nella coscienza di ogni essere umano). Dallo scorso decennio, quattro governi fa (Prodi, D'Alema, Amato, Berlusconi). Era parso anche a noi che - meglio tardi che mai - qualche settimana fa i presidenti di alcune Regioni (tra cui non manca chi sedeva in Parlamento quando le norme che hanno fatto rinascere in Italia queste strutture di hitleriana e staliniana memoria venivano legiferate) avessero preso coscienza di uno scandalo orrendo, e avessero intenzione di adoperarsi per mettervi fine. Era cosi'? Piacerebbe saperlo. O forse non avevamo capito bene, e si stava solo scherzando? Macabro scherzo, invero, e strana pieta'. Peppe Sini * * * Notizia sull'autore Peppe Sini, per molti anni pubblico amministratore particolarmente impegnato contro i poteri criminali, e' il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo dalla sua fondazione negli anni '70. All'indomani della legge Turco-Napolitano fu tra i promotori della "campagna contro la schiavitu'" che si opponeva tra l'altro alla realizzazione dei "centri di permanenza temporanea", che a chiunque non fosse ottenebrato dall'ideologia totalitaria e dalla propaganda razzista apparvero subito essere campi di concentramento incompatibili con uno stato di diritto, disumane concrezioni di violenza immorale e criminale. * * *
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